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I traguardi della "sciura" Brambilla

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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 La rettrice Marina Brambilla  Foto:  La rettrice Marina Brambilla 
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Non vorremmo sembrare irriverenti nel parlare della "sciura" Brambilla, ma i milanesi sanno che si dice così e non c'è alcun intento offensivo, ma anzi casomai ammirazione, nei confronti della Magnifica rettrice Marina Marzia Brambilla, neo eletta alla guida della università Statale di Milano, prima donna dopo 100 anni di dominio maschile al vertice dell'ateneo. La signora Brambilla si è imposta con mille voti in più sullo sfidante uomo e per lei è stato subito un tripudio di felicitazioni, dalla ministra Annamaria Bernini al presidente del Senato Ignazio La Russa, a riprova del fatto che fa ancora notizia, nel nostro Paese, quando una donna conquista il vertice. In verità, anche altre università milanesi sono già rette da donne, dal Politecnico alla Bicocca, e la Sapienza di Roma, prima università italiana per numero di iscritti e tra le più grandi in Europa, ha già rotto il soffitto di cristallo con Antonella Polimeni. Ma per una che si chiama Brambilla, tipico cognome lombardo, ed è sempre stata lontana dai riflettori, forse c'è un pizzico di novità e curiosità in più anche se, scorgendo il curriculum della professoressa, docente ordinaria di Linguistica tedesca, si resta impressionati dalla mole di pubblicazioni e titoli che ha. In più, la Brambilla ha subito fatto capire da che parte sta: da quella delle donne, che alla fine ce la fanno e arrivano al top della carriera, sebbene a volte ci voglia tempo (nel caso della Statale, cent'anni). Brambilla ha poi parlato delle manifestazioni di protesta di questi giorni nelle varie università italiane (<sì al dialogo, no alla violenza>) e ha dedicato la sua vittoria a tutte le studentesse, ricercatrici, insegnanti che ancora non sono considerate come meritano. 

A proposito di ricercatrici, nelle discipline Stem la strada è ancora lunga, ma recenti casi di "cervelli in fuga" che sono rientrate in Italia è un buon segnale. E' il caso, ad esempio, della torinese Francesca Buffa, biologa, che dopo essersi specializzata a Oxford, è tornata in patria a lavorare all'Ifom di Milano dove è esperta di Scienze computazionali e genomica integrata per comprendere malattie complesse come il cancro. In pratica una scienziata dell'intelligenza artificiale applicata alla medicina. 

Poi c'è il caso di Sabrina Giampaolo, PhD, "cacciatrice" di linfomi con la passione per le Arti. Classe 1986, dopo 6 anni in Germania, è tornata in Italia anche lei e all'Ifom di Milano studia una piattaforma per pazienti affetti da alcune tipologie di linfoma per predire in base a uno screening delle loro caratteristiche cellulari se diventerà più grave.

Intanto, a Roma, proprio in questi giorni si è tenuto il primo Festival Internazionale dell'Economia di Genere (FidegOltre), realizzato dall'associazione Oltre, si è occupato di "Cultura, lavoro, diritti e parità", con il patrocinio del ministero della Cultura, della Regione Lazio, della Città metropolitana di Roma Capitale, dello Stato maggiore della Difesa, Polizia di Stato, Rai per la Sostenibilità Esg e università Ca' Foscari di Venezia. Ha aperto i lavori un video messaggio di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, e tantissimi sono stati gli ospiti e le ospiti. Il pubblico in sala ha anche potuto assistere alla proiezione di filmati di Rai documentari su "Le donne che hanno fatto la storia". E tante altre, ancora, la faranno.  

 

   

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