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Attentato a Ratzinger? Le contraddizioni di Seewald e Gaenswein

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Il giorno 5 maggio 2024 abbiamo pubblicato QUI un attento studio sulla lettera che Benedetto XVI, il 28 ottobre 2022 spedì a Peter Seewald in cui il Papa affermava che al centro delle sue dimissioni vi fosse stata “l’insonnia”. A fronte del contesto ben noto, descritto QUI, bisogna davvero essere molto ingenui per credere a una versione così semplicistica.

 

 

Così, abbiamo fatto oculatamente tradurre la lettera e l’abbiamo sottoposta ad anestesisti, farmacisti, medici e farmacologi i quali hanno riconosciuto nella sintomatologia descritta dal Santo Padre, nell'episodio descritto di un incidente notturno di cui egli stesso non ricordava nulla, un plausibile sovradosaggio malevolo di farmaci sedativi/ipnotici o di altri che agiscono sul sistema nervoso. Tali farmaci possono infatti produrre capogiri, cadute e, giustappunto, amnesie anterograde e retrograde. Per Benedetto fu chiaro che doveva dimettersi, in seguito a quell'episodio. Un attentato dunque, o forse un pesante avvertimento subito dal Santo Padre a Santiago di Cuba? Lo scenario è verosimile e nessun medico ha potuto finora smentire la congruità degli effetti collaterali di detti farmaci con quanto descritto dal Santo Padre.

Per primi ci siamo premurati di inviare al collega tedesco, in data 8 maggio 2024, la traduzione di detto articolo, che troverete QUI.

Intervistato dal vaticanista Aldo Maria Valli, QUI strenuo legittimista di Bergoglio, Peter Seewald ha smentito, con un certo insolito nervosismo, la nostra interpretazione senza fornire alcun parere medico contrario e senza entrare nel merito, ma ribadendo l'avvilente vulgata mainstream: “(Benedetto XVI) Aveva preso in considerazione l’idea di dimettersi presto, ma alla fine fu il declino delle sue forze a costringerlo a farlo. Non vedeva in sé il carisma che aveva portato il suo predecessore Giovanni Paolo II a prevedere la sua morte in carica. Tutto questo è testimoniato nel nostro libro Ultime conversazioni. E anche nella lettera molto confidenziale che ho deciso di pubblicare dopo la morte del Papa. Come ho detto, proprio per lo stesso motivo, per contrastare le speculazioni e le teorie cospirative. Non potevo immaginare che ora questa lettera sarebbe stata interpretata in modo esattamente opposto. Si tratta di un evidente abuso, che condanno con la massima fermezza”.

Seewald non ha mai contestato nel merito la macroscopica questione canonica e, a proposito di “ultime conversazioni”, sarebbe interessante sapere da lui come mai Benedetto gli avesse così risposto nel 2016:

D. “Uno s’immagina che il papa, il vicario di Cristo sulla Terra, debba avere un rapporto particolarmente stretto, intimo, con il Signore.

R. Sì, dovrebbe essere così, e non è che IO abbia la sensazione che Lui sia lontano. Posso sempre parlargli nel mio intimo.

Nel 2016 Benedetto, che da anni ripeteva “Il papa è uno solo” (senza specificare quale), si considerava ancora il papa e il vicario di Cristo. Strano, vero? Una frase coerente solo con lo status di sede impedita. 

In ogni caso, non ci aspettavamo una risposta diversa da Seewald. Sia lui che Mons. Gaenswein devono trovarsi in una situazione piuttosto delicata.

Comunque, a parte il fatto che non c’è stato il minimo "abuso" nella nostra doverosa interpretazione critica di un documento di un personaggio pubblico, liberamente fornita dal detentore, a parte il fatto che non abbiamo mai affermato che Seewald fosse d’accordo con la nostra inchiesta, ci è - a questo punto - doveroso rendere noto che in data 25 maggio 2023, lo scrivente aveva già inviato al collega tedesco i documentari in lingua che riassumono tutta l’indagine sulla sede impedita di Benedetto XVI, oltre al pdf del volume Der Ratzinger CodeQUI versione tedesca del best seller Codice Ratzinger.

Ciò è dimostrato dallo stesso Seewald, che, in data 1/08/2023, ci risponde affabilmente: “La ringrazio sinceramente per il suo messaggio, per i link allegati e per l'allegato con il suo libro. Purtroppo, ancora oggi non sono riuscito a sfogliare per intero il suo lavoro di ricerca e di approfondimento. Tuttavia, ho già visto il suo video sul Codice Ratzinger e trovo molto interessanti le sue riflessioni e le relative "prove". Non posso arrivare a sostenere le sue tesi, perché non sono convinto che Papa Benedetto avrebbe creato una storia così elaborata. In qualche modo non si adatta alla sua personalità. Né mi ha dato alcun suggerimento in tal senso”. […] “La ringrazio ancora una volta per avermi messo a disposizione la sua spettacolare inchiesta. Non vedo l'ora di leggerne altre. Con i migliori auguri e i migliori saluti, Peter Seewald”.

(Nochmals vielen Dank, dass Sie mir Ihre spektakulären Recherchen zugänglich gemacht haben. Ich bin gespannt auf die weitere Lektüre).

Quindi, Seewald conosceva bene la nostra “spettacolare” inchiesta fin dal 1° agosto 2023. Ergo, come può oggi affermare “Non potevo immaginare che ora questa lettera sarebbe stata interpretata in modo esattamente opposto”? Sapeva perfettamente che nella nostra inchiesta leggiamo in modo esattamente opposto quanto proprinatoci dal mainstream filo-bergogliano secondo il concetto teologico morale della restrizione mentale larga, massicciamente usato da papa Benedetto QUI.

Seewald conosceva bene l’inchiesta, (tanto da dirsi non d’accordo) e, in data 16 aprile 2024 ha voluto fornirci ugualmente l’originale della lettera, autorizzandone la pubblicazione. A questo punto, il collega non ha alcun diritto di sindacare – se non strettamente nel merito della questione - l’esame da noi compiuto con estrema attenzione sul documento, peraltro suffragato da perizie di medici specialisti. Uno psichiatra, il dott. Antonio Bussi, ha anche affermato QUI che, pressoché con certezza, dai video del 27 marzo 2012, si evince come Benedetto XVI fosse ancora sotto l’effetto di forti sedativi.

 

 

In ogni caso, a noi interessa unicamente ciò che scrive Benedetto XVI, non il parere di terze persone per quanto vicine al papa impedito. Oggi, chiunque sappia la verità sull’usurpazione del papato può trovarsi in una posizione realmente difficile e pericolosa.

Ancor più notevole è che nella lettera fornita da Seewald, come avevamo già notato, manchi la metà della terza e ultima pagina. Impensabile che Benedetto XVI inviasse una lettera di tre fogli con la terza pagina tagliata e senza nemmeno un saluto o una benedizione.

 

 

Cosa c’era scritto in quella parte finale che non si doveva leggere? Lo abbiamo chiesto al collega Seewald e siamo in attesa di una sua risposta. Visto che il giornalista tedesco è così sicuro della versione politicamente corretta sulle dimissioni di Benedetto, non ci sarebbe nulla di male nel rendere pubblica anche questa parte finale. 

Ma le stranezze non finiscono qui. Incuriositi, siamo andati a controllare nel libro “Nient’altro che la verità”, discussa pubblicazione di Mons. Gaesnwein, uscita il 12 gennaio 2023 (e non il 5 come dice Bergoglio, tentando di screditare il segretario di papa Benedetto) se si parla dell’incidente lamentato da Benedetto XVI. Salta fuori una versione del tutto diversa: Per di più, in Messico, il Papa inciampò in un tappetino mentre era in bagno per farsi la barba e cadde di spalle, battendo la testa sul rialzo della cabina della doccia. Non ebbe perdita di conoscenza o problemi particolari, ma furono necessari un paio di punti per suturare la ferita”.

Ed ecco invece cosa scriveva Benedetto nella lettera: “Durante il mio viaggio apostolico a Santiago di Cuba, nel marzo 2012, mi sono svegliato la mattina dopo la prima notte e, come al solito, ho usato il mio fazzoletto e mi sono accorto che era completamente intriso di sangue. Devo aver urtato qualcosa in bagno ed essere caduto.

Santiago di Cuba, dunque, nel libro di Gaenswein è diventata il Messico, la caduta notturna di cui Benedetto non ricorda nulla si trasforma in una caduta al mattino mentre si faceva la barba e in cui era rimasto pienamente cosciente. Una versione completamente opposta. Mettetevi d'accordo. 

Ora capiamo perché Mons. Gaenswein voleva ritirare il suo libro prima che uscisse. Come abbiamo argomentato QUI, forse si era reso conto che qualcuno aveva messo le mani sulle bozze (diffuse stranamente a spaglio in pdf prima dell’uscita del cartaceo) per mischiare le carte su episodi compromettenti? Questo non lo sappiamo, ma, in ogni caso, i conti non tornano: sono due versioni completamente diverse e noi prendiamo in esame solo le parole del Papa, che non mente MAI.  

Come vedete, nonostante i tentativi di qualcuno che ha interesse a continuare a gettare fumo negli occhi queste contraddizioni dicono molto di più di un aperto endorsement. E la Segreteria di Stato della Santa Sede sarà informata anche di questo. Come di tutto il resto.

 

 

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