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Panico e depistaggi dei pro Bergoglio dopo l'istanza su Benedetto XVI

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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La notizia – oggettivamente storica - dell’Istanza per il riconoscimento della nullità dell’abdicazione di Benedetto XVI, depositata il 6 giugno dallo scrivente presso il Tribunale del Vaticano, QUI nonostante il militante boicottaggio del mainstream, è filtrata ugualmente in Italia e all’estero. Per le strade del Centro storico di Roma (anche sotto Santa Marta), continua a girare il camion vela QUI e ieri sono apparse anche decine di “paline” sui marciapiedi intorno alla Città leonina con il messaggio in cinque lingue e il link all’inchiesta.

 

 

Sarà un caso, ma proprio da una settimana circa si registrano improvvisi smottamenti, riposizionamenti, depistaggi e goffe strategie difensive bergogliane, tentativi tutti accomunati dalla eloquente e chirurgica rimozione della Magna Quaestio sulla sede impedita di papa Ratzinger.

Perché non si parla MAI (anche in termini negativi, volendo) di questo argomento, di un libro, "Codice Ratzinger", venduto in 20.000 copie, vincitore di due premi giornalistici, presentato in 125 conferenze in tutta Italia? Ovviamente perché il punto dolente è quello: la strategia banale è quella di evitare il tema in modo completo facendo passare l’autore dell’inchiesta per un “romanziere alla Dan Brown”. (Se così fosse, sarebbe ben rischioso depositare un romanzetto in un tribunale). 

Fra queste strane iniziative che portano fuori strada i lettori, innanzitutto un articolo uscito su Domani il 15 giugno dell’ex direttore dell’Osservatore romano Gian Maria Vian che nel suo ultimo libro riprende un brano di “Ultime conversazioni” di Peter Seewald. In questo passo, da noi analizzato già nel 2021 QUI, Benedetto XVI ammetteva che, secondo la profezia di Malachia, egli avrebbe potuto essere l’ultimo papa per come lo conosciamo.

 

 

Ovviamente Vian non ha colto – o non ha voluto cogliere - il senso ovvio del messaggio in "restrizione mentale larga". Benedetto XVI essendo in sede impedita, potrebbe davvero essere l’ultimo papa canonico. Se il prossimo conclave dovesse annoverare anche i falsi cardinali di nomina antipapale, proseguirebbe l’illegittima linea successoria bergogliana. Quando non ci saranno più almeno tre veri cardinali per eleggere legittimamente un vero papa, la Chiesa cattolica sarà finita. 

Stranamente, anche Paolo Mieli ha raccolto QUI  questo input sempre evitando l’ovvia dirompenza del messaggio.

Papa Ratzinger, in un’ottica politicamente corretta avrebbe dovuto dire: “dopo di me c’è comunque il legittimo papa Francesco, quindi io non sono certo l’ultimo papa, come erroneamente affermava la profezia di Malachia”. E invece, "tutto può essere" e non cita affatto Bergoglio, chiaramente perché non è il papa.  

Su Repubblica poi compare il 17 giugno un altro spacchettamento dal libro di autopropaganda difensiva “El Sucesor”. L’ingenuo titolo è: “Ratzinger si è dimesso per onestà” e nel testo Bergoglio insiste con una plateale excusatio non petita sulle dimissioni di Ratzinger, che egli avrebbe offerto perché non aveva più le forze per un altro viaggio apostolico a Rio de Janeiro. Perché tutta questa insistenza sulle dimissioni di Ratzinger? Forse c’è qualcosa che non va?

 

 

Come abbiamo ricostruito QUI, papa Benedetto dopo aver verosimilmente subìto un attentato con sonniferi a Cuba, cosa corroborata dalle tre versioni divergenti sull’episodio QUI si fece porre in sede impedita per congelare la vita giuridica della Chiesa e rendere antipapa ogni competitore. Altro che la ricostruzione di Brocal-Francesco.

Il più surreale di tutti è però un articolo comparso su Il Fatto quotidiano martedi 18 giugno dove si parla sì di sede impedita, ma in termini completamente stravolti.

Secondo questo articolo di Filoreto D’Agostino, dal titolo un filino intimidatorio “I CONGIURATI ANTIPAPA POSSONO ESSERE SCOMUNICATI E CACCIATI” QUI  in Vaticano circolerebbe un documento per silurare Bergoglio tramite – udite udite -  la sede impedita … Ma non quella di Benedetto XVI, bensì di Bergoglio! Secondo tale ricostruzione, un gruppo di cardinali vorrebbe mettere in impeachement Francesco per manifesta incapacità (l’inabilità prevista dal can. 412) e questo li porrebbe a rischio scomunica. 

Ora non sappiamo se questo sia vero, ma la notizia profuma molto di depistaggio, magari per cominciare a parlare di sede impedita in termini colpevolizzanti per i cardinali, spostando l’oggetto del canone 412 da Benedetto XVI a Bergoglio.

Francesco non è mai stato papa perché ERA BENEDETTO XVI AD ESSERE IN SEDE IMPEDITA, per essere stato detronizzato da un conclave abusivo convocato a papa non abdicatario. Non c’entra nulla la presunta incapacità di Bergoglio, il quale è invece perfettamente lucido, anche se arranca nella propria difesa. 

 

 

E’ una costante di questi sospettissimi articoli che nessuno si azzardi a sfiorare nemmeno di striscio l'arcinota questione della sede impedita di Benedetto XVI per la quale è stata depositata in Tribunale un’istanza redatta in 4 anni con cinque avvocati di cui due canonisti. Del resto ci sta come strategia difensiva per Bergoglio: sguinzagliare i giornalisti amici, confondere le carte, far trapelare minacce di scomunica, imbonire il pubblico con la favoletta dell’amicizia con papa Benedetto… Una tattica sfaccettata, ma evidentissima proprio per l’indifferenza ostentata verso il tema della sede impedita di Ratzinger.

L’impressione è che i bergogliani – e anche certe fazioni tradizionaliste - vogliano agire sui media per tentare di condizionare l’attività della magistratura vaticana.

Colpisce anche il riposizionamento dell’ex vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli: da che era graniticamente sicuro dell’abdicazione di Benedetto XVI, da pochi giorni ha cominciato QUI  a ventilare invece la possibilità che Bergoglio possa essere antipapa. Benedetto XVI avrebbe fatto sì un’abdicazione invalida, ma non perché  in sede impedita, bensì perché ERETICO E MODERNISTA, quindi non aveva capito bene il ruolo del papa e ha cercato di sdoppiare il munus petrino fra due papi. Non si capisce allora perché, se Ratzinger ha voluto sdoppiare il papato, per nove anni ha sempre ripetuto: "NON CI SONO DUE PAPI, IL PAPA E' UNO SOLO".  (Mistero della fede, o della sua mancanza). 

Il tentativo miserevole e blasfemo di far passare per eretico e modernista Benedetto XVI - strada sulla quale è stato pioniere l’(ex?)arcivescovo Viganò, che non ha smentito di essersi fatto riconsacrare vescovo dallo scismatico Williamson – si spiega facilmente: di fatto salverebbe lo status quo e i privilegi per molti cardinali.

Pensateci: se è stata colpa di Benedetto XVI, che “era eretico e modernista, e, sbagliandosi, ha fatto un’abdicazione invalida”, Bergoglio è innocente e con lui tutti i cardinali che l’hanno votato e difeso per questi anni:

“Papa Francesco, poveretto, non lo sapeva di essere antipapa, non lo sapevamo neanche noi: tutta colpa di quell’incompetente eretico di Ratzinger!”.

Al limite potrebbero perfino tentare un colpo di mano per eleggere, con veri cardinali pre 2013, proprio Bergoglio, stavolta validamente. E lo stesso, eletto finalmente papa, confermerebbe loro porpore e privilegi.

In quel caso, la nostra istanza sulla sede impedita sarà pubblicata in otto lingue e messa gratuitamente a disposizione del mondo intero, con tutta la documentazione che contiene.  E anche altro.

 

 

 

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