Come smettere definitivamente di bestemmiare
Il miglior modo per smettere di bestemmiare è bestemmiare tantissimo. Per un giorno intero, fino a non poterne più. La redenzione dalla blasfemia passa da un’ingordigia profana. Sembra un paradosso, invece è il primo dei tanti consigli di padre Alfonso Maria Tava che ha dedicato la vita a studiare le bestemmie in tutte le forme e declinazioni: le ha suddivise per categorie, classificate per aree geografiche e ha inventato un metodo per trasformare i più incalliti, feroci e impenitenti blasfemi in forbiti damerini che commentano perfino l’arrivo dell’ennesima cartella esattoriale con un timido e sussurrato “perbacco”. Il metodo - che pare abbia già convertito più di sei milioni di bestemmiatori seriali - è raccolto nel libro Come smettere di bestemmiare Il Saggiatore, pagg.176, euro 9,90) in libreria da giovedì.
Il religioso non giudica chi invoca invano il nome di Dio: anzi, avendo studiato il fenomeno della bestemmia, riconosce che la vita è un cabaret di sfighe multiformi che ci viene servito ogni giorno e ci induce in tentazione. Dalla batteria del cellulare all’uno per cento proprio mentre aspetti la telefonata che può cambiarti la vita, all’automobilista che ti taglia la strada, dal politico che riduce le pensioni, all’herpes che lievita sul labbro nel giorno del primo appuntamento, fino al computer che si impalla quando non hai ancora salvato il lavoro.
]Infinite sono le ragioni che spingono all’eresia linguistica: c’è chi lo fa per avere consenso (soprattutto i giovani), chi per conquistare una donna (ma il più delle volte la strategia fallisce) e c’è pure chi […]calpesta tutti i santi del paradiso per riempire i silenzi. Siccome la conversazione langue, si sciorina una bestemmia per dare verve al discorso e risollevare l’umore. C’è chi bestemmia per stupire e per divertire e chi per regionalismo e per folclore. I veneti, si sa, sono «campioni intergalattici di bestemmia» infatti, tra i tanti consigli di padre Alfonso c’è anche quello di stare lontani da un gruppo di anziani veneti che parlano di sport al bar perché «un bestemmiatore ha la potenzialità di rendere bestemmiatori almeno altre 4 persone (indice di contagiosità RB4), e costoro a loro volta potranno spandere il morbo ad altre, e così via, con il rischio di gravissime e incontrollate pandemie di empietà». Se per veneti e toscani la bestemmia è un intercalare, per i tifosi di calcio diventa una litania, una specie di mantra per esorcizzare il dolore di un gol subito e inveire contro l’arbitro che sì, è cornuto, ma a volte affibbiargli solo un paio di corna non è sufficiente e allora giù con le imprecazioni.
Un capitolo a parte è dedicato alle bestemmie «barocche», quelle degli insospettabili signori dei salotti buoni che usano un linguaggio blasfemo per sfoggiare la propria erudizione, o gli avvocati che «vengono corrotti dal tirocinio professionale, se non addirittura dalla preparazione dell’esame di diritto privato (arcinoto l’adagio “diritto privato mezzo avvocato, io non ci credo che non hai bestemmiato”»). Legali, ma anche commercialisti, agenti del fisco, amministratori delegati, dentisti e idraulici che peraltro, osserva l’autore, hanno l’eccezionale capacità di trasformare in bestemmiatori convinti anche i clienti.
Per togliersi il vizio della bestemmia bisogna, come dicevamo, passare un giorno intero a inveire contro il paradiso. Ma prima conviene coinvolgere amici e parenti, informarli di questo percorso di purificazione del linguaggio che intendete intraprendere. Ricordatevi di tenere un diario: ogni sera bisogna annotare su un foglio tutte le bestemmie proferite e la causa scatenante. La settimana successiva dovrete rileggere a ritroso gli appunti: vi renderete conto che i motivi delle imprecazioni non erano poi così gravi e che potevate cavarvela con esclamazioni innocue come “accidenti”, “accipicchia”, “mannaggia” se non addirittura sconfinare nel collegiale “perdindirindina”.
Le prime settimane il bestemmiatore può farsi aiutare dalle «alterazioni eufemistiche», può cioè ricorrere a un’espressione che sembra una bestemmia ma non lo è. Come massaia la madonna, o porcamadosca, bioparco, pornodivo, Cris....toforo. Insomma, deve trovare mille scappatoie linguistiche per schivare il terreno minato della bestemmia.
Il programma di redenzione dura dalle quattro alle otto settimane e prevede anche degli «stress test», esercizi che mettono a dura prova le buone intenzioni del bestemmiatore pentito. Tipo: programmare un fine settimana a casa dei suoceri, provare a perdere quattro tram di fila, farsi una doccia ghiacciata, bere un aperitivo in un bar veneto (e non lasciarsi contagiare dai bestemmiatori che vi circondano), sintonizzarsi su una frequenza diversa da Radio Maria e pesarsi dopo pranzo.
La seconda settimana gli esercizi diventano ancora più difficili: è previsto il montaggio di un mobile Ikea dopo aver buttato le istruzioni e seguire la messa sul canale facebook di Paolo Brosio. La terza settimana dovrete rivedere la finale Italia‑Francia degli europei del 2000 e la semifinale Italia‑Argentina dei mondiali del 1990 senza lasciarvi andare alla blasfemia.
Ma potrete considerarvi definitivamente guariti dal vizio solo se riuscirete a non bestemmiare guardando Italia-Corea del Sud del 2002, se davanti alla faccia bronzea dell’arbitro Byron Moreno, ai suoi gialli inesistenti, all’annullamento del gol di Damiano Tommasi, all’espulsione di Francesco Totti e alla rete del coreano Ahn Jung-hwan lascerete in pace dio, santi e madonne. Se non ce la fate, dovete ricominciare dall’inizio. Senza bestemmiare...