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Il genio di Ratzinger: l'orologio romano di Castel Gandolfo e l'hora vigesima

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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L’aspetto più geniale e sconvolgente di tutto il congegno antiusurpazione di papa Benedetto XVI, ricostruito su questa pagina negli ultimi tre anni e che troverete riassunto QUI, consiste nell’utilizzo del quadrante romano dell’orologio di Castel Gandolfo, in un giorno astronomicamente speciale.

Vi siete chiesti come mai, papa Benedetto, il 28 febbraio 2013, prende l’elicottero e vola nella residenza estiva dei papi? A febbraio? Il motivo c’è, ed è molto importante e non è certo quello che ci è stato ammannito, circa i lavori in corso presso il monastero Mater Ecclesiae.

Nella sua Declaratio, egli annunciava che avrebbe rinunciato al ministerium, il potere di “fare il papa”, IN MODO CHE il 28 febbraio, per l’“hora vigesima”, la Sede romana (La Cattedra di San Giovanni in Laterano) sarebbe stata VUOTA.

Ora, questa rinuncia al solo ministerium, trattenendo il munus, (l’”essere papa”), che avrebbe reso la Cattedra da dove il Papa esercita il suo governo VUOTA e non VACANTE, è possibile solo in un caso: quello della sede totalmente impedita (can. 412, 335).

Abbiamo già visto come “hora vigesima” abbia una duplice interpretazione: possono essere considerate o le ore 20.00 del 28 febbraio, oppure, secondo il quadrante romano dell’orologio di Castel Gandolfo, le 13.00 del 1° marzo. Questa seconda interpretazione oraria è quella che sblocca la Declaratio e la trasforma da incomprensibile, assurda e invalida abdicazione, in una coerentissima “profezia di sede impedita”. (Una sorta di "qualcuno di voi mi tradirà").  Infatti, Benedetto sapeva che il bollettino pontificio esce sempre fra le 12.00 e le 13.00: anche in quel venerdì 1° marzo 2013 (capodanno massonico, fra l’altro) sarebbe uscito il bollettino per il nuovo conclave che avrebbe eletto Bergoglio. Ma tale conclave era abusivo, perché convocato a papa non morto e non abdicatario. E’  stata quindi la stessa convocazione del conclave abusivo che ha posto Benedetto XVI in sede impedita e reso antipapa Bergoglio fin dalla sua elezione. Di seguito riassunto l’”anello canonico” in un semplice schema:

 

Ecco perché la questione dell’orologio romano è assolutamente fondamentale per comprendere il meccanismo della Declaratio e soprattutto, per consentire a papa Benedetto di dire sempre una verità che avrebbe colto solo chi avesse avuto “orecchie per intendere”.

Cerchiamo di capire meglio, grazie al contributo fondamentale di alcuni gnomonisti e del docente di Storia della Chiesa prof. Luca Brunoni.

L’orologio di Castel Gandolfo è, da sempre, funzionante. Ha un quadrante a sei ore perché fu costruito per segnare l’ora romana, o italica: un sistema orario che rimase in vigore nei territori pontifici dal XV secolo fino al 1846 e che aveva una particolarità: faceva iniziare il computo delle 24 ore giornaliere dal tramonto, e non dalla mezzanotte. Quindi, era un orario che cambiava nel corso dell’anno, in base alle condizioni di luce.

Tuttavia, quando lo Stato Pontificio (con Pio IX) ha abbandonato definitivamente il sistema italico, adottando pienamente il sistema orario internazionale con inizio del computo orario alla mezzanotte, (il cosiddetto orario “napoleonico”), l’orologio di Castel Gandolfo, pur mantenendo il quadrante a sei ore, è stato regolato sul nostro orario napoleonico “fisso” e non più sul variabile tramonto, come avveniva per il sistema romano.

Ebbene, come si fa a leggere un quadrante romano, il cui orologio è però regolato sul nostro orario?

Facilissimo., ve lo mostreremo di seguito con uno schema semplificato.

Come noto, nel quadrante napoleonico, la lancetta fa due giri completi e quindi le ore segnate possibili sono due: una ante meridiem e una post meridiem.

Ad esempio, se la lancetta è sul 5, o sono le 5.00 di mattina o le 17.00 di pomeriggio. Basta aggiungere + 12 ore per trovare l’ora post meridiem.

Il quadrante romano a sei ore, invece, deve fare quattro giri di lancetta, quindi, le ore segnate possibili sono QUATTRO: due ante meridiem e due post meridiem.

Ergo, basta aggiungere all’ora segnata dalla lancetta +6, +12, + 18 per trovare le altre.

 

Ad esempio, se la lancetta è sulle 5, possono essere o le 5.00 di mattina, o le 11.00, o le 17.00 o le 23.00.

Lo scrivente, in prima persona, si è recato a Castel Gandolfo per constatare tale realtà.

 A parte il fatto che il quadrante romano di Castel Gandolfo è regolato sul nostro orario, c’è una coincidenza ulteriore che rende perfettamente anfibologica quell’indicazione “hora vigesima” tra orario romano e napoleonico. Abbiamo detto che l’orario romano fa cominciare il computo delle ore giornaliere dal tramonto. Ebbene, in quel 28 febbraio 2013, il sole, a Castel Gandolfo, tramontava proprio alle 18.00. Come vedete, nel quadrante romano lo zenith di inizio del giorno coincide con le 6.00.

 

Ci sono quindi due soli giorni nell’anno in cui l’orario romano e l’orario napoleonico, per così dire, coincidono, segnano coerentemente le stesse ore, con la differenza che il quadrante romano offre quattro ore possibili, e non due.

Per questo motivo, papa Benedetto salutando i fedeli della diocesi di Albano dal palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, QUI alle 17.40 del 28 febbraio, disse: “Voi sapete che questo GIORNO MIO è diverso da quelli precedenti”. E poi, congedandosi: “Buonanotte!”. Per lui, infatti si era in prossimità della “mezzanotte”, ossia alle soglie di un nuovo computo orario di 24 ore dell’orologio di Castel Gandolfo (indicato anfibologicamente con il termine GIORNO MIO) che sarebbe iniziato di lì a poco alle 18.00.

Non è facile, ci rendiamo conto, ma gli schemi presentati offrono, con un colpo d’occhio, la precisione matematica del sistema.

Così papa Benedetto, ancora più genialmente, dichiaro: “Non sono più… Pontefice sommo…Fino alle otto di sera (ossia 20 ore dopo l’inizio del nuovo computo orario) lo sono ancora poi non più”. Utilizzò un’inversione antica e desueta del suo titolo “Sommo Pontefice”, perché in tale inversione è contenuta una semantica diversa. Dire “Ho incontrato un vecchio amico”, oppure “ho incontrato un amico vecchio” è cosa molto diversa. Così, dire “non sarò più pontefice sommo” vuol dire “Non sarò più il pontefice nel posto più alto e importante, (sarò un pontefice nascosto, perché impedito).

Del resto, “indurre in tentazione”, cioè mettere alla prova i cardinali della Mafia di San Gallo legati alla massoneria ecclesiastica, dicendo sempre la verità, non era cosa facile.

Adesso, tutto è stato scoperto e c’è un popolo che si sta attivando. La petizione ai cardinali pre 2013 per il riconoscimento della sede impedita e la convocazione del conclave QUI  ha già raggiunto, in una settimana, quasi 9000 firme. 

Al di là di tutte le considerazioni accessorie sul codice Ratzinger, l’hora romana etc., infatti, resta la granitica realtà della Universi Dominici Gregis (art. 76 e 77): se il papa non rinuncia al munus, come vuole il can. 332.2, l’elezione successiva è nulla e invalida.

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