Donne violentate e test di verginità, c'è una giudice in Pakistan
C'è un giudice nel Punjab. Ha detto che il test della verginità non ha valore, che una donna che ha subìto violenza sessuale non deve dimostrare niente e non deve essere sottoposta a questa ulteriore umiliazione: non è giusto, non vale. E' un giudice donna, si chiama Ayesha Malik e da ieri il suo nome e il suo volto sono su tutti i social, come se questa signora avesse compiuto un piccolo miracolo, sfamato gli affamati e dato da bere agli assetati. Ayesha Malik ha stabilito che l'odioso "test della verginità" è illegale e pertanto va abolito, così è accaduto nella provincia pakistana del Punjab. Qui le ragazze stuprate non venivano credute, dicevano di avere subìto violenza, di essere state maltrattate, picchiate, violate: private della loro purezza, eppure finivano per essere considerate bugiarde o peggio ancora colpevolizzate. Ancora nel 2020 vigeva questa pratica terribile di sottoporle a visite mediche a dir poco invasive, affinché sedicenti dottori accertassero che l'abuso era stato davvero commesso e se la vittima prima era ancora illibata oppure no. Cronache di oridinario terrore da un mondo che sembra molto lontano da noi, Occidente "civilizzato", invece magari il "test" è stato fatto chissa quante volte anche in Italia. Finalmente c'è voluta una donna a dare ragione alle proteste di tante attiviste, giornaliste, politiche pakistane che hanno sollevato la questione di fronte alla Corte Suprema di Lahore, in Pakistan. Le loro petizioni sono state portate in Aula e discusse fino a che ieri la giudice Ayesha Malik ha dichiarato che quel test <lede la dignità personale delle donne e va contro al diritto alla vita e alla decenza>. Nel Punjab è stato abolito, adesso tocca al resto del Paese.