Enrico Letta, "il Parlamento ha una sua saggezza da ascoltare": la confessione (paracula) di un fallimento
Belloni? Casini? Draghi? Casellati? Cassese? Frattini? Moratti? Amato? Nordio? Massolo? Cartabia? Severino? Ritenta, sarai più fortunato. Oppure bis, Mattarella-bis, il mister Wolf da Palermo il quale - controvoglia e a 80 anni - potrebbe sì risolvere i problemi di una masnada di leader che, con la sua riconferma - con discreta approssimazione - si andrebbero a scavare una profondissima fossa politica (ad uscirne onorevolmente, non fosse altro per la sua sostanziale estraneità alla partita, forse solo Giorgia Meloni).
Per usare le parole di Bruno Vespa, se bis fosse "sarebbe meglio chiudere Montecitorio per dimissioni della politica" (Quotidiano Nazionale, oggi sabato 29 gennaio). Niente da aggiungere (se non che le frase è firmata dalla negazione in carne e ossa del populismo, il gran cerimoniere di Porta a Porta).
Da aggiungere solo una postilla, una brevissima riflessione su Enrico Letta, il segretario del Pd barricato a fondo campo, intento a respingere colpo su colpo le palle battute da Salvini¢rodestra (o quel che ne rimane). Palle un po' troppo semplici da rimettere in campo, però. Ecco, quando palla dopo palla il fumo della fornace dei candidati quirinalizi bruciati ha reso l'aria irrespirabile, Enrico Letta ci spiega che "o c'è una intesa complessiva che tiene" (tra le forza di governo per evitare una crisi), o si dà ascolto al Parlamento. "Il Parlamento ha una sua saggezza e assecondare questa saggezza è anche questa democrazia".
Traduzione: abbiamo fallito, non controlliamo i partiti, fate voi. Insomma, grandi elettori e peones, dall'essere comandati con sms spediti a catena a ridosso del voto, all'essere ispirata fonte di saggezza, il sale della democrazia. Molto paraculo. "Meglio dire Mattarella ripensaci", come ha ammesso Salvini, piccola nota di merito in una settimana per lui piena di ombre.