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Il giorno nero delle donne

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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E' appena passato l'8 marzo, con le sue polemiche e i soliti discorsi sulla parità di genere che non c'è e la strada ancora lunga che deve essere fatta perché le donne siano considerate al pari degli uomini nelle professioni e nella società. Un 8 marzo vissuto in piena pandemia, infatti alle statistiche di ogni anno si aggiungono quelle che vedono le donne sempre più penalizzate, stavolta anche dal virus: in smart working ma con i figli a casa da accudire, davanti al pc e ai fornelli, in ansia per la salute e per il lavoro che cambia, nel complicato equilibrio di fare quadrare tutto pur in assenza di aiuti, mantenendosi lucide mentre il mondo intorno impazzisce. L'8 marzo dovrebbe insegnare che le donne si rispettano, che le violenze non sono accettabili, che una moglie o una compagna non è una proprietà dell'uomo. I femminicidi (e i "figlicidi") non si sono fermati neppure in questo 2021 ed è triste dovere registrare che c'è anche una vittima piccolissima, uccisa  senza un perché da sua madre.  Edith aveva solo 2 anni. è stata strangolata da chi le aveva dato la vita, sua mamma Patrizia  Coluzzi, 41 anni, che poi ha tentato di farla finita. Patrizia aveva scritto su Facebook la sua rabbia, l'esasperazione, il dolore verso l'ex marito che, secondo lei, la insultava, la trattava male, le diceva puttana e stronza, la picchiava e la tradiva. Vero, falso? Le indagini lo diranno, ma la piccola Edith non c'è più. Che colpa aveva lei? Adesso non c'è più. Patrizia Coluzzi sui social esortava le altre donne a denunciare. <Solo da morte sarete  considerate vittime, altrimenti siete solo delle povere pazze>, diceva. Sarà accusata di omicidio volontario, questa madre sofferente e assassina che aveva anche denunciato l'ex che voleva solo separarsi da quella donna troppo instabile da definire la sua bambina: <Il mio tutto>. Prima di toglierle la vita.     

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