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Tradizionalisti che, di fatto, difendono Bergoglio. Un accordo per il conclave-inciucio?

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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“Tanto, chi se ne accorge?”: sembrava essere l’esclusivo motto di Bergoglio, come quando si fece riprendere “casualmente” – disse lui - dal suo fotografo personale (come invece scoprimmo) all’uscita del negozio di dischi. QUI 

Questa massima sembra però essere stata fatta propria anche da certi ambienti tradizionalisti i quali stanno evidentemente tessendo trame che - magari - gli stessi fautori ritengono di segreta astuzia diplomatica, ma che per il pubblico più avveduto sono riconoscibili da distanze nautiche.

In sostanza, pare si stia consolidando un asse tradizionalisti-Bergoglio mirato a mantenere lo status quo anche dopo l’uscita di scena dell’argentino e che sortirà l’effetto catastrofico ed esiziale per la Chiesa di far proseguire la linea successoria antipapale.

Come? Con un conclave-inciucio illegittimo, nel quale entreranno anche i falsi cardinali di nomina bergogliana, elezione che produrrà automaticamente un altro antipapa, privo del munus petrino e della relativa assistenza dello Spirito Santo. Risultato? Fine della Chiesa canonica visibile.

Si intravede un probabile accordo sottobanco, dunque, di cui ci sono giunte conferme in via ufficiosa, e che tuttavia risulta per tutti visibilissimo da un maldestro ed evidente gioco delle parti.

Mentre rimangono in “vigile attesa” della dipartita di Bergoglio, i prelati tradizionalisti si scandalizzano pubblicamente in articoli e interviste per le sue eresie, (eludendo meccanicamente la questione della sua illegittimità) e, al contempo, danno mostra di cercare strade per deporlo, perfino chiamandolo talvolta “usurpatore” (ma non si capisce su quale base, se per loro Ratzinger avrebbe validamente abdicato).  Tanti bravi fedeli ci cascano, affabulati da questi nuovi apparenti Sant’Atanasio i quali poi però, desolati, rispondono immancabilmente: “Ahimé, purtroppo nessuna di queste vie è praticabile”.

Non si sa com’è, MAI NESSUNA DELLE SOLUZIONI INDAGATE SI RIVELA FUNZIONALE A DEPORRE FRANCESCO.

E quindi, mentre questi prelati tentano di passare alla storia come quelli che, poveretti, “hanno fatto tutto il possibile”, voi vi dovrete tenere l’antipapa Francesco, poi l’antipapa Giovanni XXIV, e così via.

La prova di quanto affermiamo? Un’unica strada canonica davvero risolutoria, perfettamente praticabile, fatta apposta per rimuovere Bergoglio e purificare la Chiesa, C’E’, ed è il riconoscimento della sede impedita di Benedetto XVI con l’applicazione del combinato disposto degli artt. 76 e 77 della Universi Dominici Gregis. In questo schema, l’evidenza balza agli occhi: papa Benedetto non ha rinunciato al munus, non ha lasciato la sede regolarmente vacante, quindi l’elezione di Bergoglio è nulla e invalida. Fine della storia.

 

 

Ora, tale abbacinante soluzione canonica non solo non viene NEMMENO ESAMINATA da questi prelati, nonostante la decine di latinisti, giuristi, avvocati, magistrati, storici della Chiesa che l’approvano, ma è da loro invece attivamente oscurata, censurata e ostracizzata.

I protagonisti di tale manovra che - di fatto - protegge Bergoglio nel suo unico tallone d’Achille, sono principalmente l’arcivescovo Carlo Maria Viganò e il vescovo di Astana Athanasius Schneider. Anche il vescovo americano Joseph Strickland non vuole neanche sentir parlare di sede impedita e il cardinale (di nomina bergogliana) Gerhard Müller, pur informato della Magna Quaestio sia per via pubblica QUI  nel giugno 2022, sia tramite Segreteria di Stato, nell'agosto 2023,

 

continua a discettare sulle eresie “formali o materiali” di Bergoglio, ovviamente assolvendolo, e guardandosi bene dal toccare, financo di striscio, l’argomento della sua illegittimità. Eppure, lo stesso Müller nel suo recente libro “In buona fede”, (Solferino) scrive: “Le dimissioni di Benedetto XVI contengono pure una SFUMATURA SBAGLIATA visto che sono stati tenuti distinti i due aspetti della figura papale, il munus e il ministerium, mentre invece dovevano restare associati, uniti. Sono inscindibili”.

Le dimissioni di un papa contengono una “sfumatura sbagliata”, e la questione passa tranquillamente in cavalleria? Possibile che il reverendissimo non sappia come solo in sede impedita il papa perda il ministerium e trattenga il munus?

Attenzione: quando vedete prelati e vaticanisti concentrarsi sulle “eresie di Bergoglio”, quella è la spia di allarme del gatekeeping:, il dissenso controllato. Infatti, un papa eretico non si può deporre, (come conferma Schneider) è una falsa pista del tutto impraticabile.

Quindi, chi anima queste sterili diatribe, oscurando la sede impedita, vorrebbe ottenere un doppio risultato: salvare la faccia coi fedeli conservatori, traumatizzati dalle quotidiane inversioni di 180° della fede operate da Bergoglio e dal suo fido pseudoprefetto Fernandez, ma al contempo salvare lo status quo. Una canalizzazione della contestazione per inertizzarla e portarla sul binario morto. Strategie risapute a cinque stelle e, oggi, banali.

Infatti, se ci fosse buona fede, sincero interesse per la rimozione di Bergoglio, perché questi tradizionalisti che vedono il pontificato di Francesco come una “croce” (Schneider), o che definiscono l’argentino “malvagio, capo della deep church, inimicus ecclesiae (Viganò), non hanno mai dimostrato il minimo interesse per la risolutiva sede impedita, ma, anzi, solo ostilità e timore, cercando di nasconderla al pubblico?

Basti rilevare come Mons. Schneider, in una recente “Lettera ai neosedevacantisti” QUI risponda fuori tema, sulle eresie di Bergoglio e sulle irregolarità nel conclave 2013 (considerato legittimo), facendo spallucce: eh, purtroppo il papa eretico non si può deporre, e le irregolarità vengono sanate dalla Accettazione pacifica universale. L’espressione “sede impedita”, L’UNICO TEMA FONDATIVO per quelli che denunciano la sede vacante, NON COMPARE NEMMENO NEL SUO SCRITTO. Una rimozione consapevole e chirurgica del grande tabù. 

Così Mons. Viganò, da parte sua, tira fuori la fantasiosa e inedita soluzione del “vizio di consenso” per rimuovere Bergoglio, una specie di chimera canonica per la quale non esistono né una giurisprudenza applicabile al caso, né precedenti. Un esercizio intellettuale rimasto, infatti, allo stato di completa teoria. Non c’è una via canonica per deporre un papa eretico, figuriamoci per il vizio di consenso. Eppure questi presunti “nemici di Bergoglio” avrebbero la soluzione lì, a portata di mano per deporre il loro apparente avversario. Perché nemmeno la esaminano, né la smentiscono con qualche argomentazione?

Sono anche documentate strane forme di censura provenienti dai giornalisti loro affiliati.  Lo scrivente ricevette, l’anno scorso, ben TRE richieste di intervista da Lifesite news, un grosso network cattolico americano, mai concretizzatesi. Oggi Lifesite segue Viganò e Schneider, guarda caso. Tutti i catto-commentatori Usa, nella sfera di influenza viganiana, come Taylor Marshall o Michael Matt, per esempio, sono monoliticamente refrattari al solo nominare la questione, non rispondono nemmeno. Sappiamo da indiscrezioni attendibili che in un prossimo convegno americano sul tema Bergoglio, è stato formalmente VIETATO ai relatori di parlare di sede impedita. Anche una testata di controinformazione italiana, per la quale lo scrivente aveva già realizzato alcune visualizzatissime interviste, ha chiuso improvvisamente i contatti, senza dare spiegazioni, addirittura ritirando una puntata dopo poco più di un’ora. Da allora, ha dato spazio quasi solo a Mons. Viganò.

Dal canto suo, Aldo Maria Valli, strettamente legato a Mons. Viganò non ha nemmeno dato la clamorosa notizia che su 300 km di riviera romagnola fosse passato, in agosto, un aereoplano con lo striscione “Benedetto XVI era in sede impedita”.  Un fatto talmente eclatante che è stato ripreso perfino dal quotidiano dei vescovi tedesco, il Katholisch.de, QUI   ma che l’ex vaticanista del Tg1, ispirato da un concetto deontologico di "informazione" tutto personale, non ha osato citare nemmeno in un angolino del suo blog, nemmeno criticando l’iniziativa.

Il disegno che emerge da tali vane cortine fumogene è però tragicamente palese. In gioco ci sono molti interessi: se si scoprisse che Bergoglio non è mai stato papa, in tanti, in troppi perderebbero i loro incarichi, i loro emolumenti. I 143 cardinali bergogliani sono falsi, ma percepiscono 5000 euro VERI ogni mese. Altri non sono disposti a retrocedere al rango di vescovi dal cardinalato, per quanto farlocco, e non capiscono che se dicessero la verità sarebbero i prossimi candidati al (vero) papato.

Non fa comodo a nessuno parlare di sede impedita, né ai bergogliani, né ai tradizionalisti. Peraltro, questo farebbe riconoscere il gigantismo morale, intellettuale e spirituale di papa Benedetto XVI ed entrambi gli schieramenti odiavano Ratzinger: per i primi era un Panzerkardinal oscurantista, per i secondi un “modernista conciliare”.

Un cenno doveroso alla roccaforte tradizionalista di Mons. Lefebvre, la Fraternità Sacerdotale San Pio X, che oggi difende Bergoglio il quale le ha furbamente concesso il goloso appannaggio della messa antica (una cum papa Francisco, ovviamente), i matrimoni e le confessioni. Non a caso, don Daniele Di Sorco, della FSSPX, scrive libri tentando di smentire la sede impedita e, non a caso, viene sponsorizzato da Mons. Viganò, non a caso sul blog di Aldo Maria Valli. QUI 

Quindi, un possibile accordo del genere si potrebbe siglare nel conclave-inciucio. I tradizionalisti diranno ai falsi cardinali bergogliani: “Facciamo finta che non è successo niente, ora però votate per un soggetto di nostro gradimento, o di compromesso, come magari uno Zuppi, che ci lascerà vivere nella nostra elitaria enclave di messe in latino”. Anche se in una chiesa antipapale e scismatica e senza la comunione col vero papa. Del resto, sembra che non importi più a nessuno la comunione col principio visibile, tanto che perfino il prof. Massimo Viglione, fondatore dei "controrivoluzionari" Triarii, ripete sovente: "Vabè, ora lasciamo perdere se Bergoglio è il papa o non è il papa...". Come se fosse un fatterello accessorio. 

Ma la musica sta per cambiare. La prima tranche della PETIZIONE QUI , con 11.500 firme, per il riconoscimento della sede impedita di Benedetto XVI e la convocazione del conclave, promossa insieme agli avvocati Panetta e Bozzelli di Arbitrium, e il giudice antimafia Giorgianni, è stata consegnata il giorno 8 novembre alla Segreteria di Stato all’attenzione di tutti i 110 veri cardinali di nomina pre 2013. La petizione resta aperta e le ulteriori firme saranno inviate a scaglioni.

Nel caso anche solo uno di questi prelati si ricordasse per quale motivo veste di rosso e dichiarasse “vere papa mortuus est”, tutti gli altri cardinali o dovranno associarsi subito, o andranno incontro a pesantissime conseguenze canoniche, rischiando di perdere tutto.

E in quel caso, anche i tradizionalisti saranno travolti dalla fiumana purificatoria approntata da papa Benedetto XVI, passando alla storia sotto una luce perfino peggiore di quella degli usurpatori puniti.

 

 

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