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Giorgia, Mara e i toni

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Mentre il centro registra un affollamento degno di una rambla in piena estate invasa dai turisti, Giorgia Meloni si frega le mani: lei, senza fare nulla ma semplicemente proseguendo per la sua strada, rischia di portare a casa un bottino di voti molto superiore a quello che i sondaggi già le accreditano.  Le Amministrative del 12 giugno, non a caso, hanno già registrato il sorpasso sulla Lega di Salvini e se la cosiddetta "area draghiana" non s'inventerà qualcosa, o se Fdi non farà passi falsi, è possibile che sarà proprio lei a prenotarsi un posto per Palazzo Chigi il prossimo anno. Anche perché il suo è l'unico partito all'opposizione e gode, giocoforza, di una posizione privilegiata. Alla Meloni, dunque, contestano i toni: aggressivi, bellicosi, troppo "uterini", fascisti nel bocciare la teoria del gender, brutali contro le coppie non tradizionali e l'utero in affitto (che la Meloni vuole diventi reato universale punibile per legge). La sinistra l'ha riempita di insulti dopo il comizio spagnolo alla kermesse di Vox e, in effetti, il suo intervento al microfono non è stato esattamente una ninna nanna per bambini. Ma se qualcuno pensava che le alleate italiane la criticassero, eccolo servito: Mara Carfagna, ministra per il Sud e già collega della Meloni durante il governo Berlusconi, non si è scomposta più di tanto. <I toni? Quella è Giorgia. Lei è così, passionale. vera, gli attacchi sono pretestuosi>. Certo, l'esponente azzurra non condivide molto del discorso meloniano, per non dire quasi nulla, sui gay è stata tra le prime ad avere un orizzonte più aperto di tanti di centrodestra. E il suo modo di parlare è differente. Ma bacchettare i toni di un comizio politico di una leader quale Giorgia Meloni è fuori luogo, ha insistito Carfagna. Attaccatela sui contenuti, non sul volume della voce. Donne solidali.  

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