Monsignor Gaenswein e Bergoglio: bufale sante e altre no. Comunque, non ci crediamo
Perfino Fanpage, giornale online bergogliano doc se ne è accorto QUI : la sala stampa vaticana ne spara una via l’altra. (Ma questo almeno da dieci anni, fin da quando annunciò la mai avvenuta abdicazione di papa Benedetto XVI).
Sul presunto malanno di Bergoglio se ne sono dette di tutti i colori: “normali controlli periodici”, però con l’ambulanza e annullando tutte le udienze. Ma se era tutto previsto non ci si poteva organizzare in anticipo, con più comodo? Poi l’occlusione intestinale, poi l’infarto, poi l’infezione respiratoria-che-non-è-Covid e adesso, dopo aver fatto il giro delle patologie possibili, finalmente è già “fuori pericolo” e, dice il card. Re, “presiederà le celebrazioni pasquali”.
Quindi NON LE CELEBRERÀ, supponiamo. Come non ha celebrato i funerali del vero papa Benedetto XVI, ma ha solo partecipato con un’omelia copia-incolla dagli scritti di Ratzinger (senza citarlo).
Ci ricorda un lettore di “Codice Ratzinger”, su Twitter: “Via Crucis 2020 nessuno x Covid; Via Crucis 2021 nessuno x Covid; Via Crucis 2022 in silenzio x guerra, Via Crucis 2023 assente giustificato”.
Non sarà che questo malore casca proprio a fagiolo per disertare le celebrazioni cattoliche per definizione, cioè quelle pasquali? Non sarà che Bergoglio non le celebra volentieri perché non è cattolico, come abbiamo descritto QUI ? Ma siccome è vestito di bianco e si mette il grembiule da pizzaiolo, nessuno nel mainstream osa farsi qualche domanda.
Interessante ciò che nota La Nuova Bussola quotidiana QUI : “E’ stata data grande enfasi alla notizia, confermata dai diretti interessati, che le celebrazioni della Settimana Santa toccheranno al cardinale decano, Giovanni Battista Re e al sottodecano, Leonardo Sandri. Incarichi che però NON HANNO UN NESSO CON LA MALATTIA DEL PAPA perché, come confermato dallo stesso prefetto emerito del Dicastero per le Chiese orientali, erano stati previsti prima di mercoledì 29 marzo. È già successo che Francesco non si recasse all’altare a celebrare in occasione delle solennità e che si limitasse a presiedere la cerimonia, pronunciando l’omelia”.
Non sarà dunque che questa ennesima sceneggiata voleva mediaticamente giustificare al popolo bue quanto era stato già deciso da un pezzo, cioè che Bergoglio non avrebbe celebrato un bel niente? Bisognava trovare una scusa, ed ecco qua: la bronchite-infarto-occlusione intestinale-che-non-è-Covid.
Lo diciamo chiaro e tondo. Non crediamo A NIENTE di quello che dicono “papa Francesco” e la sua “sala stampa”. Primo perché Francesco non è il vero papa, come abbiamo ampiamente dimostrato in questi due brevi documentari, “Dies Irae” https://www.youtube.com/watch?v=oxaW6Yd5oDM
In secundis perché il suo disinteresse totale verso la possibilità di non avere il munus, e con esso l’assistenza dello Spirito Santo, (prospettiva che dovrebbe essere terrorizzante per un papa) offre una caratura della sua buona fede.
Terzo, perché Bergoglio non è nuovo a raccontare cose che si rivelano del tutto inesatte o clamorosamente non-credibili.
Ricordiamo l’episodio della finta diretta da Fabio Fazio, programmata per un sabato sera alle 20.30. Dagospia scoprì QUI che l’orologio di Bergoglio segnava le 17.30. Quindi era stata registrata chissà quanto tempo prima.
Umoristica la vicenda della foto scattata fuori dal negozio di dischi, che ripercorriamo volentieri. Vatican News disse che, CASUALMENTE, si trovava lì fuori dal negozio un giornalista che scattò a Francesco una foto che fece il giro del mondo. Naturalmente la popolazione mondiale, con il solito approccio critico, ci cascò con tutte le scarpe: “Che bravo papa Francesco, proprio come uno di noi, come un cittadino comune, com’è alla mano e bla bla bla” e giù col delirio da coma diabetico. Poi la stessa agenzia vaticana riportò inavvertitamente, sotto l’immagine, il nome del fotografo, Javier Martinez Brocal. Abbiamo scoperto in due secondi che egli è il fotografo, documentarista, vaticanista, biografo di "papa Francesco" il quale, secondo Vatican News e lo stesso Bergoglio, si trovava lì CASUALMENTE. Calcolammo QUI le probabilità per cui anche solo uno dei 200 vaticanisti accreditati alla sala stampa vaticana potesse trovarsi nel raggio di 50 metri dal negozio di dischi in quel momento esatto:
casuale allo 0.00000092%.
Vi prendono per cretini, e voi glielo permettete. Questa è la cruda verità.
Ma ci sono delle altre bufale che circolano, e di ben diversa natura. Sono quelle – sante, o comunque giustificabili - di Mons. Gaenswein, il quale, lo ricordiamo, è stato per nove anni IL FEDELE LATORE DEI DELICATISSIMI MESSAGGI LOGICI DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI. Nonostante stia circolando, con inaudito seguito, un presunto “testamento Omega” di Ratzinger, QUI sulla base di una "visione" avuta da una suora colombiana, che vorrebbe dipingerlo come un carceriere bergogliano o, addirittura, come l’avvelenatore del papa, lo ribadiamo nel modo più assoluto: Mons. Gaenswein è un sant’uomo, fedelissimo segretario del papa come Baruc lo fu per Geremia. Solo con totale volontà e dedizione avrebbe potuto trasmettere i delicatissimi messaggi in codice Ratzinger del papa. Fino a quelli clamorosi, riportati durante la presentazione alla Lumsa QUI
Ora però, dopo la morte di papa Benedetto, Mons. Gaenswein è rimasto solo e in difficoltà, pertanto ha cambiato metodo. Dato che il silenzio farebbe scivolare la questione nel dimenticatoio, e ancora non può permettersi di parlare apertamente, visto il collaborazionismo bergogliano degli una cum, resta solo la soluzione di spararle il più grosse possibile per far capire che NON PUÒ DIRE LA VERITÀ. Un esempio? Quando nel suo libro “Nient’altro che la verità”, già smentito/corretto da Gotti Tedeschi e Luciano Canfora, e messo in dubbio dal vaticanista Tosatti, sostiene che Ratzinger mantenne la veste bianca, non perché era impedito, ma perché era certo di morire di lì a poco. Ci rendiamo conto?
Ma giusto il 29 marzo, al Corriere, ha fatto due affermazioni che non stanno né in cielo né in terra:
“… dal 28 febbraio, quando ALLE ORE 20 IL PAPA FIRMÒ LA RINUNCIA E SALÌ SULL’ELICOTTERO che lo portò a Castel Gandolfo, perché il monastero Mater Ecclesiae non era ancora pronto a ospitarlo».
Primo, papa Benedetto non è salito sull’elicottero alle ore 20.00 ma alle 17.00. Verso le 17.30 si presenterà al balcone per salutare i fedeli. Controllate voi stessi QUI .
Ma soprattutto, papa Benedetto, non ha MAI FIRMATO ALCUNA RINUNCIA, tantomeno il 28 febbraio. E’ infatti questo un documento fantasma che si richiede spasmodicamente da dieci anni e nessuno è mai stato in grado di produrlo. Lo testimonia il libro di Carlo Maria Pace del 2017 “Il vero papa è ancora Benedetto XVI”. QUI
Semplicemente perché non esiste: Benedetto non poteva firmare una rinuncia al ministerium perché, come ha ricordato il card Mueller nel suo ultimo libro, “munus e ministerium sono inscindibili”, tranne che in sede impedita, quando il papa è prigioniero: mantiene il munus e perde il ministerium. Certo Benedetto non avrebbe potuto ratificare la sua prigionia, sarebbe come chiedere a un rapito la firma sul modulo di rapimento. Le dimissioni furono fattuali perché i cardinali, non avendo compreso la Declaratio di papa Benedetto, lo posero in sede impedita, cosa che lo fece restare il vero papa e che scismò Bergoglio fin dalla sua elezione, avvenuta in un conclave illegittimo.
La tecnica di Mons. Gaenswein, in gravissima difficoltà, rimasto solo dopo la morte del Katechon, è quella di mostrarsi “più realista del re”, sparandole sempre più incredibili, come del resto sta facendo anche Peter Seewald, il quale, ha da poco riferito che papa Benedetto si dimise “per l’insonnia”. Ovviamente, solo chi ha orecchie per intendere sa che è un riferimento a un tentativo di avvelenamento, probabilmente riferibile al Mordkomplott di cui scrisse Marco Lillo de Il Fatto quotidiano. Ricordiamo fra gli ultimi messaggi di papa Ratzinger: “Potete credere, o non credere, la risposta è nel Libro di Geremia” e in questo, ad vocem “sonno” esce: “Con veleno preparerò loro una bevanda, li inebrierò perché si stordiscano. Si addormenteranno in un sonno perenne e non si sveglieranno mai più”.
In ogni caso, ai fini della risoluzione canonica della sede impedita di papa Benedetto, le dichiarazioni del suo segretario contano, ovviamente, come il due di coppe. Non spetta certo a lui pronunciarsi, anche se sarà un testimone importante. L’unica voce in capitolo spetta al Collegio Cardinalizio, quello vero pre 2013, a norma dell’art. 3 della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis: “Stabilisco che il Collegio Cardinalizio non possa in alcun modo disporre circa i diritti della Sede Apostolica e della Chiesa Romana, ed ancor meno lasciar cadere, direttamente o indirettamente, alcunché di essi, sia pure al fine di comporre dissidi o di perseguire azioni perpetrate contro i medesimi diritti dopo la morte o la valida rinuncia del Pontefice. Sia cura di tutti i Cardinali tutelare questi diritti”. La Sede è stata usurpata, il papa impedito e spetta ai cardinali fare luce sulla questione.
Indagine canonica, accompagnamento alla porta di Bergoglio e poi, a razzo, un vero conclave pre 2013.
QUESTA È L’UNICA VIA TRACCIATA DAL VICARIO DI CRISTO.