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Quell'Arma in più per le donne: la storia di Alessia Orro

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Sul sito di Libero trovate, nella sezione sport, l'intervista che ho fatto Alessia Orro, palleggiatrice della Nazionale italiana e della Vero Volley di Monza, salvata da uno stalker che la perseguitava praticamente dal 2019 arrivando a prendere aerei in giro per il mondo pur di stare con lei. Alessia ha avuto crisi di panico, ha rischiato di non riuscire più a giocare come prima, ogni trasferta era diventata un incubo per un'atleta giovane come lei che mai avrebbe pensato di dovere combattere contro un molestatore 50enne già noto alle forze dell'ordine. Alessia è stata "salvata" dai carabinieri. Il maggiore Emanuele D'Onofri, che comanda la compagnia di Monza, ha messo in campo un'attenta attività d'indagine fino ad arrestare lo stalker, per giunta recidivo. Questo caso ha avuto la ribalta perché la vittima era una sportiva della Nazionale italiana, ma molte altre donne non denunciano per vergogna o per paura delle reazioni. I carabinieri, che il 6 giugno hanno celebrato il loro 208esimo "compleanno" con messaggi di ammirazione da tutte le istituzioni, da tempo hanno rafforzato le strategie di prevenzione e contrasto agli atti persecutori. L'Arma infatti riserva particolare attenzione alla violenza di genere impegnando consistenti risorse organizzative per sostenere l'impegno sul territorio. Innanzitutto i militari sono stati formati sul tema del contrasto allo stalking. Poi, sulla scorta di un protocollo siglato il 16 gennaio 2009 tra i ministri della Difesa e delle Pari Opportunità, è stata istituita la Sezione Atti Persecutori collocata nell'ambito del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche per svolgere attività di studio e analisi del fenomeno ed elaborare valutazioni sui "fattori di rischio". Dal 2014, poi, l'Arma si è dotata della "Rete Nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere" strutturata su ufficiali di polizia giudiziaria, marescialli e brigadieri inseriti nell'ambito delle articolazioni investigative dei vari Comandi. Sono state formate 400 unità su tutto il territorio nazionale e, grazie alla collaborazione con associazioni a difesa della donna (come il Soroptimist) è stato avviato il progetto "Una stanza tutta per sé" per cui, all'interno di caserme dell'Arma, sono state  create 150 camere dedicate all'ascolto e alla cura delle donne vittime di violenza. Se non bastasse, è stata intensificata la collaborazione con l'Ordine degli Psicologi e con l'Associazione "Vite senza paura". Con la Polizia di Stato, inoltre, è nato il sistema Scudo, la banca dati dedicata, volta a fornire agli operatori, nell'immediatezza degli interventi, un quadro informativo completo su eventi pregressi e soggetti coinvolti. Un aiuto concreto, dunque, per tutte le donne. Un'Arma davvero in più.  

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