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Aziende, manovra e aiuti alla natalità

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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D'accordo, la famiglia italiana non sarà più quella sorridente e unita del quadretto da Mulino Bianco di quando eravamo piccoli, ma tra le grandi aziende italiane c'è chi ci prova ad aiutare mamme e papà anche nella difficile situazione economica che stiamo vivendo. Proprio Barilla, che ha tra i suoi brand di successo Mulino Bianco e tante altre gustose creazioni ed è un'azienda a conduzione familiare, ha annunciato la novità per i propri dipendenti in tutto il mondo, che si inserisce in un progetto di incentivi alla natalità di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno, considerato l'inverno demografico in cui siamo relegati.  La notizia è che tutti i genitori (a prescindere dal genere e dallo stato maritale) hanno diritto a un congedo parentale per 12 settimane retribuito al cento per cento, quindi maggiore rispetto, ad esempio, a ciò che è in vigore oggi in Italia dove è previsto un congedo parentale più limitato. Non solo. Nel caso in cui gli standard legislativi locali siano più vantaggiosi la nuova policy di Barilla prevede che vengano applicate le normative del Paese. L'iniziativa del gruppo di Parma non può che essere apprezzata perché l'attenzione al tema è molto alta e se c'è un aspetto su cui si concentra la manovra del governo, nonostante la "coperta corta" che impedisce di mettere soldi su altri progetti, è di sicuro il tema della natalità su cui Giorgia Meloni insiste sin dal primo discorso d'insediamento. Purtroppo, infatti, il nostro Paese è caratterizzato da un forte child penalty gap nel mercato del lavoro e tante donne rinunciano ai figli per timore di perdere il posto di lavoro o per la mancanza di aiuto da parte dello Stato nella gestione delle spese legate alla maternità. Ricordiamo, infatti, che in Italia il divario lavorativo tra uomini e donne si è attestato al 17,5%, ma è ben più alto in presenza di bambini: nella fascia di età 25-54 anni se c'è un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63% contro il 90,4% di quello dei papà e con due figli minori la forchetta tra lui e lei si allarga ulteriormente. Insomma, se dove c'è Barilla c'è casa, come recita il claim, l'auspicio è che in quella casa ci siano anche dei figli per avere un futuro. Ma anche altre aziende, consapevoli del problema, incentivano le lavoratrici ad ampliare la famiglia, come Randstad, la multinazionale olandese che assegna un bonus di 1.000 euro a chi partorisce e fino al sesto anno di età del pargolo, o San Marco Group, o Ferrero, che da anni ha intrapreso una politica a sostegno dei dipendenti genitori. E c'è chi dà una mano anche per le rette degli asili nido (la manovra del governo prevede bonus e sconti anche in tal senso) e per la baby sitter.   

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