Il lavoro nel metaverso, tra discriminazioni e nuove vessazioni
Il metaverso è già intorno a noi, tuttavia nel senso comune appare ancora come una realtà sfumata e lontana. Ma una cosa sembra certa, almeno guardando quello che sta accadendo negli Stati Uniti, il metaverso sta reinventando il lavoro, creando nuove dimensioni e prospettive. Questo cambiamento, già in atto dunque nel mondo anglosassone, sta muovendo i primi passi anche in Italia e porterà con se una serie di problematiche di natura giuslavoristica.
La prima obiezione che si potrebbe porre è che l’arrivo in Italia del metaverso sembra decisamente lontano. E’ vero che il Belpaese non brilla in fatto di velocità nel recepire questo tipo di cambiamenti, ma chi avrebbe pensato prima della pandemia che oggi lo smart working e le riunioni in videoconferenza sarebbero state così utilizzate? Come dicevo, il metaverso è già tra noi e a sorpresa, molto prima di quanto ci potremo immaginare, potrebbe essere presente anche nel mondo del lavoro italiano.
Questo cambiamento porterà non solo vantaggi, ma anche delle criticità.
Il vantaggio più evidente risulta senza dubbio l’opportunità di abbattere i pregiudizi e le discriminazioni sul lavoro. Il motivo è semplice, ognuno di noi sarà rappresentato da un avatar che potrà essere liberamente scelto. Ciò potrebbe consentire, fin dai colloqui di assunzione, di superare eventuali possibili pregiudizi legati al sesso, all’etnia, al proprio credo religioso, ecc…
Tuttavia, nel metaverso sorgono anche delle criticità di natura giuridica, problematiche che negli USA stanno già affrontando, e cioè come e in che misura le regole oggi vigenti nei luoghi di lavoro fisici varranno nei luoghi di lavoro del metaverso? Come, per esempio, ci si dovrà comportare riguardo alle molestie o alle vessazioni? Come e quando si potrà parlare di mobbing o straining?
Durante una recente convention dell’American Bar Association, a Washington, alla quale ho avuto il piacere di partecipare in quanto Co-Chair del International Labor Employment Law lo scorso 9 novembre, si è ampiamente discusso di queste problematiche. Oltre alla necessità di individuare dei sistemi che permettano di traslare le norme esistenti su molestie e vessazioni in genere anche nel metaverso, si sono individuati dei nuovi tipi vessazioni, tipiche di ambienti digitali, che sono state denominate microvessazioni.
Si tratta di piccoli episodi che presi singolarmente potrebbero sembrare banali ma che, reiterati nel tempo, diventerebbero particolarmente spiacevoli. Un esempio sono le frasi dette nel metaverso. In questi ambiti un capo ufficio o un parigrado potrebbe usare frasi spiacevoli come “Sapevo che non saresti stato in grado di portare a termine questo compito” oppure “Ero sicuro che avresti sbagliato questo lavoro” o anche “Non mi aspettavo certo che avresti portato a termine con successo questa scadenza”. Come dicevo, se prese singolarmente si potrebbe soprassedere a queste frasi, ma la loro reiterazione potrebbe dare luogo a una vera vessazione sul luogo di lavoro, con tutte le relative implicazioni di natura giuridica.
Oltre a questi tipi di nuove vessazioni, come detto, si tratta anche di capire come le attuali norme che regolamentano le molestie, la cattiva condotta e le vessazioni sul lavoro potranno essere applicate sul lavoro nel metaverso.
Il dibattito sul metaverso in ambito del diritto del lavoro, nel mondo anglosassone, è aperto. Anche in Italia, nonostante il proverbiale torpore, aziende e mondo del business stanno lanciando progetti e centri di formazione sul metaverso, soprattutto in ambito industriale. Sarà sicuramente un periodo di grandi rivoluzioni per quel che riguarda la gestione delle questioni giuridiche connesse a questo nuovo settore, per ora nel nostro Paese non si sta ancora discutendo di come questi cambiamenti potranno impattare sul Diritto del lavoro e come quest’ultimo dovrà adeguarsi, ritengo invece che aprire un dibattito su come ci si dovrà comportare a livello giuslavoristico sia importante e fondamentale per non farsi trovare impreparati.