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"I massacri non esistono": i no-vax si sono trasformati in sì-Putin

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Alessandro Orsini Foto: Alessandro Orsini
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Non bastava la guerra, ci mancava pure il masochismo idiota dai turisti della geopolitica.

Ha ragione da vendere Filippo Facci quando afferma «se diamo spazio a Diego Fusaro e ai Giulietto Chiesa (anche da morto ndr) –che esistono solo perché noi li facciamo esistere- ne saremo complici». Filippo sovrappone il drappello sgangherato dei No Vax a quello dei Sì Putin; il faccione di Alessandro Meluzzi bombardiere twittarolo alla faccetta slavata del professor Orsini a quella dell’altro prof Ugo Mattei pronto a sellare il complottismo come cavallo di Troia per le  elezioni. E ha ragione, Filippo, sul fatto che non dovremmo neanche più citarli, costoro, perché diamo alla loro voce macchiettistica un palco che mai avrebbero sognato nella vita. 

Prendete Francesca Donato, l’eurodeputata nata peone della Lega (e dalla Lega “spintaneamente” richiesta di uscire) che aveva paragonato l’efficacia dei vaccini ai campi di concentramento nazisti. Oggi i suoi i suoi dubbi sprezzanti da Buxelles sulla veridicità del massacro di Bucha da parte dei russi, e le accuse a Kiev di non essere stata «né democratica né pacifica nei confronti delle popolazioni russofone prima del conflitto», be’, sarebbero loffie nello spazio. Se la collega Pina Picierno non l’avesse strappata all’oblio dei mediocri, prendendola pubblicamente a schiaffoni in aula: «I massacri di persone innocenti che stanno avvenendo in queste ore sono sotto gli occhi di tutti, non possiamo accettare che in quest'Aula venga messo in discussione addirittura questo. Quest'Aula non è equidistante onorevole Donato, se ne faccia una ragione». La Donato, però, non se fa una ragione, e si aggrappa a una finzione borgesiana della realtà per dimostrare di esistere. Sarebbe un scena da piccola fiammiferaia, se non mi avesse minacciato di sessismo per averla evocata nel ricordo di un mix fra una valkiria wagneriana e Ilsa la belva delle SS. Seccante. Ma tant’è.

Fosse solo la Donato. In tv Bianca Berlinguer, di cui tutti -compresi i suoi superiori- hanno inspiegabilmente un sacro terrore, arruola personaggi distonici Mauro Corona a Alessandro Orsini che alle Iene si butta sui complotti col tono da Ku Klux Klan. Ma Bianca, l’ex zarina, si prodiga nel freak show nonostante la fiera opposizione del suo amministratore delegato Carlo Fuortes

C’è, poi, aaapunto, il filosofo dalla turbo-inquietudini Diego Fusaro dal volto cortese, il quale titilla i più profondi istinti sovranisti antiucraini. C’è l’immancabile Franco Cardini orfano  della controfobia islamista; e ora filorusso pronto a stilare sia liste di proscrizione sia “doverosi distinguo”. C’è il mio amico Carlo Freccero, un tempo Sartre della tv che, a furia d’immaginare fiction complottarde sui teatri di guerra nei dintorni di Kiev e Bucha., rischia di trasformarsi, arbasinianamente, da “venerato maestro” a “solito stronzo” (Carlo, ti prego, smettila col peyote). 

C’è tutta una folla di untori mediatici che esercita, senza troppo dosarla, quello che i russi chiamano maskirovka, l’arte dell’inganno militare usa a cambiare la percezione delle folle, manipolando, attizzando quesiti, timori, dubbi nelle menti più fragili e ideologicamente schierate. Il problema non è tanto far parlare in pubblico gente che ha –ci mancherebbe- il diritto costituzionale di farlo. Si tratta di non fare da cassa di risonanza a stronzate che sfuggono come soffioni nel vento del logos. È un po’ diverso. A proposito di questo, il politologo Vittorio Emanuele Parsi, ovviamente a Cartabianca su Raitre, appena il suo contraltare Orsini ha aperto bocca si è alzato e se n’è andato, perdendosi nella notte. La difesa è stata abbandonare il pollaio, sminandolo. Avercene… 

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