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Girano le poltrone, non è la Rai ma tele-Pd

L'ad Fuortes fa fuori all'improvviso Mario Orfeo a capo degli approfondimenti e ci mette Di Bella. Ma poi, passata la nuttata lo fa direttore di Rai3 (e Di Bella è contento). Cosa c'è dietro questi straordrinari giri di valzer e di nomine

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Fuortes versus Orfeo Foto: Fuortes versus Orfeo
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Ce l’immaginiamo l’Antonio Di Bella che, sdraiato in una spiaggia in provincia di Pescara, paonazzo sotto il primo solleone, con l’amata chitarra in una mano, mentre sfoglia con l’altra l’ultima copia del New York Times; e sogna una futuribile nuotata agli Hamptons. Epperò, in quel momento di massimo relax, l’Antonio riceve una telefonata da un collega dell’Adn Kronos. «Anto’, qui so’ cazzi...».

Il collega dell’agenzia stampa gli chiede lumi sul suo improvviso passaggio alla Direzione Approfondimenti Rai al posto di Mario Orfeo appena fatto fuori dal suo amministratore delegato Carlo Fuortes. Di Bella, sfodera un sorriso invincibile, esce dalla sua trance da romanzo di Noël Coward e gli risponde candidamente: «Io sono al mare, di questa cosa leggo sui giornali. Aspetto comunicazioni formali dall’azienda che non ho mai avuto». E probabilmente è vero. Di Bella sa nulla, sul caso, di più di quanto battano affannosamente le agenzie. In realtà, tutti gli attori –anche quelli chiusi nel buio della propria stanzetta in viale Mazzini- nella commedia del vorticoso giro di poltrone che sta per compiersi in Rai oggi, non hanno una chiara contezza del proprio destino. Né Di Bella che dall’approfondimento del Day Time passerebbe al ruolo di Orfeo; né Orfeo a cui verrebbe assegnata, in un inopinato gioco dell’oca, la direzione del telegiornale della terza rete che ora è della  Simona Sala; né la Sala la quale andrebbe ad occupare il posto di Di Bella da direttore del Day Time. Sarebbero queste le soluzioni maturate da Fuortes dopo la decisione –così tranchant<- di eliminare Orfeo in virtù di un «rapporto fiduciario venuto meno», e di più non è dato di sapere. Tra l'altro, stiamo parlando -sereve sottolinearlo- di professionisti stimatissimi.

In mezzo a questa narrazione ci scorre: lo stupore quasi infantile di Orfeo stesso, convinto in cuor suo, di aver toccato nervi delicatissimi nell’equilibrio dei poteri Rai (vedi caso Berlinguer) anche se, della Rai, Mario conosce i picchi d’estasi e gli anfratti più oscuri. Ma, in questa storia ci sta pure lo spiazzamento della politica che ha buon gioco nell’addossare all’ad Rai le colpe di una decisione radicale maturata senza preavviso; «a 24 ore dalla notizia della revoca dell’incarico al direttore Approfondimenti della Rai, ruolo delicato e strategico per il servizio pubblico radiotelevisivo a maggior ragione nel pieno di una campagna elettorale, non c’è ancora neanche un comunicato ufficiale della Rai», afferma il renziano Michele Anzaldi. A cui fanno eco, da destra Maurizio Lupi e Maurizio Gasparri, e Alberto Barachini presidente della Commissione Vigilanza Rai, tanto per riimanere in par condicio. Per non dire della sorpresa per la conseguente riconferma di Orfeo al Tg3, in fondo anelata dallo stesso ex direttore generale, ma abbastanza curiosa; perché, dopotutto, se tu sei un capo plenipotenziario messo lì da Draghi, e vuoi far fuori legittimamente un dirigente di cui dici  di non fidarti, be’, non gli dai certo la direzione di un tiggì. Un tiggì importante. Evidentemente, le reazioni dell’azienda da un lato e quelle del Parlamento dall’altra hanno prodotto questo strano cortocircuito. 

Il problema è che lunedì prossimo dovrebbe partire la nuova, rivoluzionaria Rai dei “Generi” in cui i palinsesti confezionati da Orfeo avevano, almeno sulla carta, una certa rilevanza nell’ambito del nuovo mosaico del servizio pubblico, assieme ai piani strategici di Stefano Coletta direzione “Intrattenimento Prime time”, di Silvia Calandrelli delegata al “Cultura ed Educational” e dello stesso Di Bella, per capirci.

Ora, qui noi potremmo riempire pagine e pagine di retroscena sul nuovo, ennesimo riassetto della nostra tv di Stato preferita. Ed è del tutto evidente che, qui, ora, si tratti di una partita e di una faida tutt’interna alla sinistra pro e contro Bianca Berlinguer il cui affaire si conclude, alla fine, con una riconferma in palinsesto della sua controversa Cartabianca (ma rimane il nostro stupore sull’immensa influenza di Bianca sulle cose Rai, sia detto con una certa ammirazione…). Ed è altrettanto evidente che i Dem non avrebbero mai lasciato, alle soglie delle elezioni, l’importante direzione di “Approfondimento” di Orfeo a seppur ottimi professionista targati centrodestra come Angelo Mellone, area FdI o Milo Infante area Lega. «Fuortes non ha più il controllo dell’azienda» commentano dalle parti dell’opposizione di Fratelli d’Italia. Ci permettiamo, alla luce dell’esperienza, una garbata forma di dissenso. Tutt’altro. Il  controllo di Fuortes rientra nel consolidato schema di potere della Rai dei bei tempi...

 

 

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