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Codice Ratzinger a Milano e camion di Benedetto XVI a San Pietro

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Arriva oggi a Milano la 123esima conferenza-incontro sulla nostra inchiesta Codice Ratzinger, la prima di “3° livello”, organizzata come tutte le altre, per iniziativa dei lettori e dei fedeli. In Via Mazzini 33, a Sesto San Giovanni, alle ore 15.00, si parlerà di novità assolute: della vicenda riguardante il sempre più plausibile attentato subìto da papa Benedetto XVI nel marzo 2012 a Cuba, con le versioni assurdamente contraddittorie che sono state fornite sull’episodio e, soprattutto, si tratterà dell’istanza depositata presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano al fine di far dirimere una volta per tutte la vicenda delle presunte dimissioni di Benedetto XVI. (Per prenotazioni: [email protected]).

 

 

Questioni di un certo peso, come immaginate, e il fatto che vengano chirurgicamente ignorate dal mainstream è la prova più clamorosa del fatto che il punctum dolens è proprio questo.

Ma ci si arrangia. Nella giornata di ieri, un camion vela ha portato per le strade del centro di Roma, fin sotto il Cupolone, il messaggio tradotto in cinque lingue.

QUI  il video completo, che sta facendo il giro del mondo.

Via della Conciliazione, Borgo Pio, Trastevere, Circo Massimo, Colosseo, Santa Maria Maggiore, Villa Celimontana e tutti i siti della Capitale più frequentati.

 

 

Passanti italiani e turisti stranieri incuriositi, si voltano a leggere, qualcuno avvicina lo smartphone al Qr Code che collega ai documentari dell’inchiesta tradotti in cinque lingue. QUI 

Un controllo della Polizia stradale, chiamata da qualcuno che - evidentemente - si è sentito in difficoltà, ha constatato che tutto era perfettamente in regola: fino a prova contraria viviamo ancora in un paese libero e democratico dove i cittadini hanno ancora il diritto di esprimere liberamente le loro idee.

 

 

Peraltro, in questo caso si pubblicizza un atto legalmente depositato, a vantaggio della Chiesa e del Papato.

Fra i diritti e i doveri dei battezzati, rientra appunto quello di presentare al foro ecclesiastico competente legittime richieste di chiarimenti soprattutto se sono nell’interesse della Chiesa. E la magistratura vaticana - verso la quale nutriamo piena fiducia - saprà dirimere la questione una volta per tutte.

E’ infatti impensabile che dopo 11 anni il mondo cattolico sia ancora lacerato da dubbi e scontri su chi fosse il vero papa, se Benedetto XVI o Francesco. Preti che vengono scomunicati e spretati senza processo, ritorsioni contro vescovi rei di fare il loro dovere, inversioni dottrinali, stravaganze di ogni genere che meritano un approfondimento giuridico sulla legittimità del presunto papa Francesco. 

E’ infatti totalmente impossibile che per nove anni vi possano essere stati due papi, uno attivo e uno in pensione. Il canone 331 specifica infatti che l’ufficio papale, il munus petrino – che è solo un primato di giurisdizione - è concesso SINGOLARMENTE al successore di San Pietro e in alcun modo può essere condiviso. Non ci può essere un papa attivo, e uno in pensione, emerito.

 

 

Questo avviene invece per il vescovo il cui munus, essendo un sacramento, rimane in eterno. (Infatti il vescovo viene ordinato e il papa eletto). Così, quando il vescovo va in pensione, diventa regolarmente emerito: mantiene il munus della diocesi, inteso come legame spirituale e affettivo, ma perde il ministerium, il potere di fare il vescovo. Il vescovo più giovane avrà sia il munus che il ministerium.

In modo assolutamente geniale, anche papa Benedetto XVI si è definito emerito perché ci può pur essere un caso in cui il papa perde il ministerium e trattiene il munus,  ma questo è solo il caso della sede totalmente impedita quando il papa rimane papa, ma per confino, esilio, o prigionia, non può fare il papa.

In sintesi: se il vescovo perde il ministerium e trattiene il munus in modo regolare, per raggiunti limiti di età, quando questo avviene per il papa non può essere che per sede impedita.

Un concetto non difficile da capire, ma che per certi studiosi di area tradizionalista rappresenta uno scoglio insormontabile. E’ il caso del prof. Enrico Maria Radaelli che si ostina a teorizzare un presunto approccio eretico-modernista di Ratzinger che avrebbe creato un “doppio papato”.

La domanda è ovvia: se Benedetto avesse voluto produrre legittimamente due papi, uno attivo e uno in pensione, perché per nove anni ha ripetuto “il papa è uno solo”? Perché non ha chiarito per nove anni dicendo: “State tranquilli è tutto a posto, siamo entrambi papi, solo che io sono in pensione”. Risposta non pervenuta.

Il discorso era di una chiarezza geometrica: c’era un papa impedito e un antipapa, illegittimamente eletto con un conclave convocato a papa non morto e non regolarmente abdicatario.

 

 

Su una sola cosa è possibile l’accordo con questi tradizionalisti: la Declaratio è nulla e invalida per errore sostanziale. Manca la rinuncia al munus petrino e la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis si disinteressa completamente del fatto che il papa possa essere modernista o impedito.

 

 

Se la rinuncia non è a norma del can. 332.2 l’elezione che ne consegue è nulla e invalida. Non importa perché. E mai si potrà sanare un atto nullo.

 

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