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Le poco eleganti emoji sono fuori moda: ecco perché

GenZ: il linguaggio che cambia

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero dove si occupa di attualità, moda e costume, adesso anche "in prestito" alla politica. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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Le emoji  sono vecchie, obsolete, fuori moda.  E se lo dicono  i ragazzi della Gen Z, nati dopo il 1996 appassionati di social come Tik Tok,  c’è da crederci. La prima finita in soffitta senza possibilità di appello è l’emoji-che-piange-dalle-risate. Sarà che sia stata usata e abusata, anche a sproposito. E ora ha stufato.

A spiegare il perché della sua bocciatura la linguista Gretchen McCulloch, autrice di “Because Internet: Understanding the New Rules of Language”, che spiega come  l’emoji  sia «vittima del suo stesso successo. Se per anni e anni la risata digitale è stata  rappresentata sempre allo stesso modo, a un certo punto comincia a sembrare insincera».

Per i giovani della Generazione Z la risata con le lacrime, dopo avercela propinata in ogni battuta, ora la trovano imbarazzante. Meglio usare Cche piange e basta, sostengono, che indica un’emozione più intensa e verosimile. I ragazzi dopo il 1996 sono comunemente definiti  dei creativi: utilizzano la libera interpretazione.

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