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Dino Giarrusso, la strana gaffe comunitaria dell'ex "Iena" a digiuno di inglese

L'ex Iena eletto a Bruxelles rinuncia al discorso in inglese sul Prosecco. E ci può stare. Ma è bizzarro il suo attacco alla Ue per violazione del diritto di traduzione...

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Dino Giarrusso Foto: Dino Giarrusso
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“I try it, I’m not perfect... my english is not perfect”. Il problema di Dino Giarrusso non è –come dice lui- la perfezione del suo inglese, ma l’imperfezione di tutto il resto. Quel che colpisce nella gaffe dell’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, - personaggio ipertelevisivo barba bucaniera e sguardo levantino attraversato da fulmini stavolta in un difficoltoso collegamento Skype dal Parlamento Europeo- non è tanto l’incapacità di non essere riuscito a tradurre nella lingua d’Albione un suo intervento in difesa del Prosecco italiano contro il tarocco Prosek della Croazia. Cosa, peraltro che gli ha provocato un eccesso di attacchi e sfottò via web. No. Non colpisce l’atto in sé ma il suo sottotesto inelegante.

I fatti. Giarrusso, che doveva intervenire a Bruxelles dalla Commissione Agricoltura di cui fa parte, se ne torna prima a casa, causa moglie indisposta; e da lì si collega col Parlamento attraverso l’iPhone. Però la linea, per un problemino tecnico, non va in video ma soltanto in audio; i traduttori in simultanea non vedendo il labiale del tradotto, incrociano le braccia sicché–nonostante a Giarrusso spetti la traduzione dall’italiano- il presidente della commissione lo prega di concionare in inglese. Giarrusso ci tenta, poi, però evitando di proferire castronerie, giustamente s’interrompe subito: “Non riesco a fare l'intervento in inglese perché l'ho scritto in italiano... Non riesco a tradurlo in maniera simultanea. Vi chiedo scusa, ma non mi era stato detto che dovevo farlo in inglese”. E lì, alla défaillance dell’ex Iena sull’idioma britannico la memoria dei detrattori richiama subito le incertezze del compagno di lingue Di Maio, i precedenti bombastici di Walter Veltroni l’ “americano senza America”, i guizzi uazzamerica alla Nando Moriconi di Renzi. Eppoi, ecco che montano gli insulti inaccettabili: minacce, vilipendio, bestemmie, attacchi alla famiglia, per i quali va a Giarruso tutta la nostra solidarietà. Tra l’altro, trattandosi di materia squisitamente tecnic-enologica molti di noi -io di sicuro- avrebbero avuto difficoltà nel passaggio linguistico in simultanea. Molti di noi in Italia spacciano uno smozzicato spaghetti english per la fluida lingua di Oxford. Solo che molti di noi non sono europarlamentari. Ma. C’è un ma.

C’è che, subito dopo il fattaccio, Giarrusso, invece di scusarsi con i suoi elettori, intervistato da Repubblica, ribalta la frittata: “Un tale ribaltamento della realtà fa proprio schifo, e mette tristezza. Una fake news totale quando nessuno sa davvero come siano andate le cose”. E spiega di essere stato privato del “diritto di rappresentanza. Così sono andato a protestare di persona e poi ho scritto una lettera di protesta al presidente della commissione Agricoltura Norbert Lins e al presidente del Parlamento David Sassoli”. Insomma, gli stronzi sono gli altri.  Sembra di ascoltare Conte dopo le amministrative. Ora la protesta, in punta di diritto, è legittima, beninteso. Ma ciò non toglie che Giarrusso –parliamoci chiaro- la minchiata l’ha fatta, e la sua reazione inutilmente polemica l’ha addirittura ingigantita. Perché diamine, con 19 mila euro al mese di stipendio pagato dal popolo –come urlavano i 5 Stelle anticasta dei bei tempi- almeno, in tre anni di legislatura, un corso d’inglese d’emergenza Giarrusso se lo poteva permettere. Rappresentare lo Stato italiano in un’istituzione estera, significare anche rispettare le basi del mestiere. Renzi e Veltroni, poi, l’inglese l’hanno imparato molto bene. Giorgia Meloni quando si presenta al pubblico estero si prepara e studia discorsi nella lingua madre, e con accenti impeccabili. La vecchia guardia della politica ai massimi vertici – alla Cossiga, per capirci che è un po’ come dire Draghi oggi- pensava addirittura in inglese. Ma non è questo il punto. Il punto è che Giarrusso che lavora, neanche troppo sottotraccia, per un ruolo di prestigio nel nuovo M5S (ruolo che onestamente gli spetta, dato che li dentro è uno dei migliori), con la sua risposta rabbiosa ad una gaffe sua e solo sua, ha insufflato un sospetto che era una certezza per almeno tre generazioni di politici italici: il Parlamento Europeo è una sinecura, dove si affollano le rese del Parlamento italiano. Ma il discorso della scatoletta di tonno –the can of Tuna, oh yeah- non era valido anche a Bruxelles?...

 

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