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Se i 5 Stelle spiegano in Rai perché non vanno in Rai

Il presidente pentastellato sceglie l'autoesilio catodico da viale Mazzini per i suoi in segno di protesta. Ma Turco e Giarrusso compaiono subito alla tv di Stato per spiegare meglio...

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Giarusso in una delle sue ospitate a Un giorno da pecora Foto:  Giarusso in una delle sue ospitate a Un giorno da pecora
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Questa cosa di andare in Rai per spiegare perché non si va in Rai, è una meraviglia da teatro dell’assurdo che soltanto la politica italiana ci può offrire. Il divieto di Giuseppe Conte, l’Aventino grillino nei confronti della tv di Stato che ha escluso il movimento dalla “lottizzazione” nelle nomine Rai è durato meno di 24 ore.

Prima c’è stato il deputato Mario Turco che ha parlato al Tg2 all’ora di pranzo di ieri. Ad averlo segnalato su Twitter è stato quel carognone di Roberto Giachetti (anche se Turco ha prontamente risposto che si trattava di una dichiarazione vecchia datata 14 novembre…). E poi eccoti il capolavoro. Nel primo pomeriggio il simpatico Giorgio Lauro e Geppy Cucciari  da Un  giorno da pecora su Radio1 Rai telefonano a Dino Giarrusso eurodeputato pentastellato. Il quale educatamente risponde in diretta e, da ospite della Rai, spiega ai radioascoltatori (e videoascoltatori) perché il Movimento non deve andare ospite della tv di Stato. C’è da dire che Giarrusso, conscio dell’agguato del demoniaco duo, ha prontezza di spirito: prima parla in inglese per sfatare una sua mitica gaffe a Strasburgo, poi, mascherando l’incazzatura esprime solide opinioni, apostrofando i due come gentili “cornutoni”: “Proprio oggi mi dovevate chiamare?”. Giarrusso afferma di concordare “al 1000% con Giuseppe Conte e il suo disappunto per una scelta che, al di là dei nomi, è stata presa con un iter che anche molti altri giornalisti non approvano. La Rai non è mai stata indipendente”. “Neanche quando eravate contenti, lo era” insiste il simpatico Lauro, mentre manda a mantra l’intercalare “Giarrusso, lei ora, non è ospite da noi, lei ora non è ospite da noi, lei ora non è ospite da noi...”. “Ci conferma che non potere venire alle trasmissioni delle Rai?” chiede ancora Lauro. “Be’ se si è deciso così, per un po’…” ribatte il 5 Stelle “ma è proprio perché vogliamo bene alla Rai e questa scelta non ci è piaciuta… avevo due inviti alla Rai e non sono andato”.

Finisce che Giarrusso –la cui foto troneggia in radiovisione sulla scrivania di Lauro accanto a quella di Draghi- canta Viva la Rai di Renato Zero ma con la voce di Francesco Guccini. Performance straordinaria. Che dimostra sia l’educazione e il vecchio fiuto mediatico dell’ex iena Giarrusso, sia la fragilità di un atto di protesta –quello dell’ autoesilio a 5 Stelle- che ha il sapore di un atto di masochismo. L’innegabile verità è che la Rai è come la buona società di Oscar Wilde: farne parte sarà una gran noia, ma esserne fuori è una vera tragedia”. Durerà pochissimo.

 

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