Di Sorco, Valli e Viganò contro Ratzinger, ma pro Bergoglio e il futuro antipapa
Tratti assolutamente costanti, tipici e peculiari dei tentativi di contestazione dell’indagine triennale “Codice Ratzinger” sono i seguenti:
1. l’aria di sufficienza e il linguaggio sprezzante o apertamente denigratorio per l’inchiesta (“complottismo”, “farneticazioni”, “follie”, “dietrologismi” etc.)
2. Il dare superficialmente per scontata la realtà apparente senza studiare attentamente la logica del linguaggio. e del latino
3. La manipolazione strumentale e arzigogolata del diritto canonico.
4. La pressoché totale mancanza di analisi sulle affermazioni/gesti di papa Benedetto successivi alla Declaratio, corpus definito “Codice Ratzinger”.
5. L’arrampicamento sugli specchi per giustificare le pur poche plateali incoerenze prese in esame.
6. La denigrazione del Santo Padre Benedetto XVI, declassato a modernista, svagato, distratto, pasticcione etc. per giustificare tali apparenti incoerenze.
7. L’assoluto disinteresse per la verità oggettiva e l’interesse per il mantenimento dello status quo.
8. La mancanza di visione teologica ed escatologica di quanto fatto da papa Benedetto e la mancata presa in esame della perfetta coerenza del congegno canonico.
9. La sottile intenzione – nonostante l’odio per Bergoglio e il modernismo - di far procedere la Chiesa verso un conclave-inciucio che regalerà al mondo un altro antipapa.
10. La riproposizione di tesi sedevacantiste con il martellante refrain “Ratzinger modernista – è tutta colpa del Concilio”.
Non fa eccezione a questo decalogo il volume “Parole chiare sulla Chiesa” di don Daniele Di Sorco, edito da Radiospada con postfazione di Aldo Maria Valli, che è stato recentemente apprezzato da Mons. Viganò QUI. Per l’arcivescovo, tale volume casserebbe la questione della sede impedita. Siamo sicuri?
Accanto ad alcune ingenuità interpretative, l’analisi sembra essere puntuta, ma ha la pecca di non aver affrontato, se non di sfuggita e in modo superficiale, una monumentale inchiesta alla quale hanno partecipato professionisti di ogni genere, messa a punto in oltre 500 articoli e in un libro, "Codice Ratzinger" (Byoblu 2022) di 340 pagine venduto in 18.000 copie, tradotto in 4 lingue e presentato per 36 volte su iniziativa dei fedeli in altrettante città italiane. Tuttavia, come sempre succede per il cosiddetto “Effetto Ratzinger”, i nemici di papa Benedetto offrono inconsapevolmente nuove rivelazioni e nuovi spunti per mettere ancor meglio a fuoco la verità. Ad esempio, don Di Sorco demolisce facilmente la teoria (nemica di Ratzinger) dell’errore sostanziale sostenuta dal prof. Radaelli ed altri: se Benedetto non aveva ben chiaro quale fosse il ruolo del papa, (!) si può considerare valida la sua accettazione del papato nel 2005?
Sarebbe il caso di dire che i nemici del Papa “si divorano l’un l’altro”.
L’errore di fondo dell’analisi di don Di Sorco è che prescinde completamente dal considerare che la Declaratio possa essere qualcosa di RADICALMENTE DIVERSO (e perfettamente coerente) da quanto si è ritenuto fino ad oggi. Cioè, non una Renuntiatio dal valore canonico di abdicazione, ma una dichiarazione semplice che preannunciava un colpo di stato e una sede impedita la quale sarebbe stata subìta e accettata con mitezza sacrificale dal Vicario di Cristo.
Una “profezia auto avverante” che, grazie a un uso sapiente del latino e del diritto canonico ha fatto sì che i cardinali, inconsapevolmente convocando un conclave illegittimo, (a papa non abdicatario) ponessero papa Benedetto in sede impedita scismando coloro che volevano costringerlo a togliersi di mezzo. Tentare di eliminare un papa scomodo non è nulla di nuovo sotto il sole, ciò che è nuovo è il modo escatologico con cui papa Benedetto lo ha fatto essendo, come vedremo, “il primo papa dopo mille anni” ad aver rinunciato al ministerium pur nel pieno possesso dei suoi poteri. Una mossa geniale, da grandissimo artista come Colui di cui era il vicario. Per questo non viene compresa.
Per una sintesi efficace, vi suggeriamo la visione di questi due brevi documentari. “Dies Irae” QUI e “Intelligenti pauca” QUI.
Ma entriamo nel merito, scrive don Di Sorco: “Il peccato sarebbe grave se Benedetto XVI fosse stato cosciente di stare abdicando per finta”. Infatti, egli non ha abdicato per finta, ma ha annunciato in modo veritiero e precisissimo la sua prossima detronizzazione, di lì a due settimane. Siete voi che parlate di abdicazione, lui non lo ha mai fatto e se pensate che dire “ho rinunciato validamente al ministero (ministerium)” possa essere una parola univoca, sbagliate di grosso.
Prosegue Di Sorco: “L’abdicazione sarebbe valida anche se fatta per minacce o timore grave”. Giusto, ma, ripetiamo, NON era un’abdicazione. Come leggete, non si riesce a uscire dal paradigma imposto dal mainstream.
La trattazione prosegue sminunendo la rilevanza degli errori di latino: Ratzinger conosceva bene il latino come tutti gli ecclesiastici che parteciparono al Concilio, ma anche se ha incespicato nella lettura “gli errori pronunciati a voce o per iscritto non cambiano nulla”. Verissimo: l’annuncio di detronizzazione non è minimamente inficiato da queste imperfezioni sintattiche, ma tali errori servivano solo a tenere desta l’attenzione sull’atto, e infatti l'intenzione è perfettamente riuscita, dato che, nel 2020, siamo partiti proprio da quella inaudita stranezza dietro input di Fra Bugnolo.
Torna poi la vecchia fola della sinonimia munus-ministerium che abbiamo definitivamente smentito QUI Non si capisce perché se il can. 332.2 e la Universi Dominici Gregis (art. 53) parlano di rinuncia al munus petrino per l’abdicazione, se gli Acta apostolicae sedis del 1° marzo 2013 citano espressamente la pur mai avvenuta “abdicatione MUNUS Sancti Petri” la rinuncia al ministerium dovrebbe essere equivalente. In tutto il diritto canonico ministerium si usa sempre per dire solo “fare”, esercitare una carica, e Benedetto stesso specifica che il ministerium al quale dichiara di rinunciare è quello che gli è stato conferito “per manus cardinalium”, i quali possono conferire solo il potere di Fare il papa, dato che il munus (essere papa) è concesso da Dio. Peraltro, l’inversione fra Amt (munus) e Dienst (ministerium) nella versione tedesca indica in modo definitivo che tale sinonimia non esiste affatto.
Ma soprattutto, ciò che non considera l’autore, è che IN SEDE IMPEDITA IL PAPA RINUNCIA (per causa di forza maggiore) PROPRIO AL MINISTERIUM, cioè a “fare il papa” causa prigionia. Quindi, senza violentare il diritto canonico e il latino, la più ovvia e naturale realtà è quella dell’annuncio di una prossimo impedimento, di una perdita subìta del ministerium.
E sarà un caso che Benedetto sia rimasto NELLA SEDE, vestito di bianco e col nome pontificale, proprio COME UN PAPA IN SEDE IMPEDITA?
Dobbiamo poi ringraziare don Di Sorco in pieno “effetto Ratzinger” quando scrive: “Qualcuno sostiene che dichiarare di rinunciare a una carica sarebbe diverso dal rinunciarvi di fatto”. Un aspetto fino ad oggi poco frequentato, ma sostanziale. Per l’autore è la stessa cosa, ma se Benedetto avesse detto “rinuncio al ministerium” la dichiarazione non sarebbe stata più una previsione nel futuro, ma avrebbe avuto validità simultanea ed effettiva l’11 febbraio stesso e ciò sarebbe stato impossibile perché il papa non può rinunciare attivamente al solo ministerium. Invece, “dichiaro di rinunciare così che dal 28 febbraio…” si presta meravigliosamente al senso: “dichiaro che dall’hora vigesima del 28 febbraio rinuncerò a fare il papa perché sarò detronizzato”. IL DIFFERIMENTO È UN ASPETTO FONDAMENTALE DELLA DECLARATIO, sia perché, come vedremo di seguito, la rende nulla come abdicazione, sia perché fa in modo che proprio attraverso il travisamento della Declaratio i cardinali abbiano convocato il conclave abusivo, impedendo il Papa e dando piena realizzazione alla “profezia” di Ratzinger.
L’uso dell’orario romano (hora vigesima) rimanda in modo perfettamente lecito alle ore 13.00 del 1° marzo l’entrata in vigore della rinuncia al ministerium, la prima hora in cui Benedetto sarebbe stato impedito dato che mezzora prima era stato convocato il conclave illegittimo. QUI
Non a caso, da Castel Gandolfo, il Papa saluta tutti alle 17.40 con “buonanotte”: per l’hora romana erano le 23.40, ma per gli una cum si tratterà dell'ennesima coincidenza. Tutto ruota intorno al fatto che l’unico caso in cui il papa perde il ministerium è la sede impedita, cosa che conferisce un senso univoco e coerente a tutto il resto, spianando le forzate, sgangherate e mirabolanti interpretazioni abdicazioniste.
Peraltro, Di Sorco mistifica totalmente affermando che Ratzinger, in quella occasione avesse affermato che non sarebbe stato più “Sommo Pontefice”. Il video parla chiaro, QUI lui disse “non sarò più pontefice sommo”, una geniale sottigliezza che, attraverso una desueta inversione del titolo, produce un cambiamento semantico. Pensate alla differenza che passa tra “un vecchio amico” e “un amico vecchio”: Benedetto non sarebbe stato più il pontefice al sommo grado, più in vista, ma sarebbe stato un pontefice nascosto, impedito.
Inoltre, secondo l'autore, il differire di 17 giorni l’abdicazione non comporterebbe alcun problema, dimenticando che se quel ministerium fosse stato sinonimo di munus, sarebbe stato impossibile differire la rinuncia in quanto un’abdicazione è un ATTO GIURIDICAMENTE PURO che, per diritto divino ancor prima che canonico, deve essere simultaneo, in quanto a Dio non si può dare l’incarico a scadenza di riprendersi il munus dopo un tot di giorni.
E’ proprio quel differimento, di cui lo stesso Di Sorco nota la stranezza, che produce il colpo di stato e che dà compimento a quell’ita ut, “così che la sede resterà vuota, sgombra libera”. Guarda caso, la sede di San Pietro è la cattedra di San Giovanni in Laterano da cui il papa trae il suo ministerium, il potere di fare il papa. Tal cattedra, nella Declaratio, rimarrà vuota per un impedimento che è ancora di là da venire, quindi Ratzinger non denuncia un impedimento presente, ma futuro. Se è vero, come dice Di Sorco, che il papa in sede impedita non può comunicare il suo impedimento (cosa che giustifica del tutto i messaggi velati del “Codice Ratzinger” successivo) nessuno vieta a un papa di profetizzare la sua prossima detronizzazione e incarcerazione. Il differimento è coerente, quindi solo se si riferisce a una detronizzazione fattuale, a una perdita del ministerium, il potere pratico, che avverrà nel futuro. Tale privazione non comporta l’intervento di Dio, infatti e quindi può essere annunciata in modo differito.
Così come ingenuamente l’autore ritiene che i riferimenti all’elezione del nuovo Sommo Pontefice si riferiscano a quella immediata, che avrebbe posto Bergoglio abusivamente sul trono, senza che vi sia alcuna evidenza in proposito.
Il latino consente infatti di slegare il concetto dell’elezione del successore dal momento temporale della sua rinuncia, interrompendo la relazione logica. La traduzione che è stata pubblicata della frase: “…e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice” è sbagliata anche solo per il fatto che solo ad uno compete convocare il conclave, cioè al cardinale decano. Si aggiunga che “his” vuol dire “questi, costoro” e non “coloro”. Inoltre, il complemento d’agente ab his quibus competit (ab + ablativo) secondo l’uso latino non dovrebbe essere retto da convocandum esse (una perifrastica passiva che richiede il dativo d’agente), ma da ad eligedum.
Quindi la traduzione corretta è: “E DICHIARO che dovrà essere convocato il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice DA PARTE DI COSTORO AI QUALI COMPETE”.
Con questa frase papa Benedetto specificava esattamente che, in seguito alla sua sede impedita e dopo la sua morte, il prossimo (vero) Sommo Pontefice dovrà essere eletto da quegli stessi cardinali allora lì presenti, di nomina ratzingeriana e wojtyliana.
Così come l’obbedienza e reverenza al suo successore (illegittimo) è stata scrupolosamente osservata da Benedetto senza che questo comportasse la minima legittimità all’antipapa neoeletto. Forse che un papa impedito non può comportarsi da detenuto modello nelle mani dell’antipapa suo persecutore? E chi glielo vieta?
Peraltro lo stesso autore cita la canonista Geraldina Boni per la quale, così come anche recentemente il cardinale Mueller ha confermato, munus e ministerium sono inseparabili. Ma nessuno osa dire che questa separazione avviene DE FACTO E NON DE IURE proprio nella sede impedita, quanto il papa è prigioniero, conserva l’essere papa, ma perde la possibilità di FARE il papa.
CERCHIAMO DI FARE MENTE LOCALE, PER FAVORE, E DI APRIRE LA MENTE: Benedetto XVI ha annunciato e accettato in modo totale di essere detronizzato come Gesù accettò di farsi mettere in croce. Così come il fatto che il Messa si sia fatto punire come il peggiore dei peccatori non lo rende davvero un malfattore o un bestemmiatore, così il fatto che Benedetto abbia annunciato e poi accettato liberamente la sua detronizzazione non lo rende abdicatario. IL MISTERO CRISTIANO RUOTA INTORNO A UN SACRIFICIO DI SÉ CHE REDIME e stupisce che siano proprio degli ecclesiastici a non comprendere questa evidenza.
E qui ci si consentano alcune - purtroppo doverose - considerazioni generali di ordine storico e morale. Lo scrivente è un laico, non ha cariche ecclesiastiche da difendere e si sta esponendo a numerosi rischi. Ha prodotto l’inchiesta gratuitamente, mettendola a disposizione del pubblico su Libero e Byoblu. Viene continuamente offeso con i più vari epiteti e quando propone un pacifico scambio intellettuale si vede opporre un muro di sdegnoso silenzio. Guardate i 18 cordiali appelli ad altrettanti intellettuali cattolici caduti nel vuoto QUI . Come tutti coloro che denunciano l’illegittimità di Bergoglio ne ricava solo danno e rischio. Viceversa, coloro che difendono la validità dell’abdicazione di Benedetto hanno tutto da guadagnare: conservano le loro prebende da parte della chiesa antipapale, e raccolgono consensi anche in area tradizionalista. Questo è il piano su cui si muovono le posizioni ed è necessario inquadrarlo non per autoreferenzialismo, ma per capire gli obiettivi e le motivazioni che stanno alla base del dibattito.
In merito a tale volume, la puntigliosa acribia con cui il testo di don Di Sorco si concentra SOLO SULL’ASPETTO CANONICO nel cercare a tutti i costi di forzare la Declaratio come un’autentica abdicazione, un po’ dando del pasticcione modernista a papa Ratzinger, un po’ cercando di manipolare il diritto canonico, un po’ facendo passare per stolti i suoi avversari, ma soprattutto prescindendo in modo pressoché totale dai nove anni di clamorosi input inviati da papa Benedetto, comporta una gravissima responsabilità storica, morale e, in ottica di fede, spirituale. Il fatto che Ratzinger sostenesse nel 2016 di essere il primo papa ad essersi dimesso dopo mille anni, QUI o che abbia detto che la risposta è nel libro di Geremia e di Isaia QUI incentrati su un profeta impedito e su un prigioniero liberato, il fatto che nel rogito funebre non abbia minimamente accennato ad abdicazioni, rinunce e dimissioni, QUI oltre a cassare in modo definitivo ogni pretestuosa forzatura abdicazionista, convalida perfettamente il suo congegno canonico non solo dal punto di vista canonico, ma anche profetico, teologico, simbolico, cosmologico, strategico ed escatologico QUI . Eppure non vengono minimamente presi in esame.
Un libro scritto con approccio sinceramente critico alla questione e realmente interessato alla verità, peraltro scritto da persone che detestano Bergoglio e il modernismo, avrebbe dovuto avere ben altro approccio: dubbi sì, ma costruttivi, collaborativi, non certo lo sprezzante esercizio di inutile, settoriale e strumentale eruditismo canonico che emerge da questo volume. C’è un’enorme differenza tra il porre legittimi dubbi, domande e richieste di chiarimenti su una questione che, se fosse vera, sarebbe escatologicamente salvifica per la Chiesa e, al contrario, aggredire l’argomento inculcando col martello il dogma che Ratzinger-modernista-ha-per-forza-abdicatoh.
Nel volume, scritto da un sacerdote ed edito dalla sedevacantista Radiospada percepiamo un che di sulfureo che denigra la memoria e la figura dell’ultimo Vicario di Cristo. Di fatto, se si desse retta a quanto scritto, la figura di Benedetto XVI emergerebbe come quella di un cialtrone vanesio e ignorante che, oltre ad aver scritto un’abdicazione coi piedi, gettando nell'incertezza un miliardo di fedeli senza mai un pronunciamento chiarificatorio definitivo e univoco, senza smentire il sottoscritto quando lo ha gratificato di una lettera, QUI sarebbe rimasto vanitosamente attaccato ai simboli della sua dignità pontificia, incurante del panico che avrebbe causato. E si sarebbe anche divertito crudelmente a lanciare messaggi ambigui per “tenere alta la suspence”.
Il Ratzinger che emerge da queste pubblicazioni sedevacantiste è un uomo malvagio, pazzo, dispettoso, ignorante e crudele. Ciò non stupisce: uno dei direttori di Radiospada, Piergiorgio Seveso, definì pubblicamente Benedetto XVI come appartenente alla “baia del pattume”.
Nonostante queste calunnie vergognose mascherate da dotte dissertazioni canoniche, con l’attiva collaborazione di canonisti che, per ovvi motivi, mai si metterebbero contro il potere ecclesiastico financo usurpato, il popolo cattolico sa perfettamente chi era il cardinale Ratzinger, poi ultimo pontefice romano Benedetto XVI e lo ha dimostrato con una straordinaria affettuosa partecipazione al suo funerale. La Chiesa è per la prima volta nella storia inconsapevole del fatto che il papa sia morto. Il mondo è senza un Vicario di Cristo e questo lo si deve anche ai tradizional-sedemasochisti che tentano di confondere le carte per consentire a certe gerarchie loro affini di mettere in pratica giochetti di potere dalla dimensione puramente umana e pertanto destinati a fallire miseramente. Questo, in ottica di fede, è uno scontro fra Dio e il Diavolo, come sperano di spuntarla con equilibrismi centristi alla Clemente Mastella? QUI
Ancor peggio, questa e tutte le altre pubblicazioni di area sedevacantista tendono a disinnescare il piano voluto dal vero Papa per la purificazione della Chiesa (in ottica di fede chiaramente scritto a quattro mani con lo Spirito Santo), fanno in modo di proteggere un antipapa a detta di tanti clamorosamente eretico e apostata e facilitano l’elezione di un futuro antipapa stabilendo così la fine della Chiesa canonica visibile. Vedrete: dopo Bergoglio vi toccherà antipapa Zuppi e, paradossalmente, dovrete ringraziare questi presunti tradizionalisti, "difensori del vero Cattolicesimo".
Questo tipo di pubblicazioni, fanno in modo che la Chiesa di Roma resti in ostaggio dei noti poteri mondialisti e di ecclesiastici passati in blocco alla gnosi (o peggio) con conseguenze terribili di cui faranno le spese milioni di persone nel corpo e nell’anima.
Non vorremmo essere nei panni dei tradizional-sedevacantisti quando la Storia, o Dio per chi crede, li giudicherà.
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Vi aspettiamo a Trapani il 19 maggio, il 27 e 28 a Roma, il 3 giugno a Grottaferrata, l'11 a Como.