Makkox a Wonderland ha un clone alieno esperto di fantascienza
“Immaginare il futuro significa mettere in discussione ciò che oggi dai per acquisito per scontato e immutabile”. Questa frase non è né del futurologo Nicolas Negroponte né del premier Conte che parla della cassa integrazione in deroga. E’ una frase di Marco D'Ambrosio, in arte Makkox. Ahò, Makkox.
Punto di forza di Propaganda Live su La7, vignettista satirico per fogli di pregio da Internazionale a L’Espresso, trituratore di luoghi comuni politici, l’altra sera Makkox, era diverso. Col barbone elettrico e la parlata romanesca fintamente strascicata svettava su Rai4 a Wonderland, parlare di fantascienza. Ora, io conoscevo di Makkox le spiazzanti illustrazioni. Oltre al bimbo morto in mare che mostra la pagella ai pesci, ricordo un suo Darth Vader/ Erode che incontra i Re Magi. Ma il pensiero di vederlo recensore del mio genere preferito mi proiettava in realtà parallele alla P.K.Dick. Eppure, Makkox era lì, col pc acceso sulle copertine di Urania degli anni 70 (“Il prezzo era da fantascienza perché le vendevano un tot al chilo tagliate fine, come dal salumiere”), a descrivere con competenza i grandi maestri. Stanislaw Lem? “L’inutilità della descrizione minuziosa del mare che pensa in Solaris è un paradosso: come cercare di comprendere i sogni dell’essere umano dall’encefalogramma”. Richard Matheson? “Nel racconto d’esordio Nato di uomo e di donna, il bambino-mostro è prigioniero in cantina mentre i genitori fanno il barbecue”. Robert Sheckley? “il suo pianeta- penitenziario Omega diventa una società ordinatissima, dove il crimine fa parte della vita civile, tipo se può accortellare qualcuno solo il giovedì, tipo il mercato”. Oppure, buttandosi nel confronto cinematografico: “il film di Elio Petri tratto dalla Decima vittima nun c’entra penniente col racconto (ma nell’originale però è La settima vittima, ndr)”. E ancora, ecco Makkox evocare i futuri distopici e confrontarli con le restrizioni del Coronavirus; affermare che i viaggi nel cosmo sono una disperata ricerca della versione migliore di noi stessi; invocare le sperimentazioni di un pugno di scrittori che accendendo le fantasie più estreme illuminarono i posti oscuri del reale. E lì ho intuito che non era lui ma la sua copia aliena nata da un baccellone. “Ahò, ma vuoi mette il Trono di spade con Dune…?”