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“Restrizione mentale larga”: la chiave teologico-morale del Codice Ratzinger

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Potrebbe sembrare un’immagine per descrivere forme di generica chiusura intellettuale, ma con “restrizione mentale larga” si intende un preciso concetto di teologia morale QUI che si rivela come la fondamentale chiave di comprensione di tutto il “Codice Ratzinger”, cioè di quel sistema comunicativo con cui papa Benedetto è riuscito a farci capire la sua sede impedita e a dire sempre la verità, lasciando che i suoi nemici capissero ciò che volevano per scismarsi da soli. QUI   i dettagli dell’intera inchiesta

Una lettrice ci ha inviato uno scambio avuto da un fedele con gli Amici Domenicani pubblicato QUI .

Domanda: “Dire una bugia è sempre illecito, o a volte lo si può fare a fin di bene?” Nel caso, ad esempio, in cui dei monaci nascondessero nel loro convento un fuggiasco ingiustamente perseguitato, di fronte all’interrogatorio dei persecutori, i religiosi dovrebbero, o non dovrebbero mentire?

La risposta del domenicano Padre Angelo Bellon è chiarificatrice: “Il male non va mai fatto, neanche a fin di bene. E la bugia, in se stessa, è sempre, un male. Pertanto non va mai detta. Tuttavia, a volte, quelle che sembrano bugie, in realtà non lo sono o perché non c’è il dovere di rispondere su cose di cui l’interlocutore non ha diritto di conoscere la verità, oppure perché di fatto si fa una “restrizione mentale” con la quale s’intende il restringere dentro la propria mente il significato delle parole che si stanno dicendo. I moralisti distinguono tra restrizione mentale stretta (quando assolutamente non è possibile, da ciò che si dice, conoscere la verità) e restrizione mentale larga (quando è possibile conoscere la verità che rimane solo velata). La restrizione mentale stretta non è lecita ed è stata condannata dal S. Ufficio (DS 2126-2128). È lecita invece la RESTRIZIONE MENTALE LARGA. Non essendoci altro modo per esprimersi, si permette che l’interlocutore intenda la frase in un significato più ampio, mentre IN REALTÀ CHI PARLA LA INTENDE IN SENSO PIÙ RISTRETTO”.

Per esempio, se i monaci rispondessero ai persecutori: “Noi non nascondiamo l’uomo che state cercando” sarebbe una restrizione mentale stretta, cioè che non offre margini di ambiguità. Una bugia completa e finita, e questo sarebbe illecito.

Viceversa, una risposta con restrizione mentale larga potrebbe essere: “Noi non nascondiamo delinquenti”, intendendo con questo che il fuggiasco non è un delinquente, ma un innocente ingiustamente perseguitato.

Un concetto teologico-morale profondo e interessantissimo per le sue implicazioni, tanto che, secondo alcuni teologi, lo stesso Gesù Cristo vi attingeva dicendo: “Nessuno, neanche il Figlio dell'uomo, conosce l'ora del giudizio” (Mc 13,22 ): in tale affermazione sarebbe sottinteso che il Figlio non ne ha una conoscenza che sia allo scopo di rivelarla agli altri.

La restrizione mentale larga offre la chiarificazione definitiva.

Innanzitutto ci spiega come e perché Benedetto XVI non ha mai comunicato in modo esplicito la propria sede impedita, ma sempre in un modo appena velato che offrisse costantemente ai propri nemici la possibilità di autoingannarsi, ma che allo stesso tempo celasse una verità diversa e logicamente espressa, sebbene in modo velato.

Facendo questo, ha fatto uso in modo completo, lecito e doveroso di tale possibilità concessa dalla teologia morale. Egli non poteva esprimersi in modo diretto sia perché era impedito, sia perché il suo scopo era proprio quello di lasciare un tempo alla chiesa gnostica nemica per manifestarsi, governando alcuni anni attraverso un antipapato, fino ad essere definitivamente espulsa.   Vedasi applicazione della Universi Dominici Gregis QUI 

Tutto ciò emerge con evidenza dal fatto che perfino un semplice giornalista come lo scrivente, privo di studi di teologia morale e quindi legittimamente ignaro, è arrivato a cogliere empiricamente la ratio e lo scopo della comunicazione del vero Papa. Il riconoscimento di tale sistema, codificato dalla teologia morale, è arrivato solo alla fine, dopo tre anni di inchiesta.

Il codice Ratzinger è, quindi, nient’altro che il linguaggio di Gesù: “duro” a comprendersi perfino per gli Apostoli, fatto per “chi ha orecchie per intendere”, che si avvale di anfibologie, fraintendimenti iniziali, silenzi eloquenti (dum tacet clamat) e generalmente, di restrizione mentale larga, mai stretta, tanto che non si è mai riuscito a trovare una frase di papa Benedetto che non contenesse una possibile seconda interpretazione contraria.

Alcuni esempi: “Ho validamente rinunciato al mio ministero”. Intendeva, come da Declaratio, il ministero-ministerium (e non il ministero-munus), rinuncia che lo portava in sede impedita, unica situazione in cui il papa perde il ministerium e trattiene il munus.

“Il papa è uno solo” (e non vi dico quale).

“Non sarò più pontefice sommo” invece che, come da titolo comunemente usato, “Sommo Pontefice”; nel senso: non sarò più il pontefice nel posto più importante, sarò un pontefice nascosto, impedito.

 “Ringrazio papa Francesco che ci mostra come la luce del Signore non è tramontata”: solo le tenebre possono, infatti, mostrare la luce.

Lo stesso fatto che Benedetto si rivolga a Francesco come “papa”, “Santo Padre”, “Santità” si spiega col fatto che tali appellativi spettano anche ad altri patriarchi di chiese scismatiche, come per esempio Papa Tewdros II, copto-ortodosso. E infatti Bergoglio è appunto il patriarca di una chiesa scismatica, “successore” di Benedetto sul trono petrino in quanto antipapa e usurpatore.

 

 

E così via. Nessuna fantasia, nessun “romanzo alla Dan Brown”, nessun “complottismo”, ma pura teologia morale e diritto canonico.

Così, oggi, mentre il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha accolto – ringraziando - l’inchiesta “Codice Ratzinger” dimostrandone di averne preso conoscenza (atto per nulla dovuto e quindi significativo come segnale politico QUI )  assumono pesantissimo rilievo le considerazioni denigratorie di alcuni noti TEOLOGI verso il sottoscritto e il suo lavoro, che consta di oltre 700 articoli, 400 podcast QUI e un volume di 340 pagine (“Codice Ratzinger” ed. Byoblu 2022) venduto in 19.000 copie, tradotto in cinque lingue e presentato in 74 conferenze, da settembre 2022, organizzate spontaneamente dai fedeli.

Ci riferiamo al teologo Padre Giovanni Cavalcoli che scrisse: “Credere che Benedetto si ritenga ancora segretamente Papa in funzione e ritenga invalida l’elezione di Francesco, esprimendosi, come dice Cionci, mediante un linguaggio cifrato, è un TEOREMA RIDICOLO, degno di chi legge troppi ROMANZI POLIZIESCHI o film di spionaggio, e fa una gravissima offesa anzitutto allo stesso Benedetto, che, ove venisse a conoscenza di una simile irriverente trama da ROMANZO DI FANTASCIENZA, se non ne è già venuto, respingerebbe certamente con sdegno tale artificiosa supposizione”.

Od anche al teologo Mons. Nicola Bux, già collaboratore di Ratzinger, che più recentemente si è così espresso: “Dice nulla che abbiano inventato un “Codice” che rievoca il CODICE DA VINCI? Forse speravano in un successo analogo […] E’ PURA FANTASIA. Tutti sanno quello che Benedetto ha dichiarato e indubitabilmente non si può pensare che non sia così (cioè che abbia abdicato n.d.r.)”.

A sua volta, il Padre Serafino Lanzetta, docente di Teologia dogmatica presso la Facoltà Teologica di Lugano parla di visioni “complottistiche e dietrologiche che cercano di leggere nelle dimissioni di Benedetto una volontà nascosta che apparentemente manifestava la volontà di dimettersi dal primato petrino, ma voleva piuttosto essere un modo per conservare quel primato”.

Ricordiamo volentieri anche don Silvio Barbaglia che è proprio docente, a Novara, nel Ciclo di specializzazione in Teologia Morale: “Qui si svela il passaggio dal Codice Ratzinger al Codice Cionci che nella FANTASIA è, in effetti, molto BIZZARRO ma inciampa regolarmente proprio sul logos e sul rigore del metodo d’indagine”.

Per tutti questi teologi la domanda inevitabile è: ignoravate la restrizione mentale larga, oppure avete tentato di nasconderla? In entrambi i casi la responsabilità è notevolissima.  

Per non parlare di canonisti come Federico Michielan il cui recente libro edito da Fede e Cultura “contribuisce a spazzare il terreno da FANTASIOSE TEORIE che appartengono più al mondo del COMPLOTTISMO che del diritto canonico”.

O dello storico della chiesa prof. Roberto de Mattei che così scrive: “La posizione grossolana come quella di Alessandro Minutella o FANTASIOSA come quella di Andrea Cionci…”.

Notevole anche l’ex vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli: “Per me Francesco è papa, e tutte le storie sull’irregolarità della sua elezione e sul fatto che Benedetto XVI non avrebbe mai veramente rinunciato sono solo FANTASIE, fondate su presunti codici senza fondamento”.

Vi evitiamo altre decine di apprezzamenti offensivi ricevuti da personaggi minori del presunto cattolicesimo conservatore, gli stessi che oggi difendono la legittimità dell’antipapa e hanno voltato le spalle al Vicario di Cristo.

A tutti costoro farebbe bene un bel ripasso della teologia morale.

Nel frattempo la “Petizione per il riconoscimento della sede impedita di Benedetto XVI e convocazione del conclave” QUI continua a raccogliere firme, (oggi 13.200) che saranno mandate in Segreteria di Stato a scaglioni, dopo la prima tranche di 11.500 già inviata l’8 novembre scorso e che, probabilmente, ha sortito la lettera “temporeggiatrice” del Segretario di Stato Parolin.

 

 

 

 

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