Don Franco Brogi e i manifesti a Sulmona: Bergoglio non è il papa
“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. La storica frase di “Ecce Bombo” si attaglia perfettamente alla fallimentare strategia comunicativa mainstream-bergogliana.
Il silenzio giornalistico tombale, rotto da improvvisi, nevrotici conati, come quello su don Ramon Guidetti, (finito persino sul Guardian e il Washington Post) confessa più di mille articoli la plateale illegittimità di Bergoglio come papa, come vedete da questo schema:
E' il GRANDE TABU’, il Segreto di Pulcinella di cui tutti sanno, soprattutto in Vaticano, ma di cui nessuno osa – ancora - parlare apertamente.
Mentre a Roma la tensione aumenta giorno dopo giorno, mascherata da operazioni di visibilissimo maquillage pacificatorio, come l’udienza concessa al card. Burke e quella – tutta sorrisi – concessa a Mons. Gaenswein, “il re è nudo” gridano ormai cento bambini puntando il piccolo indice grassottello. Gli “adulti”, per adesso, continuano a far finta di niente, fischiettano e distolgono lo sguardo imbarazzati.
Vi basti pensare che “Codice Ratzinger” – 20.000 copie vendute, 5 traduzioni, 2 premi giornalistici, 90 conferenze in un anno – è stato inserito da Corriere della Sera e Sole 24h fra i dieci libri più letti in Italia, ma nessuna di queste testate si azzarda a scriverne, né pro, né contro. Eppure l'argomento non è proprio "di nicchia", riguardando 1 mld e 285 mln di fedeli.
La disperata difesa del blocco massonico-globalista-bergogliano è arroccata unicamente sulla inefficace strategia del muro di gomma e della censura, in questo attivamente coadiuvata dai “viganiani”, quei tradizionalisti che affermano di essere contrari a Francesco ma di fatto, censurando e ostracizzando l’autostrada canonica della sede impedita, come fa Mons. Viganò, rivestono il ruolo, più o meno volontario, di pretoriani dell’antipapa.
Poco male: il silenzio eloquente è la pubblicità migliore per denunciare una questione di gravità millenaria che mette a serio rischio in primis il nostro Paese.
Sempre più sacerdoti trovano il coraggio di gridare la verità.
L’ultimo caso è quello di don Franco Brogi, docente di liturgia, che in un video pubblicato per primo dal canale di Don Enrico Maria Roncaglia, QUI così afferma in un video dedicato alla liceità della comunione presso le chiese ortodosse: “Un numero crescente di sacerdoti e di fedeli è consapevole del fatto che la Chiesa cattolica è attualmente priva del Vicario di Cristo, che al timone della grande nave non c’è il successore dell’Apostolo Pietro. Gran parte di essi scelgono coscientemente di non partecipare alle assemblee eucaristiche che celebrano in unione con colui che da un decennio occupa la sede apostolica pur senza averne ricevuto il mandato dal Signore. E’ del tutto lecito sostenere che essi non compiono un atto di scisma né un gesto di sfida in quanto il corpo mistico di Cristo, nella sua compagine visibile, non ha a capo alcun Sommo Pontefice. Compiono piuttosto un atto di prudenza poiché intendono fuggire il pericolo di assumere ogni corresponsabilità nell’approvare anche solo implicitamente gli abusi liturgici gli orientamenti pastorali stravaganti le norme morali deviate, gli errori dottrinali, una serie di proposte apertamente contrarie al Vangelo”.
Forse don Brogi sarà – invalidamente - scomunicato, ma, come già avvenuto per tutti i sacerdoti coraggiosi che hanno fatto il loro DOVERE, l’assistenza economica dei fedeli non mancherà affatto. Se perderanno una parrocchia, guadagneranno una nuova “parrocchia” di centinaia di migliaia di veri fedeli cattolici in tutta Italia.
Don Brogi prosegue nel suo video spiegando perché per i cattolici, i sacramenti presi presso le chiese ortodosse, per quanto validi, non sono leciti, tranne che in rari casi di emergenza, come previsto dal canone 844 e paragrafi seguenti. QUI.
Si può ricordare anche l’articolo 39 dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia (2003) QUI : “Ogni valida celebrazione dell'Eucaristia esprime questa universale comunione con Pietro e con l'intera Chiesa, oppure oggettivamente la richiama, come nel caso delle Chiese cristiane separate da Roma”.
La domanda dunque è la seguente: per chi non riconosce come vero papa Francesco, quella bergogliana è automaticamente una chiesa scismatica. Ora, chi ha detto che tale chiesa scismatica sia apparentabile a quelle chiese orientali ortodosse per le quali i sacramenti sono validi (sebbene non leciti)?
Chi può sostenere che la chiesa antipapale bergogliana sia cristiana e che richiami oggettivamente l’unione con Pietro, se al successore di Pietro ha fatto le scarpe? Un tema divisivo, certamente, ma col quale bisognerà fare i conti, anche perché lo stesso Ratzinger nel ’77 scriveva: “Senza la comunione col papa, non c’è la comunione con Cristo”. Eppure, per molti fedeli rinunciare alle proprie abitudini domenicali, industriandosi per trovare messe che non nominino l’antipapa, è ancora troppo faticoso. E’ comunque un caso che riguarda la coscienza di ognuno.
Ma se don Brogi ha scelto il web per denunciare la situazione gravissima di usurpazione del papato, il signor Fabrizio, abruzzese, negli stessi giorni ha voluto tappezzare Sulmona con manifesti che parlano ugualmente chiaro e che citano anche gli articoli per i quali Bergoglio non è papa. L’iniziativa è slegata sia da don Brogi che da don Minutella, i quali peraltro non hanno rapporti fra loro.
I poster sono comparsi ieri per le strade della cittadina abruzzese, regolarmente autorizzati dal Comune e riportano a caratteri di scatola: “BERGOGLIO NON E’ IL PAPA. Ai sensi degli art.. 76 e 77 della costituzione Universi Dominici Gregis. Il conclave del 2013 era invalido perché il papa non era abdicatario, quindi la sede di Pietro è stata USURPATA”.
Alcuni si sono scandalizzati, senza osare contestare nel merito la questione. Come ha fatto il giornale online “Il Germe” che per primo ha divulgato il caso citando la vetusta argomentazione del vescovo canonista Sciacca. Questi, già diversi anni fa affermò che siccome il ministerium (fare il papa) non è separabile dal munus (essere papa), allora Benedetto XVI rinunciando al ministerium ha per forza rinunciato anche al munus. Pia illusione.
Peccato, infatti, che ci sia solo un caso in cui il papa rinuncia al ministerium e trattiene il munus: quello della SEDE IMPEDITA. Come ripetiamo da anni, fino alla noia, è stato lo stesso conclave abusivo del 2013 a porre Ratzinger in sede impedita e a realizzare, per causa di forza maggiore, quella altrimenti impossibile rinuncia al solo ministerium.
Per fare un esempio, fa parte dell’essere padre educare e allevare i figli, ma se il padre è in galera, resta sempre padre nell’essere, ma non può “fare” il padre.
QUI la spiegazione completa.
Mentre l’intellghenzia presuntamente catto-conservatrice resta a guardare, o addirittura rema contro proteggendo l’antipapa continuando a mettere in luce le sue eresie rifuggendo dall’unica questione seria, l’illegittimità, i canali laici di controinformazione sono più attivi che mai, come testimonia la partecipazione massiccia (700 persone) alla convention di ieri organizzata da Cento Giorni da Leoni, alla quale ha preso parte anche lo scrivente.
Mentre la situazione canonica e morale dei prelati che sono stati avvertiti ufficialmente tramite Segreteria di Stato, e che non hanno reagito, si aggrava sempre più, la verità avanza inarrestabile.
Al momento giusto, sarà bene farsi trovare dalla parte giusta della Storia.