Oro, una "reliquia barbara"? No, a giudicare dagli investimenti
Se consideriamo l’aumento del 13,3% del valore che il re dei metalli ha realizzato da inizio anno possiamo fare nostra una domanda sanamente provocatoria: “Ma siamo davvero sicuri che l’oro fisico sia una “reliquia barbara”, come affermava decenni fa il noto economista John Maynard Keynes? (Eppure, anche lui stesso deteneva oro in grande quantità ed in percentuali a doppia cifra nel suo portafoglio d’investimenti).
I segni di questo ritorno globale all’antico e sempre giovane oro, che non si ossida e attraversa indenne tutte le epoche della storia umana e della storia economica si vedono anche da molti piccoli segnali, come la prossima conferenza di Confinvest FL SpA, attiva nel settore dell’oro da investimento, domani mercoledì 29 maggio alle 21 presso il settecentesco Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di Pavia, Istituto del Ministero della Cultura. Tra migliaia di volumi antichi di secoli, fra Bibbie impreziosite da miniature in oro (ancora!) risuonerà di nuovo l’antichissimo legame fra oro, civiltà e cultura.
A giudicare dai recenti acquisti da parte delle banche centrali di moltissimi paesi di primo piano economico si direbbe proprio che l’oro non sia affatto una “reliquia barbara”. Recentemente questi istituti hanno proceduto ad acquisti talmente elevati da sbriciolare letteralmente ogni precedente record raggiunto negli ultimi settant’anni. Oggi viviamo quotidianamente rumori di guerra.
Voci e azioni di conflitto commerciale, sanzioni, in ogni direzione, da Occidente a Oriente, e viceversa. Debiti pubblici che sembrano fuori controllo. Un processo mondiale di “de-dollarizzazione” sempre più veloce, con superpotenze come Russia e Cina che hanno già praticamente azzerato tra loro l’uso del dollaro americano nei reciproci scambi commerciali.
Paesi come l’Arabia Saudita, da sempre alleati con gli USA a sostegno del dollaro americano che vendono il greggio alla Cina facendosi pagare con la valuta nazionale cinese. Una vera rivoluzione è in corso e procede ad una velocità sempre maggiore. Ma è una rivoluzione che inaspettatamente vira verso la tradizione, verso il ritorno ad un’economia più reale, più storica, dove l’oro è sempre stato il cardine del valore e il metro delle dinamiche di base.
Zitti zitti molti operatori di primissimo livello cosa fanno di fronte ad un mondo sempre più fragile, confuso e instabile? Come spesso accade in situazioni similari a questa, accumulano oro. Oro fisico, che del resto, come diceva John Pierpont Morgan, è “l’unica vera forma di Denaro, tutto il resto è solo credito”. Inoltre vi sono sempre più voci e accenni ad un nuovo sistema valutario, fortemente voluto dai paesi Brics+, nuovamente ancorato sia all’oro fisico, almeno per il 40% di convertibilità valoriale, sia per la restante percentuale, alle valute locali emesse dai paesi aderenti al Gruppo, più forse anche altri asset, ma sempre a concreta garanzia (Energia? Petrolio?). Il Gruppo Brics+ oggi conta 10 Paesi, e sono quasi tutti dei primi attori economici su scala globale (petrolio, gas, uranio, terre rare, cereali, ecc).
Cina, Russia, India, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti, Iran, Sud Africa, Brasile ecc. Abbiamo oggi un mondo che va velocemente verso un pesante disaccoppiamento geopolitico e geo economico da un lato, ed un’economia finanziaria che mostra sempre più segni di instabilità, a volte anche di pura credibilità, totalmente distante da un’economia reale in grande sofferenza. Abbiamo valute fiat, non ancorate a nulla, come ad esempio un sottostante fisico a garanzia, che ne garantisca l’effettivo potere e valore. In Europa Germania e Francia, le due principali economie continentali, sono in pesante difficoltà.
Dall’altra parte dell’Atlantico le cose non vanno affatto bene. Gli Stati Uniti registrano oggi un debito pubblico apparentemente fuori controllo, i cui interessi diretti (circa 1 trilione, su base annua) superano persino i costi assegnati della Difesa. Sul debito pubblico americano siamo ad oggi già a oltre i 34,7 trilioni di dollari, con incrementi che stanno prendendo una rampa quasi esponenziale.
Da più parti si registrano sempre più allarmi di “forti correzioni sui titoli” sul mercato borsistico mondiale. La domanda è: ci si può aspettare un nuovo “Cigno nero” economico finanziario? O aspettarsi anche un incremento dei conflitti in altre parti del mondo? E allora cosa si fa? Si torna all’oro, si corre ai ripari, al “bene rifugio” garantito dal metallo prezioso, che è, come dice la stessa Banca d’Italia nelle motivazioni sulla detenzione di oro fisico nei caveau dell’Istituto, l’unica “forma di denaro” universalmente accettata. Accettata da chiunque. E le persone? In pochi tuttora sanno che dall’anno 2000 anche le persone fisiche, il privato cittadino, oltre che le aziende, possono acquistare oro fisico da operatori professionali riconosciuti. Possono quindi dare una forma fisica al proprio denaro.
Questi operatori non solo hanno licenza alla vendita di oro fisico di valuta, nella forma di monete d’oro di borsa e lingotti, ma anche per l’operazione inversa, ovvero per l’acquisto dell’oro da investimento già posseduto dal risparmiatore/investitore, fornendo pure, in alcuni casi, il servizio di custodia assicurata e di liquidabilità immediata al controvalore di giornata su semplice disposizione d’ordine del proprietario. Siamo ad un punto di passaggio della Storia. In base a quanto brevemente riportato sopra, per andare avanti, e crearsi maggiori sicurezze in tempi di guerra economica e, purtroppo, anche guerra calda, bisogna tornare indietro, come ci ha insegnano chi è venuto prima di noi e si è trovato ad affrontare simili situazioni. In caso di conflitto, meglio disporre certamente di una cassaforte piena d’oro, piuttosto che del solo portafoglio titoli e/o di carta moneta.