Giovanni Favia e la valigetta del compagno Chavez: il torbido-tanto-per di un grillino è per sempre
"Non mi era mai successo di essere avvicinato da una potenza straniera"
Giovanni Favia (Quotidiano Nazionale)
Metodo-Cinque Stelle. La cultura del sospetto. Dei punti esclamativi a cui sfugge un "1". Del torbido tanto per. Si parla della valigetta venezuelana, fior di milioni from Caracas, anno di grazia 2010, tutti a Gianorberto Casaleggio, dice l'inchiesta giornalistica piovuta dalla Spagna e accolta con fragore in Italia. Fragore scontato: valigetta, soldi, loro "duri e puri" che come un Preziosi qualunque filano via con una ventiquattrore piena zeppa di bigliettoni. Troppo bello. Forse anche troppo bello per essere vero, ammettiamolo. Poi, certo, il subcomandante Dibba e altri invasati un metaforico pugno chiuso, a Chavez y Maduro, negli anni, lo hanno rivolto con sommo gaudio in molteplici occasioni. Epperò quanti però, in questa succosa spy-story su sfondo politico che ci lascia parecchi dubbi.
Ma si dicva: il metodo-Cinque Stelle, il grillino che perde le gialle stellette ma non il vizio del sospetto. Del torbido tanto per. Si parla del fu M5s Giovanni Favia, ex consigliere regionale in Emilia Romagna, che dal pianeta giallostellato fu cacciato dopo che in un furionda disse peste e corna dell'original Casleggio, proprio Gianroberto. E il fu grillino Favia, intervistato a valigetta caldissima dal Quotidiano Nazionale, mesta e rimesta, coltiva il sospetto e l'allusione. Parte col disclaimer anti-querela: "Se fosse vera, e mi auguro che non lo sia e che sia tutta una montatura, sarebbe una notizia di gravità assoluta. Mi ha indignato profondamente sentirla". Parla della valigetta, ovviamente. "E mi si è anche accesa una lampadina". Parbleu, l'illuminazione.
Segue spiegazione della lampadina: "Poco dopo la mia elezione, nel 2010, fui contattato via mail da dei diplomatici venezuelani che mi invitarono in ambasciata. Si dicevano nella mail interessati a conoscere e prendere contatto con il Movimento. Non mi era mai successo di essere avvicinato da una potenza straniera", dice Favia. Già, la "potenza straniera", locuzione che crea suspense. Ma Favia non era neppure mai stato eletto a nulla, prima di quel 2010: suvvia, perché mai la "potenza straniera" avrebbe dovuto avvicinarlo, prima che diventasse "qualcuno" nell'universo pentastellato?
"Ritenni di comunicare subito la cosa a Gianroberto Casaleggio e diedi i contatti ai diplomatici venezuelani", conclude Favia. Senza dilungarsi su considerazioni circa il normale e prevedibile ammiccare di una "potenza straniera" marginalizzata a un nuovo partito che in linea teorica - e successivamente anche pratica - al Chavismo non era così ostile, si nota come quella "email venezuelana", in cui di denari non si parlava, venga sventolata da Favia proprio per fomentare il sospetto. "Lampadina", direbbe lui. E ovviamente tira in ballo quel Casaleggio da cui, de facto, fu cacciato.
La cultura del sospetto, del torbido tanto per. Il metodo-Cinque Stelle è per sempre. Non c'è espulsione che tenga.