Cerca
Cerca
+

Libro-propaganda di Bergoglio sulla sua “amicizia” con Ratzinger

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

Per giungere a far pubblicare un libro sulla suaprofonda amicizia con il vero papa Benedetto XVI, Bergoglio deve trovarsi, evidentemente, in grande difficoltà.

Questo compito è stato peraltro affidato a un personaggio che fu già protagonista di una gaffe apocalittica, il vaticanista spagnolo Javier Martinez Brocal.

Ricordate quella foto di Francesco che usciva dal negozio di dischi dei suoi amici al Pantheon? Fece il giro del mondo, con relativa colata di retorica: “Quant’è bravo papa Francesco, com’è alla mano, proprio come un cittadino comune etc. etc.”…

 

 

 

Scriveva Vatican News: “Brocal, che si trovava CASUALMENTE in zona, ha immortalato l'uscita del Papa con la busta del regalo sotto il braccio e ha diffuso la foto sui social, dove è diventata virale in poco meno di trenta minuti”.

Ora, come già all’epoca segnalavamo, Brocal è il fotografo-vaticanista-biografo-documentarista di “papa Francesco” che, secondo Vatican News ... si trovava lì CASUALMENTE!

Dato che Brocal e Bergoglio insistevano su Il Fatto quotidiano con la sceneggiata della casualità, chiedemmo QUI a un matematico di calcolare la possibilità che uno dei 200 vaticanisti accreditati alla sala stampa vaticana potesse CASUALMENTE incontrare Francesco a Roma nell’arco di mezzora, su 8 ore lavorative del negozio, trovandosi nel raggio di 10 metri utili per scattargli una fotografia del genere.

Le probabilità che l’evento potesse essere casuale erano dello 0,000000062%.

Ed ecco come in questi giorni Avvenire, applicando visibilmente una PNL livello-base, svela nel comunicato sul libro-intervista di Brocal, di prossima uscita, il modesto tentativo di insistenza subliminale sul concetto di “predecessore-successore”:

Un Benedetto XVI dagli aspetti inediti e raccontato a più di un anno dalla sua scomparsa dal suo diretto SUCCESSORE sulla Cattedra di Pietro: papa Francesco. È quanto emergerà dal prossimo libro in uscita in lingua spagnola El SUCESOR. Mis recuerdos de Benedicto XVI (Il SUCCESSORE. I miei ricordi su Benedetto XVI). […] Il pregio di questo volume già dalle anticipazioni diffuse oggi dai media è quello di raccontare i quasi dieci anni di coabitazione nel piccolo recinto della città leonina in Vaticano (2013-2022) tra papa Francesco e il suo PREDECESSORE come Vescovo di Roma Benedetto XVI (1927-2022. Grazie a questo racconto inedito emergerà COME FRANCESCO HA VISSUTO LUI STESSO LA RINUNCIA AL MINISTERO PETRINO DI RATZINGER e gli anni del papato emerito del suo PREDECESSORE”. 

La banale nota di linguaggio è: “tutto a posto, i due papi erano amiconi, ma si badi che Francesco è il legittimo successore di Benedetto” per cercare di inculcare a tutti i costi nella vostra mente il concetto di una valida successione petrina, che non c’è mai stata perché, come abbiamo da poco formalmente denunciato al Segretario di Stato, alla Gendarmeria e alla Guardia Svizzera, QUI Benedetto XVI non ha mai abdicato, la sua Declaratio è stata manipolata ad arte nelle traduzioni per farla sembrare un’abdicazione.

 

 

A proposito di come Francesco avrebbe vissuto la rinuncia di Benedetto, possiamo farvi vedere in questo filmato cosa avvenne quando papa Ratzinger salutò i cardinali il 28 febbraio 2013 QUI al minuto 8.36 Bergoglio guarda in camera, vede che lo stanno riprendendo e si porta subito la mano sul cuore, tipicissimo gesto massonico, che lo stesso replicherà, nel settembre 2023, presso la camera ardente di Napolitano, omettendo accuratamente di fare il segno della croce. QUI

 

 

Ma il colmo viene raggiunto nelle parole di Bergoglio: «Benedetto ed io avevamo un rapporto molto profondo, voglio che si sappia e voglio che sia conosciuto senza intermediari. È stato un uomo che ha avuto il coraggio di dimettersi (ANCORA? N.d.r) e, da quel momento, ha continuato ad accompagnare la Chiesa e il suo successore». […] Il saggio permetterà soprattutto di conoscere LA GRANDE STIMA E AFFETTO ANTICO CHE BERGOGLIO HA SEMPRE RISERVATO AL PAPA TEOLOGO. Il volume consentirà di conoscere da “vicino” anche L’AMICIZIA INTERCORSA TRA BERGOGLIO E RATZINGER QUANDO ENTRAMBI ERANO “SEMPLICI” CARDINALI durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo II: uno arcivescovo di Buenos Aires e l’altro prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio). E si legge ancora nella anticipazione diffusa ai media LA TESTIMONIANZA E L’AFFETTO E STIMA DI BERGOGLIO PER JOSEPH RATZINGER.

Ebbene, siamo proprio sicuri che ci fosse questa amicizia, quando erano entrambi cardinali?

Leggiamo nella “Biographie” autorizzata (2015) del card. Danneels, membro della Mafia di San Gallo nel punto in cui parla del conclave 2013: L’atteggiamento di Bergoglio si guadagna la fiducia di molti dei partecipanti al Gruppo di San Gallo, compreso Danneels. […] fu il cardinale Ratzinger ad essere scelto dal conclave come  successore quasi ovvio del papa polacco, anche se durante il pre-conclave, il cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio era un’alternativa realistica”.

Ed ecco cosa disse Mons. Gaenswein, nel famoso discorso del “ministero allargato” del 2016:

«Benedetto XVI fu eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”.

Perfetto: quindi Gaenswein, citando Danneels, sapeva con certezza che Bergoglio era il candidato di San Gallo. Ecco come prosegue: “L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”  aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”».

Nel 2016 Gaenswein, quindi, ci dice che il partito di cardinali che spingeva Bergoglio, la Mafia di San Gallo, antagonista di Ratzinger, era quello della DITTATURA DEL RELATIVISMO.

Considerando che papa Benedetto ha dedicato la sua vita a combattere il relativismo, come si può pensare che fossero amiconi col campione del partito della dittatura del relativismo?

Magari ci potranno credere quegli stessi che hanno apprezzato il film involontariamente comico-fantasy “I due papi” (Netflix, 2019) QUI che propone la versione per cui papa Ratzinger voleva abdicare per lasciare il trono petrino PROPRIO A BERGOGLIO (!).

Ma adesso ricordiamo qualche pagina di questa presunta “profonda amicizia”.

Del 2017 una acidissima frecciata di Bergoglio su papa Benedetto che Libero rilevò acutamente QUI  : una dura omelia dove l’antipapa esplicitamente dichiarava: “Preghiamo per i pastori, per i nostri pastori: per i parroci, per i vescovi, PER IL PAPA; perché la loro sia una vita senza compromessi, una vita in cammino, e una vita dove loro non si credano al centro della storia e così IMPARINO A CONGEDARSI”. Benedetto venne fatto oggetto di tale pesantissima allusione perché aveva appena lodato il card. Sarah, dicendo che con lui la liturgia era in buone mani.

Assolutamente da ricordare quando l’argentino fece espiantare, il 15 gennaio 2020, la vigna prediletta di Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Gliel’aveva regalata Coldiretti, perché il papa tedesco si era presentato all’elezione come un “umile lavoratore nella vigna del Signore”. Subito dopo la notizia della pubblicazione dello scomodo libro firmato con il card. Sarah che bloccava le fughe in avanti di Bergoglio sull’abolizione del celibato ecclesiastico, non si sa com’è, la vigna di papa Ratzinger è stata brutalmente sradicata senza addurre motivazioni plausibili. Scriveva Franca Giansoldati per Il Messaggero: “C’è chi ipotizza che quello spazio servirà per farvi transitare una stradina di imminente costruzione. Di fatto la decisione è stata presa dalla nuova dirigenza delle ville pontificie che ha dato l’ordine di abbattere uno dei luoghi più simbolici del pontificato precedente. Molto probabilmente i lavori sono stati avviati senza tenere conto che quello non era un vitigno comune, un pezzo di campagna come un’altra, ma rappresentava emblematicamente la Chiesa di Benedetto XVI”.

Un anno dopo, come leggiamo su Il Mattino QUI Bergoglio fece ripiantare nello stesso luogo la SUA vigna.

Papa Benedetto da parte sua, come abbiamo dimostrato QUI “amava il suo nemico e pregava per il suo persecutore” tanto da esprimere verso l’antipapa sempre giudizi totalmente neutri e/o anfibologici come questo: “In Argentina diceva con molta risolutezza: questo si fa e questo non si fa”; “E’ una persona molto diretta con i suoi simili” e altri commenti che si fermavano sempre a un passo dall'univocità, evitando sempre di esprimere apprezzamenti chiaramente positivi.

Tanto che concluse anfibologicamente il suo postumo “Che cos’è il cristianesimo” ringraziando “papa Francesco perché ci dimostra che la luce del Signore non è tramontata”. Ovviamente, a una seconda lettura sappiamo che solo grazie alle tenebre si può apprezzare la luce. Ma tutti fanno finta di non capire.

Una bella doccia fredda, il Vicario di Cristo la fece all’antipapa quando si rifiutò di recensire i “piccoli libri” sulla sua teologia, con lo scandalo che costò il posto a Mons. Dario Viganò QUI. Tuttavia, anche la prima parte della lettera che il monsignore pubblicò artatamente era piena di sottili ironie in “restrizione mentale larga” .

Gli ultimi sgarbi, Bergoglio li ha riservati per il funerale del “nonno saggio”, (questo era il mieloso e irriverente cliché con cui lo dipinse, e argutamente papa Benedetto rilevò che aveva solo dieci anni più del “nipotino”).

La negazione delle bandiere a mezz’asta in Vaticano, l’omelia copiata di sana pianta dai testi di Benedetto senza citarlo, la fretta di andare via, la mancata celebrazione della messa… Mancanze di rispetto che non sfuggirono nemmeno al più omologato mainstream.

Scriveva il blog “Silere non possum”: “Nella piazza, durante il funerale molte persone lamentavano “un trattamento che non verrebbe riservato neppure al proprio peggior nemico”. Papa Francesco ha svelato in queste ore ciò che realmente pensa del “Papa Emerito” e del “Papato Emerito”. Due suoi collaboratori ieri hanno dovuto fare un “tira e molla” per convincerlo a non lasciare il feretro nella Piazza ed andarsene prima ancora che venisse portato nelle grotte per la tumulazione. Il Papa non voleva saperne. Il dettato, sin da quando si è iniziato a capire che il Santo Padre Emerito Benedetto XVI ci avrebbe lasciato, è stato: “un funerale come quello dei cardinali. Nulla di più”. Poi, sono iniziate le trattative”.  QUI .

Del 4 gennaio 2023, infine, il commento glaciale di Mons. Gaenswein sul Traditionis custodes che ha presuntamente eliminato il Summorum Pontificum, il vero motu proprio con cui papa Benedetto nel 2007 liberalizzava la messa in latino. "Penso che gli abbia spezzato il cuore".

Insomma: vi siete fatti un’idea circa l’amicizia che Bergoglio poteva nutrire per il vero papa anche se questi assolveva al più difficile comandamento di Cristo: “ama il tuo nemico e prega per il tuo persecutore”, tanto che concludeva l’intervista per “Ein Leben” dicendo: “L’amicizia personale con papa Francesco non solo è rimasta, ma è andata crescendo nel tempo”. Amicizia “personale” perché solo sua, ovviamente, monodirezionale e certo, non ricambiata.

Nonostante la maggioranza si berrà anche questa ennesima operazione di propaganda, c'è un popolo cattolico che si sta svegliando, lentamente, ma inesorabilmente.

Basti dare uno sguardo alla serie di commenti furibondi sulla bacheca Facebook della Fondazione Ratzinger sotto il post che presenta il libro, sulla cui copertina – come notano in molti - c’è solo l’immagine di un pasciuto e soddisfatto Bergoglio.

Insomma, per dirla con la lettura di Isaia scelta dal papa per il suo funerale, “Ancora un po’ e il Libano si cambierà in frutteto, e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole del Libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre gli occhi dei ciechi vedranno”.

 


Dai blog