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La parabola di Orsini, l'ultimo guerrigliero del grillismo in crisi di nervi

Prezzemolo tv, in odore di candidatura (poi smentita), sedicente combattente contro il pensiero unico, latore di pensieri (poco) memorabili: vita e opere del prof filorusso nella trincea dei talk

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Orsini e Giletti Foto: Orsini e Giletti
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Un mostro. «Oggi in Ucraina Putin è il Padreterno, perché ha diritto di vita e di morte sulla popolazione ucraina». Al di là dell’ultima frase al cianuro pronunciata a Cartabianca Il professor Alessandro Orsini è, etimologicamente, un mostro. 

In grado di articolare anche i pensieri più radioattivi con quell’espressione a metà tra Il Piccolo Principe e l’Helmut Berger nella Caduta degli dei di Visconti, Orsini è “monstrum”, inteso nel senso latino di “stupefazione che oltrepassa i banali limiti della normalità”. E qua, con il profilarsi, per il prof putinista, di un seggio pentastellato in Parlamento oltreché –suggestione- della leadership dello stesso Movimento; bè, qua siamo ben oltre i limiti della normalità. La notizia, beniteso, è stata smentita dopo un po’ di giorni, dopo il fuoco –amico e nemico- che ha suscitato- . Epperò, ha scatenato i media e gli opinionisti il fatto che, nel casino d’un M5S sempre più lacerato dai leader inesistenti, Orsini potesse essere candidato per le Politiche nel Movimento. Addirittura come successore di Conte, come  “un nuovo paragone o capitan De Falco”.  Prezzemolo tv, ospite sgradito e conteso al tempo stesso di ogni talk, polemista in grado di innalzare l’asticella del putinismo all’impossibile, interprete dell’istinto primordiale grillino,  il sociologo del terrorismo terrorizza e, al contempo, attrae.

Gli antioccidentali ne fanno la loro stella polare, il dissidente Petrocelli lo esalta, probabilmente anche Di Battista ne intravede dietro lo sguardo sbiadito, una propensione castristra. Ed è interessante osservare, nell’ascesa oltranzista di Orsini, il declino democristiano di Conte. L’immagine plastica del fenomeno si è avuta l’altra sera a Otto e mezzo. Laddove Conte, sino a poco tempo fa ossequiato, è stato –giustamente- massacrato da Lilli Gruber. Prima a causa dei suoi rapporti opachi con gli 007 di Putin e Trump; poi in merito alla domanda su chi preferisse tra Macron e Le Pen alle Presidenziali francesi.

In molti, hanno poi notato come proprio Marco Travaglio, già fan assoluto di Conte, oggi sia tra i fan di Orsini  lanciato in un monologo teatrale sull’Ucraina e al quale ha donato una rubrica sul Fatto Quotidiano dopo che il sociologo era stato cassato dal Messaggero. Metteteci anche gli imbarazzi incrementali del Conte stesso: le posizioni sulle armi all’Ucraina (ieri militanti storici come Coltorti, De Nicola e Ferrara erano decisamente filorussi) e sulla Nato nonostante la permanenza nel governo Draghi; le cause legali dei dissidenti che ne hanno congelato la Presidenza del Movimento. Tutto, dunque, sembra cospirare contro uno stremato Conte, e a favore dell’astro nascente Orsini. 

Al quale, diciamo, qualche puttanatella scappa sempre. Tipo l’accusare Letta, Draghi e Gentiloni -tutti insieme- di «ambire al posto del segretario della Nato Stoltenberg» per la  «totale subordinazione all’America» (smentita dal segretario Dem). Tipo il raccontare di essere «in contatto con famiglie a Mariupol che mi scrivono tutti i giorni e mi dicono “Professore, parli. Voi italiani siete impazziti a dare armi”. Queste donne che mi scrivono con bambini morti non hanno voce, la propaganda della Nato ci fa credere che tutte queste persone vogliano la guerra»; naturalmente il tutto senza fornire alcuna prova delle sue corrispondenze dal fronte. Mentre gli ucraini d’Italia si chiedevano come diavolo facesse il prof a sentire le mamme di Mariupol, quando i contatti con la città risultano sospesi da un mese con tutti i parenti. Figurarsi con Orsini. 

Altra postura ardita del sociologo è stata lo schierarsi «con i bambini che vivono in una dittatura piuttosto che per quelli che muoiono sotto le bombe in una democrazia» senza sentire i pareri dei bambini e dei genitori combattenti alla morte in nome della libertà; e aggiungendo, sul tema che «l’Italia fino al 1945 non è stata mai una democrazia liberale e mio nonno ha avuto un'infanzia felice». Quest’ultima frase, tra l’altro, ha scatenato l’incazzatura della ricercatrice Nona Mikhelidze dello Istituto Affari Internazionali a DiMartedì. E ha attizzato l’ennesima ironia di Massimo Gramellini che sul Corriere della sera  fa il verso a Orsini («Io sono amante degli Usa nessuno è più atlantista di me, ma è tutta colpa della Nato») .. Altre pennellate di Orsini riguardano il passato, quando, ad esempio, a Omnibus nel lontano 2016 preconizzò “un attacco terroristico nel cuore dell’Italia nel 2018”; e lì ci toccammo tutti, in senso apotropaico, forse anche la conduttrice Gaia Tortora che non è affatto superstiziosa. E altre pennellate riguardano anche il presente: quando l’altra sera, a Massimo Giletti a Non è l’Arena su La7, Orsini, in un prodigioso faccia-a faccia, si è così espresso: “"Mi sento un combattente e ho sconfitto tutti i miei nemici. E' possibile che perderò questa battaglia, i miei nemici in genere sono dei vigliacchi e delle persone scorrette, ma in questo momento sono dominante nel campo di battaglia della cultura”.

Un collega, guardandolo vestito uguale a Giuseppe Conte (giacca blu, camicia candida, cravatta azzurra, no pochette) ha citato l’Unheimlich, il perturbante di Freud. Un concetto clinico anch’esso declinato alla latina. Un monstrum di accecante fascinazione…

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