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La Miss è cristiana, Pakistan in rivolta

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Il conflitto che si sta combattendo in Medio Oriente colpisce per la brutalità e la ferocia con cui i terroristi di Hamas si sono scagliati contro i giovani che ballavano a un rave party, contro le donne, i bambini anche appena nati, gli anziani disabili presi in ostaggio come bottino di guerra e prossimi al sacrificio. Ci ha riportato a una violenza che credevamo sepolta e invece è riesplosa facendoci ripiombare nell'incubo di perdere la nostra libertà, che poi è la libertà dell'Occidente democratico, che rispetta gli individui e non li comprime come invece fanno i regimi autoritari dove alle giovani donne, ad esempio, è ancora impedito studiare, vestirsi come vogliono, sposarsi con chi vogliono, decidere con la propria testa. Il Pakistan è una repubblica parlamentare federale, ma è soprattutto una repubblica islamica dove le donne non hanno ancora diritti al pari degli uomini e sono considerate subalterne ai maschi. Sono discriminate e la prova è che il più noto concorso di bellezza per le pakistane, Miss Pakistan World, ha una storia molto lunga ma non si disputa nel Paese di provenienza delle aspiranti reginette, bensì all'estero, infatti quest'anno le selezioni si sono svolte alle Maldive e  la vincitrice  è risultata la splendida 24enne Erica Robin di Karachi, cristiana, laureata in Economia e Commercio, seguitissima sui social, che dovrà rappresentare la sua nazione alla finalissima in Salvador.  Peccato che la sua partecipazione alla kermesse sia diventato un caso politico, ne parla tutto il Paese, è perfino intervenuto il premier ad interim Anwar ul-Haq Kakar  il quale ha aperto un'inchiesta dopo le sollevazioni del partito Jamaat-e-Islami che ha definito l'elezione di Erica  <vergognosa>. Il motivo di tanto sdegno è che la miss deve sfilare in costume da bagno, fare delle foto e sfilare in una sala piena di uomini, come avviene in genere per molti concorsi di bellezza. Erica Robin si è detta molto felice di farlo in rappresentanza del proprio Paese nella speranza, forse, di dare voce a tante ragazze come lei che vorrebbero "vivere all'occidentale" e avere un Pakistan più moderno e tollerante. Purtroppo per lei, però, in uno Stato dove prevale la religione islamica è inconcepibile che una donna cristiana si esponga a una gara di miss pretendendo di incarnare i rigidi valori pakistani. E, del resto, in passato anche alcune femministe locali, come Amna Buttar, avevano duramente criticato il concorso giudicandolo un boomerang per le battaglie di genere perché <le giovani pakistane non vogliono indossare il bikini ma avere pari opportunità e diritti che un concorso riservato ad alcune élite non può dare>.  Insomma, Miss Universo Pakistan è solo un piccolo caso rispetto agli enormi problemi della povertà e della guerra, ma conferma che le differenze di religione in un paese arretrato condizionano ancora il vivere civile e, quasi sempre, a farci le spese, sono le donne.  

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