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Questa è bella: Conte che condanna la lottizzazione in Rai...

Meraviglie della campagna elettorale: il leader M5S si lamenta della mancanza del servizio pubblico , nella spartizione politica dei programmi (proprio lui, che ha avuto il potentissimo ammninistratore delegato...)

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Milo Infante Foto: Milo Infante
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«Lei mi chiede sa il Movimento Cinque Stelle ha lottizzato la Rai? Assolutamente no. Al limite abbiamo suggerito dei professionisti...». Al limite. Molto al limite.
Sede milanese Rai di corso Sempione, ore 14.10. Il programma Ore 14 ospita un frizzantissimo Giuseppe Conte. Il quale, nell'intervista che sta concedendo al conduttore Milo Infante, solleva improvvisamente tra gli astanti - noi compresi - due sensazioni contrastanti. La prima, d'impeto, è quella di alzarsi e assestargli una (metaforica) testata sull'ipotalamo, sede della memoria.
Il leader M5S che nega di avere - come della tradizione - lottizzato la Rai (pur avendone platealmente cooptato, dagli anni del governo gialloverde, l'ex amministratore delegato per la prima volta con pieni poteri Fabrizio Salini); bè, questo è più di un delitto, è un errore, diceva Talleyrand. E, comunica, la voglia di capocciata viene. E questa è la prima sensazione, appunto.

Nel giro di pochi minuti, però, il sentiment verso Conte, nello studio Rai, curiosamente, comincia a mutare: la retorica dell'ex premier si spande nell'aria; la stizza si assesta sulle sue parole levigate. Sembra di essere finiti in un discorso ipnotico di Forlani. Lo sguardo attento dello spin doctor Rocco Casalino, a bordo del campo, lancia saette di approvazione. I volti si rilassano. Tranne quello dell'educato Infante che, ammanettato dalla par condicio, deve essere issarsi sulle domande e non può innescare da solo il contradditorio. Ma, dal spezzato sorriso, si vede che Milo, dentro soffre. E lì ha un sussulto verso l'intervistato: «Quindi il Movimento non ha lottizzato la Rai?...». Il sottotesto è: prova dire di no, se hai il coraggio.
E Conte, il coraggio, ce l'ha: «Certo che no». Ed è come se, in quel mentre, si cancellassero d'un tratto, i mille momenti dell'arrembaggio alla Rai dei duri e puri dei pentastellati; e la scelta imposta da Giuseppe Carboni in cocciuta quota 5 Stelle alla direzione del Tg1 e il siluramento di Teresa De Santis in - finta- quota Lega (operazione, peraltro, tecnicamente ineccepibile, dati gli ottimi risultati del successore Stefano Coletta, uomo Rai) ; e le ammissioni sincere di Roberto Fico, fulgido pentastellato,, «basta lottizzazione in Rai, anche noi abbiamo sbagliato...». E si cancella pure il rammarico recente di Conti non per la spartizione politica dei palinsesti di viale Mazzini, ma per il fatto di esserne rimasto fuori. Tutto, tutto cassato. 

Dopodiché, Conte risponde all'Infante sulla proposta di Salvini di abolire il canone della Tv di Stato: «Non sono per abolire il canone ma per assicurare ai cittadini la spesa per pagare un canone per una controprestazione». E, insomma. Più Conte, parla di «tv che fa servizio pubblico, corretta e non sia in mano alle forze politiche di turno»; più, sussurra a mani giunte «potremmo pensare al modello inglese, cercheremo di incalzare tutte le forze politiche per una riforma della Rai»; bé, più accade tutto ciò, che ecco  subentrare progressivamente dubbio, spiazzamento e, finanche, sincera ammirazione. 

Bravo, però, sto Conte.

Poi, certo, col collega Riccardo Bocca ci chiediamo che cazzo significhi  "il modello inglese". Ma non importa, è un altro discorso: qui è tutto bellissimo. Quando infine  Conte, afferma, accusando Draghi di lottizzazione selvaggia, «penso a una tv che fa servizio pubblico, non in mano alle forze politiche di turno», be', lì per lì non ti viene nemmeno in mente che il leader appulo è qui a denunciare la Rai , da solo, proprio in uno prestigioso spazio Rai. 

E subito realizzi capisci perché il M5S sale. Dio, se l'avevamo sottovalutato... 

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