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Giustizia per i figli di Marianna Manduca

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Nessuno ridarà indietro la mamma a Carmelo, Salvatore e Stefano, ma almeno questi tre ragazzi non dovranno restituire 259mila euro di risarcimento come invece aveva stabilito la Corte d'Appello di Messina. La sentenza della Cassazione ha ribaltato il verdetto di secondo grado e ha detto che l'omicidio di Marianna Manduca, barbaramente uccisa dall'ex marito nel 2007, si doveva evitare. La donna aveva denunciato per ben 12 volte il suo aguzzino e quelle 12 denunce, in un tempo in cui la violenza contro il sesso debole era quasi tollerata, non sono state prese in considerazione. Anche il giorno prima di essere ammazzata a Palagonia, in provincia di Catania, Marianna aveva chiesto aiuto, ma invano. I suoi tre figli, oggi poco più che adolescenti, nella tragedia hanno avuto la fortuna di essere adottati dal cugino della loro mamma, Carmelo Calì, il quale si è preso a cuore la sorte dei ragazzi e pur avendo già altri due figli piccoli, d'accordo con la moglie, ha allargato la sua famiglia per permettere ai tre giovani orfani di continuare ad avere una vita il più possibile normale. Di potere andare avanti. La storia di questo femminicidio, che si stava trasformando in un dramma anche economico per due minori (Salvatore e Stefano) e per il fratello maggiore, Carmelo, è stata raccontata bene in un film per la televisione dal titolo "I nostri figli" con protagonisti Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti. Un film che parte dal dramma di una madre uccisa dall'uomo che diceva di amarla e che invece poi si è rivelato violento e aggressivo, minaccioso al punto da puntarle il coltello contro più volte al grido di "con questo ti ucciderò", cosa che poi ha effettivamente fatto, e termina con la speranza di una vita migliore per i tre giovanissimi orfani salvati dal cugino che li ha portati con sé nelle Marche, per un nuovo inizio. Incredibile è stata quindi la decisione dei giudici di Caltagirone di chiedere indietro la somma accordata in primo grado a titolo di risarcimento ai tre ragazzi. Un risarcimento da parte dello Stato colpevole di non avere saputo proteggere abbastanza la vittima che si era rivolta alle forze dell'ordine ben 12 volte. Solo che poi quello stesso Stato ha detto che no: quei soldi dovevano essere restituiti perché, in fondo, l'omicidio di Marianna Manduca <era inevitabile> , dunque nulla le autorità avrebbero potuto per impedire il delitto. Ora, la sentenza della Cassazione ribalta ancora una volta quel verdetto e dà una nuova speranza a Carmelo e ai suoi fratelli. Ci sarà un nuovo processo, un processo alla giustizia che ha sbagliato allora e che oggi, di fronte a tre giovani che già hanno tanto sofferto, dovrebbe soltanto chiedere scusa e non pretendere null'altro in cambio.   

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