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Fiori tridimensionali, ricamati o solo appoggiati negli abiti-opere d'arte di Chichi Meroni

La collezione autunno-inverno

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero dove si occupa di attualità, moda e costume, adesso anche "in prestito" alla politica. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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Si immerge nella natura come un’immensa madre che abbraccia il mondo la collezione autunno inverno 2024-25 di Chichi Meroni, con il paesaggio naturale che scompare per lasciare il posto alla rappresentazione di un paesaggio interiore: non più fiori ma ricordi, emozioni e associazioni di idee. Quelli della stilista esprimono la fuga dalla realtà sensibile e l’intuizione creativa.  Fiori che mettono in scena, proprio come le creazioni sgargianti di Yayoi Kusama, il rapporto intenso e intimo di chi crea con la natura, riproducendo un paesaggio cosmico ricco di simbologia. Il filone di flower power, che emerge dagli abiti (autentiche opere d’arte) di Chichi Meroni  in questi giorni nella boutique L’arabesque Cult Store di Largo Augusto 10 a Milano, evoca Les Fleurs du Mal, la Natura delle Corrispondenze di Baudelaire, i Poètes Maudits, Yayoi Kusama e i suoi fiori giganti, ipnotici e psichedelici.

 

 

Nella collezione fiori tridimensionali: ricamati, incastonati, appoggiati, vividi. E dunque delicate rose in 3D ornano abiti a ruches asimmetriche e capispalla, maxi margherite di velluto impreziosiscono gonne a ruota, grandi tulipani spiccano su lunghi cappotti militareschi.  Un prato di Erigeron invade il tulle nero dell’abito mentre la gonna bouillonnée si trasforma in un giardino impressionista di rose spampanate e il collo della giacca diventa una corolla immaginaria.

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