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Se Elly scende in piazza contro "Tele Schlein"

Il Pd accusa il Tg1 con i dati dell'Osservatorio di Pavia: «Il notiziario della rete ammiraglia Rai esclude la nostra segretaria». Ma è soltanto un errore di calcolo: infatti è lei la più presente

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Elly Schlein sotto la Rai Foto:  Elly Schlein sotto la Rai
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Contrordine, compagni. Già ce l’immaginiamo la scena, nella sua cornice dadaista. C’è Elly Schlein, immersa in quel suo girotondo alla Nanni Moretti, il 7 febbraio prossimo, dentro la sua furiosa manifestazione di popolo (però a Rai deserta, perché sono tutti inviati a Sanremo...) contro la dittatura di “TeleMeloni”.
Eccola, Elly, che invita tutti i suoi a cantare We Shall Overcome, come Joan Baez in Vietnam,  in difesa delle libertà di stampa violata. Eccola che gira, gira, gira, mano nella mano con i maggiorenti del Pd: la Braga, il candido Furfaro, il cavilloso Provenzano, lo stizzoso Franceschini, e tutti gli altri svogliati pasdaran. Sono tutti qui, in un tripudio di legalità, a manifestare contro l’occupazione fascistoide della Rai, come attesta la dettagliata inchiesta di Repubblica, il quotidiano che tra i militanti insindacabilmente afferma come «a dicembre Schlein sia stata oscurata dal Tg1 e siano stati destinati solo 30 secondi al Pd». La protesta del Pd tambureggia, «libertè, egalitè, fraternitè!», «una mattina mi son svegliato ed ho trovato l’invasor». Qualcuno continua la lettura del quotidiano di Molinari, che spiega come, per l’opposizione, parli soltanto Conte «ritenuto più congeniale alla narrazione sovranista». Conte il congeniale, l’alleato di cui diffidare.
Sempre Repubblica scrive che «la strategia dei tg pubblici, in particolare del Tg1, è esaltare il leader della maggioranza e soprattutto la premier Meloni e oscurare la sua principale oppositrice Schlein, premiando invece l’altro, ovvero Giuseppe Conte». Urla di indignazione, perfino Franceschini fa casino: «Fuori i partiti dalla Rai!». Ecco, questo c’immaginiamo, anche se gli articoli di Repubblica sono stati pubblicati davvero. Poi, però, c’immaginiamo anche un militante Pd che s’avvicina imbarazzato alla segretaria: «Emh... Elly, ci siamo sbagliati la leader più esposta in Rai non è la Meloni». Ellly si placa: «Ah no? E chi è?». «Sei tu, addirittura più di Mattarella». Elly si blocca: «Come io?». E il militante sussurra: “Sì, Elly,tu. All’Osservatorio di Pavia si sono sbagliati: nel calcolo dei dati sulle presenze nel Tg1, ti hanno esclusa per errore. In realtà, come segretaria Pd, tu ha cumulato un “tempo presenza”, ovvero minutaggio che contiene interviste o interventi diretti, di 10 minuti, contro i soli 8 degli altri soggetti più rappresentati, ovvero la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella».
Ecco.
A differenza della prima parte di questo racconto (temo che, da oggi, una manifestazione contro la Rai lottizzata da centrodestra, slitterà a  data da destinarsi), è verissima questa seconda parte dei veri dati di presenza del Pd e di Elly luccicante alla tv di Stato. «Schlein scala in terza posizione, dopo la premier e il presidente della Repubblica, ma comunque davanti a tutti gli altri leader di partito, sia di maggioranza, sia di opposizione» scrive infatti l’Osservatorio delle presenze televisive di Pavia, che si scusa dell’errore marchiano a scatenare l’ira dem. Sicché, anche guardando i dati relativi ai partiti a dicembre, a differenza di quanto scrive Repubblica, il Pd è stato molto presente, secondo solo a FdI, che è il partito di maggioranza.
 Nel dettaglio, i dem hanno avuto copertura di 10 minuti di tempo totale (ovvero di attenzione complessiva al partito anche citato indirettamente) e di 12,7 minuti di «tempo direttamente gestito», e dunque di interviste o interventi. «Nello stesso periodo FdI ha avuto meno tempo totale (7,9 minuti) e poco più tempo direttamente gestito (13,9 minuti). Il M5S (e tutti gli altri partiti) è indietro: 7,7 minuti di tempo totale e 11,1 di tempo direttamente gestito», attesta sempre l’Osservatorio. La cui analisi trova conferma anche nei dati del report mensile sul pluralismo politico-istituzionale in televisione curato dall’ Agcom: «Schlein supera Mattarella e Meloni in tutte le edizioni del Tg1 (è il dato maggiore di tutti i telegiornali delle altre testate Rai). La segretaria del Pd è la prima classificata per tempo di parola con il 7,85% del tempo totale, seguita da Sergio Mattarella (6,12%), e Giorgia Meloni (5,6%). Sempre seguendo le rilevazioni Agcom su tutte le edizioni del Tg1 il Pd nel complesso, dal 1 al 31 dicembre ha il 17,73% di tempo di parola di tutti i partiti, preceduto solo da Fratelli d’Italia con il 19,82%». Cioè: pur non essendo al governo –e non essendo la più esposta anche a livello istituzionale- Schlein è inusualmente prima, proporzionalmente, nella media del “tempo d’antenna” che assomma il “tempo di notizia” indicante il minutaggio dedicato al soggetto politico/istituzionale nelle notizie, al “tempo di parola” che indica l’intervento del politico direttamente in voce. Ci scusiamo per i tecnicismi necessari. Ora, tornando a bomba, c’immaginiamo lo sguardo solitario triste y final della segretaria, il girotondo interrotto, i manifesti di protesta arrotolati, la mestizia dei compagni che pensavano di sfilare contro TeleMeloni invece era “TeleElly”. Peraltro eraprevedibile: la Rai è costretta al pluralismo per legge; il mese scorso Gian Marco Chiocci dal Tg1 pubblicò dati che attestavano la parità informativa prevista Agcom: 30% maggioranza, 30% opposizione, 30% governo. Il cotè di questa figura cacina è l’incazzatura giusta di Conte per nulla «sovraesposto» e –cosa terrificante per lui- sodale col governo sul tema Rai. Che poi, un giorno, dovremo aprire un capitolo sulla lottizzazione dei M5S in Rai, che in quel caso chiamano “spoil system”...

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