Cravatte italiane al G7 in Inghilterra Draghi aiuta la moda
In Cornovaglia
Un pezzo di Calabria arriva in Cornovaglia. Mario Draghi ha scelto come dono ufficiale le cravatte e i foulards della casa di moda fondata dall’imprenditore catanzarese Maurizio Talarico per i capi di Stato che si riuniscono al G7 in Inghilterra. «Il Presidente Mario Draghi - si legge in una nota dell’azienda - coglie l’occasione di questo evento internazionale, per esprimere la sua vicinanza ad uno dei comparti che ha più sofferto durante la pandemia: la moda, decidendo di rappresentarla con un’azienda di eccellenza dell’artigianalità italiana e nel contempo rilanciare questo settore».
I regali prevedono 5 cravatte sartoriali e due foulard, realizzati con seta italiana pregiata in twill, fatti a mano con l’ormai famosa cucitura a forma di «X» simbolo della maison e dell’artigianalità dei prodotti. Le confezioni sono personalizzate con il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e nastro tricolore. Non è la prima volta: Talarico, negli anni passati, è già stato fornitore per il G7 di Taormina e per l’Expo di Dubai 2021 ed è un marchio molto apprezzato tra i capi di Stato.
Ma se la ripartenza dell’economia sembra più spedita delle attese grazie al traino dell’industria italiana, proprio il tessile abbigliamento - che nel 2020 ha avuto una perdita di fatturato del 27% - è il comparto produttivo italiano che «uscirà per ultimo» dalla crisi innescata dall’emergenza sanitaria. «Potremo osservare una ripresa del nostro settore dalle produzioni che verranno fatte all’inizio del 2022 per il secondo semestre del 2022», ha detto ieri Marino Vago, presidente di Smi, Sistema Moda Italia, la federazione del tessile e della moda. Per assicurare la tenuta del settore nell’immediato e una ripresa sostenibile nei prossimi anni Smi ha presentato al governo alla fine di marzo un piano dettagliato di intervento. «Le risorse che chiediamo, fra gli 8 e i 10 miliardi di euro, sono da considerare un investimento che nel tempo dà un ritorno». Risorse pari a quelle destinate negli anni ad Alitalia, per un settore però da 45mila imprese, 400mila addetti e «sempre con la bilancia dei pagamenti attiva», ricorda Vago.