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Ecco perché ora Spotify è "terrorizzato" dalla radio

Francesco Fredella
Francesco Fredella

Francesco Fredella è nato nel 1984. Pugliese d'origine, ma romano d'adozione. Laureato in Lettere e filosofia a pieni voti, è giornalista professionista. Si occupa di gossip da sempre diventando un punto di riferimento nel jet-set televisivo. Collabora con Libero, Il Tempo, Nuovo (Cairo editore). E' uno degli speaker della famiglia RTL102.5, dove conduce un programma di gossip sul digital space. E' opinionista fisso di Raiuno e Pomeriggio5.

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Adesso Spotify vorrebbe mettere le mani sul mercato pubblicitario con gli annunci “audio digitali”. Il condizionale è d’obbligo perchè si tratta di un’impresa ardua: la radio, il mezzo più affidabile di sempre, impera sovrana con una garanzia di qualità che piace sempre di più al pubblico. E i dati di ascolto premiano, ancora una volta, il mezzo radiofonico che ha puntato da sempre sul dialogo e l’interazione con il suo pubblico. 

Spotify, però, prova a fare il colpaccio con una “guida per radio buyer agli annunci Spotify” che è pubblicata soltanto sul suo sito ufficiale e nessun altro autorevole giornale ne parla. Si tratta di un’opera di convincimento (la classica “captatio benevolentiae”) per spiegare come funzionala pubblicità sulle piattaforme, che devono fare i conti con il vero e unico colosso: la radiofonia con l’Fm, Dab+, radiovisione, visual radio, audio visual, gratuita, in chiaro ed ovunque in streaming, app e podcast. Un’offerta editoriale molteplice e per tutti i palati con informazione, musica, intrattenimento e grandi interviste: il mercato pubblicitario premia con i numeri questa tendenza. Ed è per questo che gli svedesi di Spotify sono terrorizzati: la loro guida agli annunci ed i loro listìni sembrano uno dei tanti modi per far cassa (magari ancora una volta con una percentuale irrisoria di tasse pagate in Italia).

A proposito: Spotify - con playlist robotizzate e senza l’amica degli speakers-  secondo il quotidiano Italia Oggi - negli anni passati “a fronte di ricavi per oltre nove milioni di euro ha pagato imposte per appena 69mila euro in Italia”: si tratta soltanto di una precisazione utile a capire alcuni passaggi. 

Spotify, inutile negarlo, vuole aggredire il mercato radiofonico su più fronti: quello pubblicitario, musicale e lavorativo. Ma la radio gode di ottima salute. Per fortuna.

Nel secondo trimestre 2021 (6 aprile- 14 giugno 2021) gli ascoltatori nel giorno medio sono 33,4 milioni circa, in crescita rispetto ai 33,1 del primo trimestre: la Radio cresce negli ascolti sia nel giorno medio, sia nel tempo di ascolto. Fate due calcoli moltiplicando 33,4 milioni per i giorni di un mese. Il dato è impressionante. Altissimo. 

E, così, con mossa furba, Spotify cerca di aggredire il mercato pubblicitario. Le nuove piattaforme stanno cercando di cambiare la fruizione del prodotto, ma sono sempre meno efficaci sul mercato di massa. La qualità della tradizionale radio, che si rinnova continuamente stando al passo con i tempi, è il vero argine invalicabile. Le nuove piattaforme non riescono a scavalcarlo. E tremano per questa sconfitta.

La radio vanta ascolti incredibili e non ha bisogno di alcun tipo di messaggio per incantare i serpenti. Lo dice il mercato: i clienti e gli ascoltatori non cambiano stazione come- invece - avviene sulle piattaforme digitali. La conferma di un sistema già attualizzato per la CATI (metodo per la rilevazione dei dati di ascolto delle radio): il primo passo per arrivare nel 2023 ad una Total audience mensile certificata! 

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