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The Voice Senior, se rischia di piacere anche ai ragazzini

Tra i talenti ripescati Russel Russel e il cantante di Lo chiamavano Trinità sprizzano talento e increspano gli occhi di commozione

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Annibale Giannarelli a The Voice Senior Foto: Annibale Giannarelli a The Voice Senior
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La fauna è variegata e striata di talento e perfino di spremute di cuore. C'è Annibale Giannarelli, timido campagnolo massese con una vita passata in Australia che canta Billy Joel come neanche Billy Joel; e che quando si rivela l’artista invisibile della tua infanzia, il vocione quello di Lo chiamavano Trinità (nella colonna sonora l'altra firma, quella del compositore, era di Franco Micalizzi)  be’ ti viene da piangere dalla commozione come, in effetti, ha pianto Clementino

C’è la Claudia Arvati che faceva la corista e ti stordisce d’assolo come ti scuote il Gino Caiafa crooner sopraffino alla Frank Sinastra. C’è Russell Russell maestro della disco music ai tempi di Nadia Cassini di cui era ballerino e -dioomio- me lo ricordo, snodatissimo, da piccolo sulla Rai in bianco e nero. . C’è soprattutto il vecchio  Arthur Miles che intona What a Wonderful Word e ti blocca i pori dall’emozione. Ecco. La notizia non sono tanto gli eroi un po’ attempati di The Voice Senior che fanno sistematicamente i botti d’ascolto su Raiuno (18-20% di share); ma quanto il fatto che quelle storie di cantanti ai quali il destino e la tv di Stato concedono una seconda occasione, vengono ora ripercorse e riascoltate dai più giovani. Branchi di under 12, e anche adolescenti invasi dal belcanto si piazzano in questi giorni su Rai Play (e, di conseguenza, su YouTube) per gustarsi, appunto le pillole della versione anzianotta di The Voice.

Tra costoro, tra i giovanissimi fan di questa terza età del talento, spiccano i miei figli Gregorio Indro e Tancredi, 10 e 7 anni, che apprezzano Led Zeppelin , Beatles, Queen, Deep Purple, Springsteen (l'altro giorno sono passati a Nick Cave e mi sfugge il movente). Erano lì, i ragazzi, ipnotizzati dalle performance degli ospiti di Antonella Clerici, anche se quegli ospiti non erano esattamente i Maneskine. Apprezzano l'Orietta Berti e il musicista vero Gigi D'Alessio, e la voce della Bertè. Adorano l’approccio young di Clementino e dei suoi rap napoletani in free style, certo. Ma percepiscono soprattutto la qualità del racconto televisivo. Che  qui si sviluppa attorno a un drappello di over 60 sconosciuti e dal talento cristallino col volto attraversato da ragnatele di rughe, esperienze, cadute e rinascite.. Sono affascinati, i mie figli, dell’ ’idea del riscatto di una generazione di cui di solito non si parla: i padri -spesso i nonni- che hanno deviato dal loro sogno per crescere una famiglia e dedicarsi a “lavori normali”, ma che in quel sogno non hanno mai smesso di credere. The Voice Senior resta un contenitore eccezionale di storie e speranze dure a morire, oltre che un paraculissimo strizzare d'occhio ad un segmento pubblicitariamente assai solido.. Compimenti vivi al direttore di Raiuno Stefano Coletta. che l'ha azzeccata...

 

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