Disinibita. E fatta a pezzi: Carol Maltesi, una sentenza-choc
La procura di Busto Arsizio aveva chiesto l'ergastolo per Davide Fontana, bancario di 44 anni che ha ucciso a martellate e poi fatto a pezzi la ex fidanzata Carol Maltesi il cui corpo fu ritrovato mesi dopo in alcuni sacchi di immondizia nel Bresciano. Ma nella sentenza con cui i giudici hanno condannato l'omicida a 30 anni (e non al fine pena mai) c'è scritto chiaramente che la vittima era <disinibita> e aveva reso l'uomo insicuro e frustrato. Da qui l'assenza di premeditazione e la violenza cieca che ha portato alla fine della giovane di Rescaldina. Le parole dei magistrati fanno discutere e riattizzano le polemiche su <una cultura sessista che permea così profondamente la magistratura italiana>, dicono in tante, esponenti di associazioni femminili, giornaliste e parlamentari di vari schieramenti. Lei era disinibita, lui si sentì usato, era innamorato e non tollerava lo stile di vita della ragazza, che alla fine è stata torturata, accoltellata, massacrata. Era giusto dargli l'ergastolo? Probabilmente sì. Il coro d'indignazione è lecito. La povera Carol non aveva colpe e se Fontana era geloso marcio di lei, questo non è un buon motivo per fare ciò che ha fatto. Punto. La sentenza di certo non rende giustizia a tante donne che si sentono ancora accusate di avere provocato una reazione folle o violenta del partner. Non siamo tornate al Medioevo, ma fortunatamente passi avanti sono stati fatti e i femminicidi sono in calo. Ma sconti di pena perché lei era carina, simpatica o dava confidenza ai maschi, non è accettabile.