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Anna Brosio, la mamma tv che tutti volevano avere

E' morte un volto catodico estroverso e spigliat0, Sempre al fianco del figlio Paolo, diventò star tv suo malgrado. Da Costanzo alla Madonna di Medjugorie :un successo suo malgrado

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Paolo e Anna Brosio Foto: Paolo e Anna Brosio
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Era una gag straordinaria. Ogni volta che il figlio tartagliava un pensiero sbagliato, scivolava su una dislalia, inciampava in una gaffe, diceva una fesseria (e le volte erano parecchie), be’, Anna Marcacci Brosio sbottava con un’imprecazione toscana delle sue.
E, ogni volta, sorrideva, e prendeva il Paolino già parecchio cresciutello per l’orecchio e lo tirava con garbo, a uso di telecamera verso un mondo di buonsenso. E, di conseguenza, ogni volta, Fabio Fazio battuteggiava dallo studio di Quelli che il calcio. E ogni volta Maurizio Costanzo dal palco del suo show ricordava agli spettatori che se son tutte belle le mamme del mondo, quella di Brosio andava addirittura oltre. Quella di Brosio era, per il figlio,un ansiolitico vivente. Soprattutto considerando gli annidi grande fama e scompenso professionale passati da Paolo alla stanga del giornalismo di Emilio Fede.

A COLPI D’AMORE Sicché, non osiamo pensare al dolore che oggi sta attanagliando, appunto, Paolo Brosio dopo l’annuncio della morte della sua mamma Anna Marcacci Brosio, dato in diretta da Federica Panicucci a Mattino Cinque. Il cordoglio lasciato al pubblico che se la ricordava già anziana amazzone dalla tv degli anni ’90, viene affidato a due righe di dichiarazione del figlio peraltro riprese dalla quarta di copertina del libro Mondadori Nove Colombe Bianche: «Il cuore della mamma non cessa mai di battere fremiti d’amore per il figlio. Grazie mamma per la tua fede piena d’amore che mi ha salvato». E nel caso di Brosio, caduto in un abisso di droga e sesso, fu davvero la madre a colpi d’amore e di fede, a raccoglierlo col cucchiaino, indirizzandolo ad obbiettivi quasi mistici.
Anna non era di primo pelo. Lo scorso 7 aprile aveva festeggiato 102 anni, vestita di un filo di perle, davanti a un’enorme torta di lamponi in un ospedale della Versilia, dopo essere scampata all’ennesimo grave scompenso cardiaco. Con la sua scomparsa all’ospedale del San Camillo di Forte dei Marmi si è spenta un’altra piccola luce della cronaca del Novecento.
Le informazioni su Anna Marcacci Brosio sono discrete e rarefatte, come lei. Era nata a Marina di Pisa il 7 aprile 1921, «a cavallo fra le due guerre mondiali in una bellissima villa sul lungomare marinese a ridosso degli scogli».
Aveva trascorso l’adolescenza a Pisa, per poi spostarsi nella campagna fra Lari e Cevoli per sfuggire ai rastrellamenti dei nazisti, e soprattutto delle SS. Aggiunge la sua biografia che «è stata sposata per 63 anni con Domenico Ettore Brosio, deceduto lo scorso 27 febbraio all’età di 89 anni. Domenico era stato ciclista dilettante e campione italiano di tamburello e lavorava come insegnante di letteratura straniera all’Università di Torino. I due avevano vissuto per 30 anni in Piemonte, fra le colline del Monferrato, poi Anna si era trasferita a Vittoria Apuana a Forte dei Marmi con il figlio Paolo». I due avevano trascorso insieme anche il periodo del lockdown, aiutandosi reciprocamente ad affrontare la quarantena.
Da sempre donna di grande fede, «Anna Brosio aveva raccontato più volte nel corso degli anni di essersi recata a Medjugorje già a metà degli anni Ottanta, pregando affinché anche il figlio Paolo potesse avvicinarsi alla religione». E Paolino si avvicinò.
Anche troppo.
Ma oltre al lutto, il pensiero oggi va a una signora gentile che conquistò gli italiani facendo ciò che le riusciva meglio: la mamma, oltre le apparenze e le telecamere. Nello showbiz italiano è da sempre essenziale il ruolo della madre, di tutor sottotraccia dei figli nonché di pietra angolare nella gestione degli eredi. Che siano silenti dolmen casalinghi o giunchi d’acciaio uscite da un romanzo di Safran Foer, certe mamme sono consustanziali ai figli stessi.
Per esempio, la signora Mirella Marabese, mamma di Andrea G. Pinketss era l’anima del noirista. Era lei che trascriveva su pc le pagine affabulanti che Andrea vergava a mano, sulla carta del bar. Era lei che ne ascoltava e giudicava la musicalità dei racconti esalati a voce alta; e contestava ai fan del figlio l’idea di fare ad Andrea il monumento in Darsena («Andrea? È stato il mio romanzo più bello»). Per esempio, la Caterina Cavallini detta Rina, farmacista e moglie di un farmacista scopertosi grande scrittore a novant’anni, era una mamma con uno strepitoso senso delle dosi.

LUCI NELL’OMBRA Dosi che applicava nell’amore e nell’amministrazione (soldi, affetti, tempo) dei propri figli, Vittorio Sgarbi e Elisabetta Sgarbi editore de La Nave di Teseo. L’attuale sottosegretario alla Cultura addirittura la chiamava il «mio ufficiale di complemento» con un senso di rispetto e deferenza che si può tessere solo nella ragnatela di una familiarità invincibile. Per esempio, è Marina Di Guardo, scrittrice di presenza, a illuminare, dalle retrovie,il business della figlia Chiara Ferragni. Ecco. Anche Anna Brosio rientrava nella categoria delle mamme-faro. Che son diverse dalla mamme-coraggio. Perché il vero coraggio ce l’avranno, i figli che, dopo, dovranno imparare a sopravvivere senza di loro..

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