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Chiara Ferragni, dal Pandoro alla ricerca del capro espiatorio (forse già trovato)

La coppia d'oro di Instagram non pubblica più nulla, è abbandonata dagli sponsor principali e anche i follower ora calano. È solo invidia sociale, come dicono gli amici, o un errore non perdonabile? (e Intanto pare abbiamo trovato a chi dare la colpa di tutto questo...)

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 I Ferragnez e il Pandoro visti da Osho Foto:  I Ferragnez e il Pandoro visti da Osho
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Al di là del fatto che se i suoi protagonista sorridono nella tragedia, be', significa che hanno già trovato a chi dare la colpa sono pochi i fantasmi del fallimento, Pochi sono gli spettri shakespeariani che s’agitano in questa storiaccia di Pandori esplosi, uova di Pasqua farlocche e influencer fatte a pezzi.

C’è l’affaticato Golden Retriever che scodinzola in una livida giornata milanese accanto al barboncino. Ci sono, al loro guinzaglio, la mamma e il papà di lui, sguardo in pendant con la lividezza dell’insieme. E c’è il figlioletto Leone, l’innocente, il cui nome è l’unica cosa che evoca coraggio, qui, in un oceano di piccineria. Infine, ad arricchire questa scena cinematografica, che è finita su tutte le televisioni del mondo, ecco la telecamera zoomare sulla coppia.

Chiara Ferragni, distrutta, blindata nella casa del disonore, esiliata come la Monaca di Monza nel Ritiro claustrale di Santa Valeria. E Fedez, che si sente un Riccardo III col sangue alle ginocchia nella battaglia di Bosworth, a brandire lo spadone vendicativo al cielo; ma non capisce, il rapper, che più continua a far casino, più prende sberle dalle aziende, dalla magistratura, dagli enti di beneficenza delusi, dai fans incazzati. Chiara e Fedez. Oggi giacciono nascosti al mondo intero (se ne è parlato dappertutto dalla Bbc al New York Post e non in termini lusinghieri); un mondo che ha finalmente capito che un conto è l’abilità imprenditoriale, e un altro l’avidità personale specie quando tocca gli ospedali e i bambini.

Questa vicenda finita in Procura grazie ad un’inchiesta poderosa di Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano, racconta l’imprevedibile scivolone di due maestri del marketing da 30 milioni di followers. I quali, all’improvviso, si ritrovano strangolati nella catena degli errori commessi. Siamo a un’inconsueta caduta degli dei. In America lo chiamano «effetto Weinstein» o «sindrome Kevin Spacey»: è la gogna mediatica –giusta o sbagliata che sia- che porta alla perdita di credibilità e di fan; all’allontanamento degli sponsor indaffarati nelle clausole rescissorie dei contratti di testimonial (Safilo è solo il primo); a cui segue l’accanimento giudiziario; e la bancarotta finanziaria. Ma come ha potuto la macchina perfetta della comunicazione della coppia, cadere su errori così grossolani?

La critica di moda Mariella Milani parla di «invidia sociale» verso la Ferragni: «Perché lei esibisce continuamente questa sua ricchezza assoluta: dalla sua casa da 820 metri quadricon 150 metri quadri di cabina armadio che Fedez ha chiamato La Rinascente di Chiara, all'altra casa che ha sul lago di Como. Altro motivo di invidia sociale è questo suo mostrarsi sempre firmata e pagata da tutte le più grandi case di moda, adesso però rischia di perdere diversi contratti la sua immagine è stata appannata e questo non è un paese che dimentica». O forse, in realtà, è un paese che dimentica troppo.

La ubris, la tracotanza degli antichi greci, è una brutta bestia. Ti spinge al sentore d’onnipotenza. Diventa arma a doppio taglio quando poi rendi ogni brandello della tua vita privata una finestra aperta sui social. Molte tranche de vie urticanti dei Ferragnez si sono sedimentate nel nostro immaginario. L’ostensione del figlio in ogni età e in tutte le salse. Il compleanno di lui organizzato in un supermercato Carrefour quando i prodotti alimentari erano stati utilizzati come oggetti di «divertimento»: balli con la verdura in mano, il lancio di un panettone, bottiglie di vino rotte.

Un «divertimento vandalico» che aveva indignato, e a cui loro avevano risposto con l’abile colpo di marketing del «dare del cibo ai più bisognosi». Poi ecco il cocktail party d’inaugurazione del nuovo store Ferragni nel quale Chiara aveva indetto un concorso singolare: spendere 150 euro per avere «la possibilità di vincere un ingresso al mio cocktail party». E poi ecco l’arrivo in elicottero, altamente inquinante, su un ghiacciaio, per partecipare a una festa tra amici ricchi. E poi le mille dichiarazioni di Fedez su Dubai prima definita «Disneyland con i cadaveri sotto al tappeto», dopo luogo di vacanza preferito con la famiglia negli Emirati. E, infine, ecco le dichiarazioni di Fedez sui politici; e la sua difesa dell’etica, contraddetta dall’autocensura che il rapper fece sugli argomenti bancari, quando glielo chiese lo sponsor del gruppo Be.  A tutto questo s'aggiunge una soffiata del tutto verosimile del bravo collega Renato Franco sul Corriere della sera: i Ferragnez davvero in pericolo crollo starebbero pensando di addebitare la colpa del loro disastro alla persona loro più vicina: Franco Maria Damato, "uomo potentissimo in casa Ferragnez a partire dal 2017, lui è general manager di The Blonde Salad (la società nata dall’omonimo blog) e di Chiara Ferragni Collection; lui si è ritagliato anche il ruolo di «consigliere» di fiducia per gli outfit di lei; lui è quello che l’influencer definisce «il suo braccio destro e sinistro»". Secondo Franco, "potrebbe essere lui la persona giusta, pare — se ne scriveva in tempi non sospetti — che Fedez e Fabio Maria Damato non si siano tanto presi"., scrive Franco. E l'ipotesi non è affatto peregrina. 

Seguirebbe lo stile della coppia inerpicatasi per anni su su in un’inesausta ascesa tra le gaffe, la strafottenza, l’incoerenza e la convinzione che i fan ciechi, pronti e assoluti, tutto perdonano per una borsetta griffata. Finché i fan non hanno visto i conti della beneficenza della coppia, compresi 1, 2 milioni di euro di cachet incassati per le uova pasquali, a fronte dei 36mila euro realmente versati in beneficenza. E lì la gente s’è accorta che Chiara Ferragni non era Jane Fonda. Semmai somigliava più a Wanna Marchi. Wanna Marchi negli abissi shakespeariani. Se non fosse il momento sbagliato sarebbe materiale per una story Instagram indimenticabile... 

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