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Se Ronzulli lascia chi presidierà il corpo del Capo?

Nel giorno dell'incarico a Meloni, spicca televisivamente il volto della nuova capogruppo al Senato.. Ma in molti si chiedono come farà, col nuovo incarico ad occuparsi di Silvio (con tutto quel che ne consegue)?

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Ronzulli Meloni Foto: Ronzulli Meloni
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l tweet arriva alle 18.40, formale, quasi stizzito, di certo pacificatore. Affonda come lama di luce nella penombra delle consultazioni appena spente. «La tempestività con cui è stata composta la squadra di governo è sintomatica della sintomatica della determinazione del centrodestra. Congratulazioni e buon lavoro al primo Presidente del Consiglio donna».

Così Licia Ronzulli - un po' badessa e un po' dark lady prima di entrare nel ruolo di capogruppo di Forza Italia al Senato- accoglie la notizia dell'ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Segue, in allegato al tweet, inevitabile photo opportunity:  riproposta a loop, in forma di frame in tutti i notiziari dal Tg1 al TgLa7 durante l'inarrestabile maratona di Enrico Mentana. E l'immagine è questa: Licia in tailleur grigio accanto alla premier col sorriso posticcio, testa lievemente basculante a trequarti. Sorridono, le due, ma forse non sono felici. Trattasi comunque di una fotografia diversa rispetto a quella circolante nel primo pomeriggio.

Dove la Ronzulli, infilata nella delegazione di Forza Italia al Quirinale aveva lo sguardo terreo e la postura impotente di una a cui hanno appena rigato la macchina. Non che avesse torto, la cara Licia. Da giorni era rimasta al centro delle tempesta: l'impuntura del Capo per un suo ministero; il sospetto di aver messo in un cono d'ombra Tajani; l'idea, di certo assurda, di voler lanciare dall'interno l'Opa sul partito con la complicità, perfino, di Marta Fascina la fidanzata di Silvio. Salvatore Merlo aveva maliziosamente scritto sul Foglio: «Ci sono sempre una "fidanzata" e una "assistente" particolare, volgarmente detta badante. Le due sono figure stereotipiche, come nella commedia dell'arte. E infatti a prescindere da chi siano e come si chiamino, assistente e fidanzata sono sempre amiche (è però l'assistente che ha portato la fidanzata ad Arcore), entrambe esercitano molto potere e sono molto temute dunque anche assai odiate, si muovono di concerto come complici, sono autoritarie (specie la badante) e ovviamente secondo tutti i cortigiani del Castello e del partito entrambe portano il Sultano a sbagliare».

E Salvatore, senza essere smentito aveva descritto un'atmosfera opalescente, alla Macbeth, tra le brume di Arcore. Licia, da Henry Kissinger personale del Capo, era diventata all'improvviso il capretto espiatorio della coalizione stessa strattonata dalle dichiarazioni sbolinate del suo Presidente. Attaccata da tutti, dalle ex amazzoni Biancofiore e De Girolamo fino a Celentano («L'unico neo apparso su tutti i video dei telegiornali, è la presenza di una figura femminile sul lato sinistro del gruppo») Licia aveva resistito. Con invidiabile autocontrollo aveva accettato la retrocessione da ministro della Sanità in pectore a capogruppo. Un ruolo, peraltro di grande prestigio, importanza strategica e grande capacità organizzative, che pareva cucito su di lei. E sulla vulgata che la presenta come tutrice e centro dello stretto cordone sanitario che oramai circonda Berlusconi in ogni suo atto, opera o omissione. Licia era solita affogare il principale nel suo abbraccio; rispondeva al suo telefono; ne gestiva incontri e colloqui; ne squadernava l'agenda; ne pesava costantemente il rapporto col resto del mondo. Ora, però, qualcuno nota una stonatura. I capigruppo fanno un lavoro bestiale, specie a Palazzo Madama dove i numeri del centrodestra saranno in affanno (tra i ministri si contano ben nove senatori). Dovrà cazziare, mettere ordine tra le fila dei parlamentari, fissare incontri e calendari. Soprattutto presenziare.

Secondo i regolamenti la Conferenza dei capigruppo viene convocata dal presidente della Camera, «ogni qualvolta lo ritenga utile, anche su richiesta del Governo o di un presidente di gruppo» E non v' è dubbio che il soldato Licia adempierà ai suoi sacri doveri. Ma se, fisicamente, Licia dovrà presenziare in aula e dietro, dove troverà il tempo di assistere il Capo?

L'essenza del potere della Ronzulli - sussurrano da Forza Italia - sta nel presidio costante, tenace, appassionato del corpo di Berlusconi. Non è un caso che i due scranni senatoriali di Silvio e di Licia siano attaccati l'uno all'altra. Non è un caso che, nel momento in cui Licia si distrae o si assenta durante l'elezione del presidente del Senato; be', ecco che ti arriva subito la Santanchè che gentilmente accompagna Silvio all'urna. Le domande cruciali per il destino degli equilibri di Forza Italia nella legislatura entrante riguardano una geografia delle passioni, o come diceva Chatwin, un'anatomia dell'irrequietezza: se Licia sarà occupata a governare i colleghi, chi prenderà il suo posto da sentinella del Berlusca?..

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