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#losapevamotutte

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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 Mariapaola Romano  Foto:  Mariapaola Romano 
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Freddata nell'androne di casa da tre colpi di pistola. Sembra un delitto di mafia, invece è l'ultimo femminicidio, l'ultimo di una lunga serie, e la vittima è Pierpaola Romana, una poliziotta di 58 anni, di Roma, colpevole di non si sa cosa, forse solo di avere fatto innamorare il suo assassino, un collega, Massimiliano Carpineti, che pur di non sentirsi dire che la storia era finita ha premuto il grilletto e ha fatto fuoco. L'uomo prima è fuggito, poi ha accostato l'auto in una piazzale e si è sparato con la stessa arma, una rivoltella che non aveva lasciato in ufficio, nonostante fosse in ferie, ma che aveva deciso di portare con sé, premeditando evidentemente il delitto. Omicidio-suicidio, sfondo passionale, scarno linguaggio usato da chi indaga per spiegare che il caso è chiuso, ma l'orrore resta. Così come è enorme e feroce ciò che è accaduto a Senago, nel Milanese, dove Alessandro Impagnatiello, 30enne compagno di Giulia Tramontano, ha confessato le modalità agghiaccianti con cui ha ammazzato la ragazza e il bambino che portava in grembo. <Volevo sentirmi libero>, ha dichiarato agli inquirenti, dopo avere detto una serie incredibile di balle per giorni compresa quella che <Giulia si è accoltellata da sola>. Ora la politica promette che penserà a un pacchetto di provvedimenti ad hoc contro la violenza sulle donne, qualcuno saggiamente aggiunge che le pene servono a poco se manca la prevenzione. Articoli di stampa (perfino la più vicina alle tematiche femminili, almeno a parole) lasciando intendere che ci sarebbe però, sempre, anche un po' di responsabilità da parte delle ragazze e delle donne e che, insomma, <dobbiamo insegnare alle ragazze a salvarsi>, come se non bastasse tutto lo sforzo, l'impegno, la fatica che spetta sempre a una parte della coppia mentre all'altra, quella maschile, è concesso di tutto e, poverine, sono le donne che devono prendere le distanze, sono le donne che devono dare un taglio, sono le donne che non devono andare a cercarsela. Troppo comodo così. Basta. Chi uccide, di solito, è uno. Chi picchia, di solito, è uno. Chi psicologicamente logora in nome di un amore tossico, è sempre e solo uno. Capita, certo, che anche la donna diventi carnefice ma ogni statistica finora dirà che sono più i "femminicidi" dei "maschicidi". E comunque il punto non è stilare una classifica per dire se sono più brutali i maschi o le femmine, se in un rapporto menano più i primi o le seconde. Il punto è che, come dice l'hashtag diventato virale ieri dopo il ritrovamento del cadavere di Giulia e l'assassinio di Mariapaola, #losapevamotutte. Già sapevamo che andava a finire così. Perché una giovane incinta di sette mesi non fa perdere le proprie tracce così, e perché troppo sangue innocente è stato versato senza che nulla sia stato cambiato.        

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