Mons. Viganò si svela alla conferenza americana su Bergoglio
Nel ristretto mondo dei catto-tradizionalisti c’era una certa attesa per la conferenza online organizzata per il 9 dicembre, e appena pubblicata, dall’americano dr. Edmund Mazza in merito al fatto se Bergoglio sia o no il papa.
Una sorta di “Festival del Gatekeeping” che si è svolto ESATTAMENTE COME AVEVAMO PREVISTO nella lettera pubblica inviata a Padre Paul Kramer, primo relatore della lista, pubblicata in inglese e italiano sul blog americano Pophead QUI . Avevamo annunciato che non sarebbe stato dato il minimo spazio al tema fondamentale e risolutivo della sede impedita e infatti, confermano alcuni nostri lettori, che le loro domande proposte agli organizzatori sulla sede impedita sono state chirurgicamente cassate. Nemmeno Padre Kramer, che ne è convinto sostenitore, ha potuto trattarne.
Ha avuto molto spazio, invece, la surreale teoria dell’”errore sostanziale” la quale sostiene che papa Benedetto, dopo appena 60 anni di carriera ecclesiastica, non avesse capito bene quale fosse il ruolo del papa e che – ahilui - si fosse sbagliato, in quanto “modernista” rinunciando al ministerium (fare il papa) invece che al munus (essere papa). Un po’ ardito ritenere che Ratzinger non sapesse che doveva rinunciare al munus, per abdicare, avendo egli stesso introdotto quella norma nel diritto canonico del 1983, (can. 332.2), avendo già insistito in modo ossessivo sulla differenza fra munus e ministerium nella Pastor bonus (1988), avendo ribadito la necessità di rispettare il can. 332.2 nella Universi Dominici Gregis (1996), confermandola col motu proprio Normas Nonnullas nel 2013.
Non stupisce che la più tetragona sostenitrice di questa teoria sia l’allevatrice di bestiame e blogger Ann Barnhardt, autodefinitasi “laica illetterata”, già insultatrice seriale dello scrivente, la quale, a testa bassa, ha anche accusato papa Benedetto di fuggire davanti a situazioni critiche. Nulla di più falso, nonostante l’apparente mitezza dell’uomo Ratzinger.
Ma il meglio lo ha dato Mons. Carlo Maria Viganò, il quale, pur avendo constatato, nel video, l’irregolarità dell’abdicazione di papa Benedetto, (sulla base però dell’errorsostanzialista Radaelli) non ha mai voluto nemmeno prendere in considerazione la ricostruzione del congegno canonico di Ratzinger sull’ovvia sede impedita che troverete raccolta in tre brevi documentari QUI , non lo ha smentito e anzi lo ha combattuto fin dall’inizio sponsorizzando pubblicazioni della FSSPX che hanno tentato di attaccare “Codice Ratzinger”, giunto alla 77esima presentazione, da settembre 2022, che avrà luogo oggi a Trento.
Fino a due giorni fa, l’arcivescovo di Ulpiana aveva fatto una sorta di giro delle sette chiese proponendo, a rotazione, linee completamente inefficaci per la rimozione di Bergoglio, smontate puntualmente da altri tradizionalisti. Per le eresie di Bergoglio, non c’è nulla da fare: non esiste una giurisprudenza per deporre il papa eretico, come affermato dal vescovo Schneider, da don Curzio Nitoglia e dal prof. Massimo Viglione. Quanto alle presunte irregolarità NEL conclave (ritenuto legittimo) del 2013, queste possono essere sanate dalla Accettazione Pacifica Universale dei cardinali (come sostengono Schneider, Siscoe, Salza). La proposta sul vizio di consenso di Bergoglio (come subito avevamo sottolineato) è totalmente impraticabile, come spiega lo storico Roberto de Mattei, in quanto occorrono prove. Tutte false piste, trattate nel più chirurgico evitamento dell’innominabile SEDE-IMPEDITA.
E quindi, il 9 dicembre, finalmente Mons. Viganò è potuto arrivare a ciò a cui puntava da molto tempo: fare spallucce e dire, mi dispiace, ci abbiamo provato, ma Bergoglio ve lo dovete tenere, insieme ai successivi antipapi che seguiranno con il prossimo conclave comprendente i suoi non-cardinali. Ecco le sue contraddittorie affermazioni: “La Chiesa è oltraggiata a causa del permanere sul soglio di un usurpatore […] (Bergoglio) agisce in realtà come il biblico cinghiale nella vigna del Signore, quello che non possiamo fare, perché non ne abbiamo l’autorità è di dichiarare ufficialmente che Bergoglio non è papa. La terribile impasse nella quale ci troviamo RENDE IMPOSSIBILE QUALSIASI UMANA SOLUZIONE. Il nostro compito non deve essere quello di cimentarsi in astratte speculazioni di canonisti”.
Come ha ribadito a caldo lo storico della Chiesa prof. Luca Brunoni QUI quanto afferma Viganò è clamorosamente smentito dalla Universi Dominici Gregis, il cui art. 3 impone ai cardinali il dovere di tutelare i diritti della Sede Apostolica, e di non lasciarli cadere, direttamente o indirettamente, “nemmeno per evitare dissidi”. Quindi i cardinali hanno il dovere e il potere di intervenire in caso di sede impedita. E’ stato previsto dal vero papa, esattamente in questo modo.
Il combinato disposto fra gli articoli 76 e 77, infatti, afferma espressamente che le condizioni precedenti l’elezione del papa devono essere rispettate integralmente e fra queste – guarda caso - c’è la vacanza della sede per rinuncia del pontefice a norma del can. 332.2, che non è mai avvenuta, in quanto Benedetto XVI, per detto canone, doveva rinunciare al munus e non l’ha fatto. Se queste condizioni non sono state rispettate, l’elezione è nulla invalida, l’eletto non ha alcun diritto senza che occorra una dichiarazione in proposito. Per dettagli, il documentario Redde Rationem QUI
Quindi, per rimuovere Bergoglio basta che un cardinale autentico di nomina pre 2013 dica semplicemente la verità, “vere papa mortuus est”. E’ la conclusione ovvia, coerente sotto il piano canonico, teologico ed escatologico del sistema antiusurpazione di Ratzinger-Wojtyla.
Mons. Viganò evita dunque questa autostrada canonica come la peste, perché? Eppure è stato informato, dato che gli abbiamo inviato, questa estate, l’intera inchiesta anche tramite Segreteria di Stato, dove tutto resta protocollato.
Voci di corridoio – non verificate - dicono che egli si sia incontrato recentemente con Bergoglio e che attualmente viva vicino Roma dove sta ordinando sacerdoti e istruendo seminaristi.
Del tutto provato, che inizialmente Viganò avesse lanciato una raccolta fondi con l’obiettivo dichiarato di ridonare un convento alle monache di Pienza, in procinto di essere cacciate dalla chiesa bergogliana. Le suore sostengono però di essere state abbandonate da Viganò (per il quale, invece, loro stesse avrebbero preso una decisione unilaterale) e il sito tradizionalista Ecclesiadei.it, inutilmente e da tempo pone domande all’arcivescovo su che fine fanno questi fondi raccolti col pretesto di salvare le monache. QUI
Nel frattempo, giornalisti e youtuber legati a Mons. Viganò procedono a un continuo tentativo di screditamento dello scrivente con toni di sufficienza, o esplicite offese, che il più delle volte si ritorcono contro loro stessi QUI. Basta dare un’occhiata ai commenti sui social di Francesco Toscano, dove diverse persone, sdegnate, hanno cancellato iscrizioni e donazioni.
Mons. Viganò si sta rivelando, quindi, un nemico per i cattolici ancora più insidioso di Bergoglio: canalizza il dissenso ma lo rende inerte e inefficace, combattendo attivamente gli unici che illustrano la exit strategy pianificata dal Vicario di Cristo.
Paradossale come il Segretario di Stato di Bergoglio, Parolin, ci abbia cortesemente risposto all’invio dell’inchiesta QUI mentre l’apparente nemico dell’antipapa Francesco, Viganò, tenti di farvi terra bruciata intorno.
Il suo obiettivo dichiarato è quello di “parcellizzare” i tradizionalisti rinchiudendoli in delle isolette-ghetto dove possano continuare a celebrare messe in latino ricche di pizzi e merletti, ma prive di comunione con il papa.
Possiamo inoltre ricordare come Viganò abbia pubblicamente approvato un post Twitter in cui si sostiene che Ratzinger era eretico tanto quanto Rahner e sullo stesso social ha sentenziato: “Siamo governati da apostati, e questo dura dai tempi del Concilio”. Quindi anche Benedetto XVI era un apostata, deduciamo.
Nel frattempo continua a chiedere fondi e si rifiuta di fornire chiarimenti sulla destinazione di quei denari.
Un disegno fin troppo evidente e prevedibile per una parabola che si sta chiudendo malamente.