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Perché il teatro di Beppe Fiorello che fa Modugno perde contro il Gf Vip

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Rosario Fiorello (nei panni del padre)  e il fratello Beppe Fiorello Foto:  Rosario Fiorello (nei panni del padre)  e il fratello Beppe Fiorello
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Buonanotte, Fiorellino. Il momento più toccante -un vibrato intimo che inumidisce gli sguardi- si ha dopo un’ora e cinquanta minuti esatti, quando il grande mago Rosario, nella divisa del papà maresciallo della Finanza, scivola sul palco e assieme al fratello Beppe intona Tu si’ na cosa grande. Luci soffuse, mille violini suonati dal vento, sorriso a mezz’asta, e un passo indietro che t’ingoia nel retropalco.

Il momento più estenuante sta nei primi sei minuti, sul “lupinaru”, la storia di un tizio che “probabilmente si trasformava in un lupo mannaro” e che regalava al piccolo Beppe il primo disco di Mimmo ovvero la sala d’attesa del sogno. Ecco, è tra queste due scene che s’è sviluppata Penso che un giorno così, serata-evento andata in lunedì su Raiuno, incentrata sulla figura di Domenico Modugno. Che il mattatore Giuseppe Fiorello ha traslato dal suo omonimo spettacolo teatrale, un successone da 350 repliche dal vivo in tutt’Italia. Lo show di Fiorello, nonostante il rullar di tamburi, ha perso la serata, contro Il Grande Fratello Vip: 2.813.000 spettatori, pari al 12,3 % di share, contro la stessa share e 3.290.000 spettatori. C’è da rammaricarsi ma, soprattutto, da chiedersi perché. Perché il lungo monologo che alternava la storia di Domenico Modugno a quella della famiglia Fiorello e della nazione tutta nella felicità intermittente del dopo -boom, non ha attratto gli 11 milioni di spettatori e 40% di share del film Volare – La grande storia di Domenico Modugno trasmesso nel 2013 su Rai Uno (di cui, per certi versi era uno spin off)? Perché, nonostante comparsate prestigiose -Serena Rossi infiammata nella danza, Paola Turci che canta Dio come ti amo, Eleonora Abbagnato- quella fitta ed incantata ragnatela di ricordi, non ha catturato l’attenzione del pubblico? Eppure, Modugno e le sue canzoni hanno sempre cadenzato la vita  dei Fiorello’s , di una dignitosa, solida e allegra famiglia medioborghese siciliana. Il padre, Nicola, “aveva baffetti alla moschettiere e capelli color petrolio”, era un uomo ruvido, sani principi, simpatia devastante; cantava le canzoni di Mimmo in ogni posto e posizione, specie nei viaggi per le vacanze, dentro l’abitacolo rovente della macchina riempita di moglie, quattro figli e derrate di valigie. Lo trovarono proprio in auto, Nicola, morto mentre stava andando a prendere le sigarette (“Fu trovato così: con la cravatta slacciata, le mani sulla testa. E un col sorriso sulle labbra: era felice”). I suoi figli, Modugno ce l’avevano dentro, per liberarsene serviva l’esorcista. Quest’ossessione, questa intima deferenza, quest’infinito amore per il cantante ha, appunto, portato Beppe, nel frattempo divenuto eccelso attore, al successo del film biografico e dell’opera teatrale.

E forse qui sta il problema. L’opera teatrale. Penso che un giorno così possiede una scansione troppo teatrale per la televisione. Ha tempi lenti, inserzioni intimiste, pause riempite di respiri, lunghi sguardi che dovrebbero incrociarsi con quelli di un pubblico invisibile. E non bastano le canzoni – Volare su tutte- a danzare sulle vicende professionali di Mimmo (il paesello, il viaggio in America, i primi successi) che s’intrecciano con quelle personali di Beppe con quelle della storia d’Italia (la tragedia di Marcinelle su tutte). Certo, Fiorello mostra la sua solita, avvolgente grazia recitativa. Ma l’insieme non regge il ritmo della tv; alcune parti andrebbero asciugate, altre riscritte. E’ come se si mettesse Eduardo De Filippo in concorrenza con Tale e quale. Una seconda serata avrebbe protetto di più il prodotto…

 

 

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