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Altre 3000 firme in Vaticano: conclave subito, "Bergoglio non è papa"

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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L’8 novembre scorso, giorno di S. Maria della Vittoria, sono state depositate presso la Segreteria di Stato le 11.500 firme (raccolte in meno di due settimane) della petizione indirizzata ai veri cardinali di nomina pre 2013 per il “Riconoscimento della sede impedita di Benedetto XVI e convocazione del conclave” QUI . La petizione è stata promossa dallo scrivente a conclusione della sua triennale e pluripremiata inchiesta “Codice Ratzinger”, co-promossa dal giudice antimafia Angelo Giorgianni e dagli avvocati Valeria Panetta e Manola Bozzelli.

Oggi, 26 gennaio, è stata inviata la seconda tranche di firme nel numero di 3000 nominativi, con relativi commenti, per sollecitare una risposta dai cardinali al primo invio della petizione che – come conferma l’avv. Roberto Antonacci – ha avuto un valore di notifica-esposto dato che i cardinali autentici di nomina pre-2013 già dovevano agire d’ufficio, autonomamente, per constatare la nullità dell’elezione di Bergoglio, frutto di un conclave convocato a papa non abdicatario, ma impedito.

Come vedete da questo schema, la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis – scritta da Ratzinger e promulgata da papa Wojtyla nel ’96 parla chiarissimo:

 

 

Se la vacanza della sede per rinuncia del pontefice non è avvenuta a norma del can. 332.2, che impone la rinuncia al munus petrino,  l’elezione è nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito.

In tanti cercano di attaccare la questione della sede impedita e del codice Ratzinger, ma, oltre a essere una vana fatica, conta poco. Ciò che importa ai fini della illegittimità di Bergoglio è che la rinuncia di Benedetto XVI non è avvenuta a norma del can. 322.2, quindi Bergoglio non è il pontefice, punto e basta, e non occorre una dichiarazione ecclesiastica in proposito.

E’ la chiusura geometrica del piano antiusurpazione elaborato fin dal 1983 dal card. Ratzinger su mandato di Giovanni Paolo II, non appena questi ricevette il dossier sulla massoneria ecclesiastica redatto da Mons. Edouard Gagnon

Fu Ratzinger stesso a creare “nuove forme e strutture giuridiche” rinnovando il diritto canonico nel 1983:  il can. 332.2 prese il posto del vecchio can. 221 (del 1917) e Ratzinger vi inserì - non a caso - la necessità di rinuncia al munus. QUI mutuandola forse in parte dal diritto dinastico tedesco, il Fuerstenrecht

All’art. 3 della Universi Dominici Gregis si stabilisce esplicitamente che i cardinali hanno il dovere di tutelare i diritti della sede apostolica e non devono lasciarli cadere, nemmeno per evitare dei dissidi.

Finora i cardinali non sono intervenuti e questo aggrava la loro posizione considerando che il 20 novembre scorso, il  Segretario di Stato Parolin, ci ha notificato di aver preso conoscenza dell’inchiesta. Quindi la Chiesa sa, e non può dire di non sapere da più di 90 giorni, intervallo di tempo significativo sotto il profilo giuridico. QUI 

La petizione rimarrà attiva e continueremo a mandare firme in Vaticano – finché cardinali non si attiveranno -  almeno fino al 18 agosto 2036, data in cui il terz’ultimo cardinale più giovane, l’arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki, compirà gli 80 anni perdendo il diritto di voto in conclave. Dato che il numero minimo per formare un conclave è 3 (occorrono i 2/3 della maggioranza) a quella data, sempre che non intervengano decessi, l’usurpazione della Chiesa non sarà più risolvibile in modo canonico, e probabilmente la Chiesa visibile, per come la conosciamo, sarà finita. In termini di fede, esiste un dogma circa l’indefettibilità della Chiesa, cioè “la Chiesa di Cristo durerà fino alla consumazione dei tempi, conservando inviolato il deposito trasmessole dal suo Sposo Divino”. Tuttavia, non pare ci siano garanzie di ordine teologico sulla conservazione della sede, dei denari, delle proprietà, del Vaticano, della Cappella Sistina e di tutto quello che siamo abituati a conoscere.  Tanto che lo stesso papa Ratzinger in uno dei suoi messaggi in “restrizione mentale larga” (vulgo Codice Ratzinger) affermava che egli avrebbe forse potuto essere l’ultimo papa “per come lo conosciamo” QUI  .

Chiaramente, se va a fondo la Chiesa visibile, andrà a fondo anche l’Italia per come la conosciamo, e questo, in prospettiva laica, riguarda tutti. 

Comunque, ce la si dovrebbe fare, proprio grazie a quanto predisposto da Ratzinger-Wojtyla.

Bergoglio si sta autosabotando da solo, grazie alle dichiarazioni sempre più lunari (vedasi quella sui ladri), grazie alle speedy-benedizioni alle coppie gay e alle pubblicazioni eroteologiche dello pseudo-cardinale Fernandez. Tolto di mezzo il katechon, il credo gnostico (il mistero d’iniquità) emerge con prepotenza: un film già visto nella II Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi. E non finisce bene per l'uomo iniquo. 

Ciò che più conta, tuttavia, è che stanno naufragando anche i nemici del mondo tradizional-conservatore, coloro i quali oggi costituiscono il maggiore ostacolo per il ristabilimento della legittima successione petrina.

Mons. Viganò in primis, che afferma in modo del tutto gratuito che non esistono soluzioni canoniche per rimuovere Bergoglio (nella totale indifferenza verso la Universi Dominici Gregise che pare si sia fatto riconsacrare vescovo dallo scismatico Mons. Williamson, sta annegando in una serie di affermazioni contraddittorie, di contestazioni sulla raccolta fondi per l’associazione Exsurge Domine e di giustificazioni poco credibili sulle sue reticenze che sono state ben individuate da Riccardo Cascioli sulla Bussola quotidiana QUI .

Perfino il suo fedelissimo Aldo Maria Valli, nella prima stesura del suo articolo, si era detto perplesso circa la risposta evasiva di Viganò, in merito a non meglio specificati motivi di sicurezza QUI

Tuttavia, anche lo stesso Cascioli, che ignora appositamente la Magna Quaestio da ben 10 anni, cade in patente contraddizione. In un articolo della sua collaboratrice di punta Luisella Scrosati si ammette esplicitamente che il papa, per abdicare, deve rinunciare al munus, e poi la stessa Scrosati usa il condizionale circa il fatto oggettivo che Benedetto XVI non “avrebbe” rinunciato al munus, affermando che don Ramon Guidetti è stato giustamente scomunicato QUI.

Scrive il direttore de La Bussola: “Non condividiamo certamente chi pensa di rispondere alla crisi che vive la Chiesa creandosene una nuova e pretendendo che sia quella vera, ma questa decisione rientra nella sfera della libertà di ognuno. Quello che invece è intollerabile è la menzogna di chi si costruisce il suo “piccolo gregge” ma dando l’idea di essere pienamente nella Chiesa cattolica. Aumentando così la confusione e ingannando tanti fedeli, ignari di seguire una Chiesa altra”.

Sacrosanta considerazione su Viganò che, con le sue cortine fumogene, senza chiarire pubblicamente se si è scismato o no, di fatto, continua potenzialmente a recepire fondi sia dagli scismatici williamsoniani che dagli scismatici antipapali una cum. Invece, è un palese travisamento quello di Cascioli su don Minutella che, invece ha sempre parlato chiarissimo. Infatti il sacerdote palermitano, ispiratore del Sodalizio sacerdotale mariano, non si è affatto creato una nuova chiesa, ma è rimasto in unione col vero papa Benedetto XVI e con la vera chiesa di Cristo attualmente usurpata.

Sarebbe come se Cascioli affermasse che San Bernardo di Chiaravalle, rimanendo con il vero papa Innocenzo II e combattendo l’antipapa Anacleto II, si fosse fatto una chiesa sua pretendendo che fosse quella vera. E Cascioli sa che per abdicare si deve rinunciare al munus, sa che Benedetto non l’ha fatto e sa che se il papa non è abdicatario quello che viene eletto dopo è un antipapa. In termini di fede, La Bussola si sta esponendo a uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo, quello di “impugnazione della verità”, come spiega il teologo padre Cavalcoli, nella fattispecie di “ignoranza affettata” QUI.

Intanto, mentre l'intellighenzia presuntamente cattolica rema per l'antipapa, c’è tutto un popolo davvero cattolico che si sta attivando. A Bologna, in queste ore sta passando per la città - anche davanti all’arcivescovado -  un camion vela finanziato promosso dall’associazione “Arbitrium– pronto soccorso giuridico per la tutela dei diritti inviolabili”  con scritto “Bergoglio non è il papa”.

 

 

A Sulmona sono usciti manifesti regolarmente autorizzati dal Comune con scritto “Bergoglio non è il papa”.

 

Questo signore, nel teramano, ha addirittura esposto un inequivocabile striscione sul suo balcone, dando piena realizzazione a quella frase del Vangelo: «Dunque, non abbiate paura degli uomini. Tutto ciò che è nascosto sarà messo in luce, tutto ciò che è segreto sarà conosciuto. Quello che io vi dico nel buio, voi ripetetelo alla luce del giorno; quello che ascoltate sottovoce, gridatelo dai tetti”. Mt 10, 26-33.

 

 

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