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Ucraina, una strana guerra senza immagini in tv: dove arriva il potere di Vladimir Putin

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Putin e la guerra in Ucraina Foto:  Putin e la guerra in Ucraina
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C’è uno strano paradosso che, a livello mediatico, sta avvolgendo la crisi ucraina. 

Televisivamente è più una guerra con preminanza di “tempo di parola” che di “tempo di notizia”. Cioè: non si vedono, curiosamente, le orde dei carrarmati che invadono il Donbass, le recinzioni sfondate, le sette esplosioni annunciate, i morti e feriti accatastati al confine della Russia. Si vedono soltanto, almeno per ora, i cronisti affannati nei telegiornali che le raccontano.  E le raccontano soprattutto di seconda mano, attraverso i comunicati centellinati delle agenzie stampa russe o ucraine o internazionali. Per dire.  Secondo l'agenzia di stampa russa Interfax la Russia sta usando «armi di alta precisione per distruggere infrastrutture militari ucraine».  Secondo quanto riportato dalla Reuters sarebbero almeno 7 i morti già verificati,   ma il ministero dell’Interno ucraino parla di «centinaia di vittime», di 96 colpo di xannone.

E, al  momento, non è chiaro se l’aeroporto internazionale di Kiev sia sotto il controllo ucraino o russo, dopo che fonti dell’intelligence Usa hanno affermato che era in corso un attacco.   Tra le 4 e le 5 di  della notte dell'altroieri si è avuto notizia dell’ingresso delle truppe russe nel territorio dalle «tre direttrici già specificate», senza capire quali fossero. Eppoi ecco la sarabanda degli annunci:  l’Ucraina tambureggia  di aver abbattuto un caccia russo, mentre Mosca dichiara che le difese anti-aeree ucraine sono già state del tutto «soppresse» dall’attacco russo. Le notizie sono sfocate e non verificate, i territori sono talmente vasti da non consentire ai cronisti -pur giunti in massa- grandi margini di manovra; la blindatura militare fa il resto. Non si può neanche tentare il racconto da embedded, da affiliati agli eserciti, perché le truppe non accolgono nessuno: sono  essenze spettrali che combattono una guerra su altra dimensione spaziotemporale. Insomma: ci raccontano l’inizio dell’apocalisse, ma non ci sono immagini fresche a descriverla.  I semiologi la chiamano “guerra diversiva”.

 È cominciata sull’esagerato numero di apparizioni televisive di Putin che, con la saldezza di un cosacco, giustificava l’invasione russa con idiritti territoriali della “Grande madre Russia”; prosegue sulle dichiarazioni di Biden la cui Cia aveva previsto tutto, e sui leader Ue e sugli imbarazzi partigiani della Cina. Ma le immagini, appunto non arrivano. O meglio, arrivano.

Ma sono spesso quelle sbagliate. Chi s’informa dai social vede spararsi addosso video e foto che in realtà appartengono spesso al passato conflitto del 2014. Il fact-checking per il riscontro delle fake news lavora, in queste ore, in modo ossessivo. Ci fossero stati gli americani avremmo perfino i reality show dal fronte. È una guerra curiosamente ibrida: metà realtà, metà suggestioni...[

 

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