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Se la filosofia accende la radio

Il programma di Sinibaldi su Radio 3 indaga il Covid attraverso la filosofia e la teologia. E la ricerca del senso delle vita fa il botto d'ascolti

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Marino Sinibaldi Foto:  Marino Sinibaldi
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E se i teologi ai tempi del Covid, valessero più dei virologi? Quando contano, in termini d’ascolto lo spirito, l’introspezione, “i valori fondamentali” e “la riscoperta della fragilità che è lo stato comune degli uomini sulla Terra”?

C’è un piccolo programma dal grande ascolto che sta destabilizzando i dogmi di share e d’intrattenimento della radiofonia nazionale. Si chiama La Cura in onda il sabato alle 18 (ora ascoltatissimo in Podcast) su Rai Radio 3 condotto dal direttore della rete Marino Sinibaldi; ed è un tentativo di interpretare la pandemia attraverso voci del mondo medico, filosofico, intellettuale; il tutto, insomma, curando lo spirito, tanto al corpo ci pensano già gli epidemiologi che impazzano alla tv. La Cura ha dato una svolta alla ricezione del pubblico di Rai Radio 3. Laddove nell’ultimo secondo trimestre le radio hanno perso ben 1,5 milioni di ascoltatori (a causa del lockdown la gente non gira in auto e sia il morning- time della mattina che il drive-time pomeridiano si fiaccano) nonostante qualche allargamento di share, la terza rete culturale radiofonica acquista addirittura 53mila ascoltatori i termini assoluti. E il programma di Sinibaldi (“non solo sulla diagnosi ma sulla terapia”) alto, coltissimo -a volte troppo- va ad incidere sulle coscienze di un pubblico curiosamente trasversale, perfino under 35. Così, nei 45 minuti del format chiosati ogni volta da accompagnamenti musicali adatto al tema -da John Cage al Kronos Quartet- troviamo ne La Cura voci disparate tra le voci disperate. C’è Lidia Maggi pastora battista e biblista che contro il virus richiama l’importanza della famiglia: “Tutte le volte che all’interno della famiglia c’è un malessere non si ripercuote solo sul presente ma sul nostro sguardo più ampio verso la realtà. Per questo è molto importante vigilare: questo è il ruolo delle chiese. La fede cristiana non è familista. Anzi, in Gesù c’è il rifiuto del patriarcale, una critica sociale forte, una critica feroce alla famiglia come spazio di potere”. C’è lo psicologo marxista Romano Madera che interpreta il Coronavirus come un’esperienza “attraverso la psicologia della recidiva, del suo prolungarsi, che ci insegna il nostro senso del limite e spalanca l’abisso”. C’è l’economista Giovanna Badalassi che dal suo sito Ladynomics si rivela formidabile analista delle conseguenze che la “capacità di cura delle donne nelle famiglie colpite dal lockdown” hanno sul lavoro delle donne stesse: “5 ore e 9 minuti di impegno medio con i figli in Dad, rispetto alle 2 ore e 22 dei loro mariti”. C’è il filosofo Franco Berardi che indaga sulla castrazione dei piccoli gesti: “In questi mesi ci siamo resi conto che questo trasferimento della nostra affettività su un piano che esclude la presenza e il contatto fisico potrebbe avere sul lungo periodo effetti catastrofici”.
E ci sono star delle medicina, dell’epistemologia e dell’architettura: Ilaria Capua, Sebastiano Maffettone, Stefano Boeri. E sono soltanto alcune delle menti aguzze che affollano le conversazioni del programma. Che, tra l’altro, era nato a termine, solo per l’estate e sotto Natale “per porsi delle domande fondamentali in questo periodo: sul senso dell’esistenza, sul valore della comunità”, afferma Sinibaldi che, da vecchio cronista/intellettuale non si capacita del suo stesso successo. I luoghi dell’anima e i sentieri dell’Io, l’analisi teoretica e sociologica, di solito, per l’ascoltatore medio sono sinonimo d’orchite. Invece. “Invece qui si sta dimostrando che, in casi di calamità, con le si elaborano pensieri. Non avrei mai pensato che mettendo insieme la poetessa buddista con l’economista cattolico, il teologo con lo psichiatra, saremmo riusciti a trarre conversazioni talmente illuminate”. Infatti, illuminano un palinsesto già di per sé pregiato con programmi che vanno da Prima Pagina a Tutta la città ne parla, da Fahrenheit da L’idealista a Hollywood Party. Sinibaldi va in pensione il 2 aprile, la prenda come un lascito per la posterità…

 

 

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