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"Doctor Sleep", perché Stephen King al cinema funziona (quasi) sempre

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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DOCTOR SLEEP
Premium cinema ore 21.15. Con Ewan Mc Gregor, Rebecca Ferguson e Carl Lumbly. Regia di Mike Flanagan. produzione  USA 2019. Durata: 2 ore e 30 minuti

LA TRAMA
Ricordate "Shining" uno dei consueti capolavori  di Stanley Kubrick?  L'eroe del film era Danny  il bambino colla "luccicanza" (leggi poteri ESP) che appunto coi poteri riusciva a salvarsi dal babbo assassino (Jack Nicholson). Danny  ora (è sempre Stephen King a raccontarlo) è un adulto alcolizzato e infelice  (i poteri sono stati causa di  implacabili tormenti). Ma un giorno decide di darsi una mossa. Dice addio alla bottiglia e alla città che lo ha visto bambino, adolescente e adulto con turbe.  Ma anche nella nuova residenza trova problemi. Nella fattispecie  una banda di feroci assassini che ha deciso di sopprimere tutti i fanciulli con poteri Esp. Danny , noto ora come doctor Sleep (una sorta di psichiatra che addormenta i pazienti)  sarà costretto a fare uno strenuo uso della luccicanza.

PERCHÈ VEDERLO
Perché uno Stephen King al cinema funziona quasi sempre e nel caso specifico ha trovato nel regista Flanagan  ("Somnia") un valido manipolatore di trame horror. E  se Ewan Mc Gregor come Sleep è appena sopra la sufficienza , Rebecca Ferguson la capobanda assassina è una "cattiva" da manuale.

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