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La parità? Tra 122 anni

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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 Monica Calamai  Foto:  Monica Calamai 
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Un recente convegno che si è tenuto a Palazzo Giustiniani, a Roma, una delle sedi del Senato, dal titolo "Gender gap e salute della donna: le proposte della Community Donne Protagoniste in Sanità" ha messo in luce una triste verità. serviranno ancora 122 anni prima di arrivare a una parità di genere in tutti gli ambiti della società. Non solo, dunque, a livello di sanità, ma anche nelle aziende, nella politica, nella Pubblica Amministrazione. Il pink power  che ci sembra di avere conquistato perché in Italia per la prima volta abbiamo un presidente del Consiglio donna, Giorgia Meloni, si scontra drammaticamente con i dati che arrivano dal monitoraggio a livello nazionale ed europeo che mostrano quanto siamo ancora indietro nella strada della parità rispetto ai colleghi maschi. La conferma è arrivata anche dalle parole di Monica Calamai, coordinatrice della Community Donne Protagoniste in Sanità, che è anche direttrice generale della Azienda Usl di Ferrara e Sub-commissario generale dell'azienda ospedaliero-universitaria della città emiliana. <Il gender gap è anche uno degli obiettivi prioritari del Pnrr>, sottolinea Calamai-. <I pochi bilanci di genere, che sono stati realizzati nelle varie aziende sanitarie, dimostrano che la strada è ancora lunga ma ci sono gli elementi per poter fare questo salto in avanti, anche a livello culturale. Dobbiamo partire da un percorso formativo-culturale che deve iniziare fin dalle scuole primarie. Tutto il top management, ad esempio, vede una presenza femminile di appena il 27%, con divari retributivi e di ruoli apicali significativi nella Pubblica Amministrazione, nei Consigli di amministrazione delle varie aziende, nella politica. Quale messaggio mandiamo al Governo? Quello di investire nelle infrastrutture per consentire una presenza lavorativa migliore, quello di sostenere la maternità e le donne in stato di gravidanza nei vari ambienti di lavoro, investendo anche su asili nido e baby parking>. Tra 122 anni, forse, chissà. Ma noi non molliamo. 

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