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Se la Procura vuole il bavaglio per la cronaca nera in tv

I magistrati di Marsala definiscono "morbosi" e dediti al depistaggio i programmi sul caso della bimba scomparsa. Ma la fuga di notizie viene da loro.. E c'è talk show e talk show...

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Denise Pipitone Foto: Denise Pipitone
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C’è richiesta d’archiviazione e richiesta d’archiviazione. Con l’una si chiude un caso, con l’altra si può apre un mondo. La richiesta d’archiviazione della Procura di Marsala sull’eterno caso Denise Pipitone, per esempio, si affaccia su un mondo di strali e feroci polemiche, in cui la magistratura allaccia una cintura di tritolo alla tv della cronaca nera.

Le toghe, a coté dell’archiviazione per Anna Corona e Giuseppe della Chiave, ribadendo un concetto già espresso la scorsa settimana, si producono in una vera e propria requisitoria scritta contro la “morbosità” con cui  i talk show televisivi hanno seguito la vicenda Pipitone, “generando una quantità di testimonianze e piste che poi si sono rivelate infondate”. L’ira funesta dei pubblici ministeri condanna l’essenza stessa dei talk show fatti di delitazzi, costruiti su lacrime e sangue: “L’influenza dei media è a tale punto che essi non si limitano a raccontare gli eventi piuttosto, spesso, in una gara a chi arriva prima tra diverse testate giornalistiche, a provocarli. E tali eventi hanno pure una sgradevole referenza sulle indagini in corso”. Si parla di circo mediatico che genera mostri. Nel rilievo esasperato dato alla sarabanda delle testimonianze di mitomani sta l’accusa principale: una volta c’è l’uomo che racconta di avere visitato anni addietro la casa dove abitava la madre della sorellastra di Denise, Anna Corona e intravede nel muro il rattoppo di un muro, come nel pertugio fosse schiacciato un piccolo cadavere. Un’altra si staglia la donna che invia la mail dove si vanta di avere visto Giuseppe Della Chiave insieme a Denise, a Pescara (quando, contemporaneamente erano a Marsala). Un’altra ancora si fa vivo il turista di passaggio, sicuro di aver riconosciuto Anna Corona nella hall di un albergo con solito spettro della bimba in braccio. E così via, in un crescendo tambureggiante di bufale, depistaggi, testi allucinati che più che Sherlock Holmes evocano Freud.

I magistrati, nelle 58 e passa pagine del documento, articolano aguzzi j’accuse nei confronti di specifiche trasmissioni, Chi l’ha visto, Ore 14,  La vita in diretta,. “Sono osservazioni che non riguardano noi, chiedete agli altri talk show”, commenta tranchant Gianluigi Nuzzi, che col suo Quarto grado ha registrato gli scoop di Corona e Della Chiave indagati, non scivola nella polemica e –soprattutto, dicono i suoi- non si fa dettare la scaletta da Piera Maggio. E qui ritorna il concetto che alcuni dirigenti Mediaset fanno notare: dalle note documentali dei magistrati, la figura dell’avvocato Giacomo Frazzitta legale della madre di Denise riverbera nella narrazione come una sorta di burattinaio che danzerebbe sotto la luna delle investigazioni sbagliate e dei sospetti incrociati; e che muoverebbe le fila degli ospiti e dei copioni televisivi sui quali riluce la grande sceneggiatura di questo delitto imperfetto.

Tra i più tirati in causa Milo Infante –che con il suo Ore 14 ha fatto riaprire il caso Pipitone- ribatte rigo per rigo, in diretta, alla Procura di Marsala: “Innanzitutto ci sono decine di programmi tv che hanno brillantemente riaperto e perfino risolto grandi casi che le Procure avevano frettolosamente archiviato. Poi, prima di parlare di cattivi giornalisti, parliamo di cattivi investigatori che riaprono inchieste solo per nuovi fatti scoperti dalle tv. E poi: da dove arrivano i documenti, le fughe di notizie e le violazioni del segreto istruttorio? Si dovrebbe indagare meglio sul ruolo ipocrita che certe istituzioni hanno con l’informazione. Ci accusano di fare il nostro mestiere. Ma dov’è il reato…?” . Viene anche fatto notare nota che molti dei suddetti depistaggi provengono da segnalazioni dell’ex pubblico ministero ora giudice del lavoro Maria Angioni, la donna più ossessionata al mondo dal caso Pipitone e non per nulla a processo per falsa testimonianza. Infante, tra l’altro, è l’unico in Rai che si svincola dall’omertà che stringe i conduttori di viale Mazzini (secondo le disposizioni dell’ ad Fuortes ogni dichiarazione deve essere autorizzata e protocollata ai piani alti, come tra i carabinieri, o i burocrati della Corea del nord…). Ma non è l’unico a notare che quasi tutti i programmi additati dai piemme sono targati Rai. Ma il punto è un altro. Può davvero la magistratura, al netto delle –molte, toppe- testimonianze tarocche che rischiano in un ciclo ipnotico d’inquinare l’inchiesta, permettersi di marchiare d’infamia interi programmi spesso costruiti su grandi professionalità? Meglio ancora: nei talk dove sta il confine tra servizio pubblico e cialtroneria?

Probabilmente la risposta migliore l’ha data Monica Setta: ci sono talk di cronaca che grufolano su notizie già acquisite e talk che aggiungono ogni volta, senza commentare, nuovi tasselli all’architettura della verità processuale. Come per le archiviazioni, c’è talk e talk…

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