La leggenda della mamma di Italo Calvino
Scienziata tra le prime laureate, gande esperta di botanica: col suo genio nutrì la formazione del figlio scrittore
C’è una foto, in un seppiato antico e luminoso, in cui una raffinata signora con chignon maneggia un microscopico, occhieggiando a un ragazzino dall’aria svampita sullo sfondo. Più che una foto trattasi della rappresentazione di un mondo.
La fotografia di Eva Mameli e del figlio Italo Calvino agli inizi del secolo scorso, è una delle rare immagini della musa del maestro. Calvino deve tutto alla madre. Una donna eccezionale, della quale, nel tripudio delle celebrazioni dei cent'anni di Calvino ha parlato solo Rai Cultura.. Eva, all’anagrafe Giuliana Evelina, era nata a Sassari nel 1886, quarta di cinque figli, da famiglia alto-borghese (Goffredo Mameli, autore dell’inno d’Italia era cugino del padre, colonnello dei carabinieri). Dopo il liceo – unica ragazza – Eva nel 1905 si laurea in matematica, all’Università di Cagliari. Poi raggiunge il fratello Efisio, docente di Chimica organica all’Università di Pavia. E nel 1907 si laurea anche in Scienze Naturali. Tra i suoi maestri, Rina Monti, prima donna a ricoprire il ruolo di professore ordinario nel Regno d’Italia. Non solo. Fu crocerossina durante la Prima guerra mondiale, medaglia d’argento della Croce Rossa e medaglia di bronzo del Ministero degli Interni (subì una finta fucilazione dai fascisti). In tutto questo, nel pieno della vita romanzesca, ecco presentarsi Mario Calvino.
Calvino era scienziato di chiara fama: direttore della Stazione agronomica sperimentale di Santiago de Las Vegas, a Cuba, era rientrato in Italia con la fissa di «trovare moglie, meglio se laureata in botanica». Il fidanzamento con Eva fu un fulmine nella routi ne accademica di entrambi. Lei, 34 anni, s’immaginava già illustre zitella. Nozze civili a Pavia, il 30 ottobre 1920; addio definitivo all’Italia nel giro di 24 ore; imbarco a Southampton sul transatlantico Aquitania, diretti al sudamenrica, con un sottofondo di nostalgia e sorrisi che pare uscito dal Titanic di De Gregori. Eva lascia tutte le conquiste ottenute sul campo e volge le sue forze e le sue ricerche al nuovo mondo. Eva è una sorta di Madame Curie della botanica. E come Marie Curie, si adatta a qualsiasi ambiente scientifico internazionale. A Santiago de Las Vegas, si mette a dirigere il Dipartimento di botanica della Stazione sperimentale. Italo vede la luce proprio qui, nella serra dei genitori, testimone di sperimentazioni, viaggi e impegni sociali attraverso varie iniziative, tra cui una scuola agricola nella località di Chaparra. Questo almeno finché i Calvino, nel 1925, non rientrano in Italia, a Sanremo, città natale dello stesso Mario, dove lo scienziato assume la direzione della Stazione Sperimentale di Floricoltura. I due, nel loro campo sono dei rivoluzionari, paragonabili, in quel momento storico al chimico Nazzareno Strampelli. Ed è a loro che si deve l’introduzione in Italia di varietà subtropicali, come l'avocado. Ed è per merito dei Calvino che lo sviluppo della floricultura ligure diventa avanguardia, e Sanremo si trasforma nella leggendaria «città dei fiori». L’abitazione dei Calvino, Villa Meridiana, circondata da 3000 metri quadri di rigoglioso giardino sperimentale, purtroppo perduto, ospita anche gli uffici della Stazione. E il giovane Italo vi girella, odorando petali e fotografando scenari vegetali lussureggianti che inserirà sempre nei propri romanzi (la vegetazione del Barone rampante è seconda solo alle descrizioni di Rousseau).
Eva, che mai ha abbandonato i sogni accademici, nel 1926 vince la cattedra di botanica all’Università di Cagliari. La prima donna in Italia- ovviamente- a ricoprire l’incarico. Diventa pure direttore dell’Orto botanico. Vedova nel 1951, Eva succede alla direzione della Stazione sperimentale fino al 1959. Il suo ultimo lavoro è il Dizionario etimologico dei nomi generici e specifici delle piante da fiore e ornamentali, del 1972. Resta una delle personalità femminili più importanti del secolo. Tale madre...